di Nunzia Auletta
Tutti in bicicletta: la rivoluzione del bike sharing a Barcellona
Niente più attese alle fermate dell’autobus, o lunghe corse a piedi per raggiungere l’ufficio. Con le biciclette in condivisione la mobilità non è più un problema.
In una giornata qualunque, Jordi esce dalla metropolitana alle 8:15, si reca alla stazione di Bicing ad appena pochi metri e con la sua carta magnetica di abbonamento sblocca una bicicletta bianca e rossa, fissa la sua ventiquattrore nel cestino anteriore, pedala per una decina di minuti ed arriva ad un’altra stazione a pochi metri dell’ingresso del suo ufficio, lì lascia la bici ancorata, prende la sua valigetta ed entra. Anche oggi ha risparmiato almeno 20 minuti nel suo quotidiano spostamento da casa al lavoro. Jordi è uno dei 130 mila fortunati cittadini di Barcellona che hanno deciso nell’ultimo anno di abbonarsi al servizio comunale di bike sharing.
Barcellona non è la prima grande metropoli europee a cercare soluzioni di mobilità sostenibile, attraverso un modello di multimodalità del trasporto urbano, ma sicuramente rappresenta un caso di successo, per la rapida crescita degli abbonati al Bicing, il servizio di bike sharing inaugurato nel marzo del 2007, e agevolato dall’uso di una tessera elettronica personale, che permette un maggior controllo e fruibilità. Un simile concetto, il Velib, è stato lanciato anche a Parigi dal luglio del 2007 da Cyclocity, un’organizzazione privata che aveva già avuto un’esperienza positiva a Lione.
Il Bicing è un servizio comunale, disponibile praticamente 24 ore al giorno, congeniato in modo da accelerare gli spostamenti dei cittadini di Barcellona. Nel giro di un anno, sono state sviluppate oltre 320 stazioni (in prossimità di fermate metro ed autobus), mettendo 3 mila biciclette a disposizione di oltre 130 mila utenti. Con un abbonamento di 24 euro l’anno ogni utente ottiene una card personale che gli permette di prendere una bicicletta in una stazione e di usarla per un intervallo di 30 minuti, fino a consegnarla in un’altra stazione. E’ possibile prolungare l’uso fino a due ore, con un costo aggiuntivo di 30 centesimi ogni mezz’ora, ma superato questo limite il costo diventa di 3 euro l’ora. La tariffa progressiva serve a rafforzare il concetto della condivisione del mezzo, che non deve essere trattenuto da ogni singolo utente, ma lasciato appena possibile a disposizione di un’altro abbonato.
L’idea del bike sharing non è affatto nuova, già negli anni 70 y hippie di Amsterdam si erano dedicati a riparare e verniciare di bianco un certo numero di biciclette da lasciare per strada per l’uso comunitario, ma l’esperienza si dimostrò eccessivamente idealistica, e presto le biciclette furono oggetto di atti vandalici e furti. La rivisitazione tecnologica, con l’identificazione dell’utente con la card, e con un’apertura di credito sulla carta di credito personale, responsabilizza maggiormente il cittadino, addebitandogli fino a 150 euro di multe nel caso delle mancata restituzione della bicicletta entro 24 ore.
In Italia, ci sono già alcune esperienze di bike sharing, ma soprattutto in piccoli comuni. Le grandi città come Roma sembrano purtroppo distanti da questo modello di mobilità, ed aggiungerei civiltà, che sicuramente renderebbe migliori non solo i nostri spostamenti, ma lo nostra qualità di vita nell’insieme.
Bisogna anche ricordare che il successo del servizio va di pari passo con la capacità di pianificazione urbana, dal momento che il comune di Barcellona ha investito molto negli ultimi anni nello sviluppo e manutenzione di percosi ciclabili in città.