Il sogno è il filo conduttore della XVII edizione del Festival della Mente. Di sogni ci parlerà anche lo scrittore e giornalista Paolo Di Stefano nell’incontro I sogni in valigia al Festival della Mente sabato 5 settembre alle 11.30 al Canale Lunense. «Si partiva pieni di speranze e di sogni, anche se non era più il sogno americano di fine ‘800. L’emigrazione italiana del dopoguerra è stata un’emigrazione meno epica: più che il sogno poté il bisogno – racconta Di Stefano. Nel 1946 un accordo tra il governo di Roma e il governo di Bruxelles stabiliva che migliaia di giovani italiani sarebbero andati a lavorare nelle miniere belghe in cambio di carbone. Le condizioni “favolose” venivano elencate nei manifestini affissi sui portoni delle chiese e dei municipi che spronavano a partire in sicurezza. Le cose, molto spesso, andarono diversamente (ne è un esempio la catastrofe di Marcinelle dell’8 agosto 1956). Ma anche quando i sogni di benessere non si rovesciavano in tragedia, la fatica, il sacrificio e la nostalgia (il sogno del ritorno) facevano dimenticare le premesse, quelle che suggerivano di salire su un treno».
Paolo Di Stefano, nato ad Avola e cresciuto in Svizzera, ha studiato filologia romanza all’Università di Pavia. Giornalista al Corriere del Ticino, alla Repubblica e dal 1992 al Corriere della Sera, dove è stato responsabile delle pagine culturali e dove oggi è inviato speciale. Ha lavorato come editor in casa editrice Einaudi a Torino. Ha pubblicato una raccolta di poesie (Minuti contati, Scheiwiller, 1990), numerosi romanzi e inchieste, da Baci da non ripetere (Feltrinelli, 1994) a Giallo d’Avola (Sellerio, 2013), con i quali ha vinto molti premi letterari (Viareggio, Mondello, Campiello, Vittorini, Bagutta). Il suo ultimo romanzo, Noi, è uscito quest’anno per Bompiani.