on. Enrico Buemi (PS)
Non si possono leggere senza stupore le affermazioni del giudice per le indagini preliminari di Torino dott. Alessandro Prunas Tola, riportate sul quotidiano La Stampa, che motiva il rifiuto all’arresto di alcune decine di indagati per reati gravi dando la colpa alle leggi in vigore e all’indulto in particolare, “tanto poi escono subito”.
Si tratta di una posizione agiuridica che non dovrebbe far parte del vocabolario di un magistrato. E’ la legge in vigore la stella polare di chi deve fare e dare giustizia, non la sua opinione svincolata dalla legge.
Se il legislatore non avesse voluto i processi avrebbe approvato accanto all’indulto una legge di amnistia. Se il legislatore avesse voluto lasciare al solo GIP la valutazione se incarcerare o meno qualcuno senza vincoli particolari, non avrebbe previsto le tre fattispecie indispensabili ognuna delle quali è la condizione per l’emissione di misure cautelari: cioè il pericolo di fuga, o la reiterazione del reato, oppure l’inquinamento delle prove. Sono queste le motivazioni per concedere o meno le misure di limitazione della libertà degli imputati e non la presunzione “che tanto poi escono subito”.
Tali affermazioni non aiutano di certo né un sereno ed equilibrato rapporto con l’opinione pubblica, stressata da mille sollecitazioni non tutte peraltro rispondenti a situazioni reali e rendono più difficile il lavoro del legislatore divenuto ormai schizofrenico stretto com’è dalla necessità di mantenere coerenza con i fondamentali principi costituzionali e la necessità di rendere effettiva e tempestiva l’azione di contrasto e sanzionamento dei comportamenti criminali.
I magistrati, in uno stato di diritto, per loro fortuna, al contrario hanno la legge in vigore che indica loro la strada da seguire e a questa è bene che si attengano.(ADL)