Sono passati solo 4 giorni da quando il Segretario di Stato degli Stati Uniti ha annunciato l’imminente conferenza nella capitale della Polonia, Varsavia, è programmata per il 14 e il 15 febbraio dagli Stati Uniti e molti altri Paesi; ma, nonostante gli sforzi del regime iraniano per minimizzare questo evento, le sue piattaforme mediatiche espongono una vera paura.
Le reazioni precipitose del regime alla conferenza
Alcuni esempi sono:
– Il 13 gennaio, il Ministero degli Esteri del regime iraniano ha convocato l’incaricato d’affari polacco per presentare una protesta formale sulla prossima conferenza.
– Il festival del cinema polacco a Teheran è stato sospeso.
– Il viceministro degli Esteri iraniano, Araghchi, ha minacciato di distruggere il cimitero polacco (che è presente a Teheran dal 1942).
Queste reazioni estreme mostrano quanto il regime sia frustrato.
La conferenza in Polonia potrebbe essere l’inizio di una nuova unione globale
Secondo Pompeo, decine di Stati parteciperanno a questa conferenza, dall’Asia, dall’Africa, dall’Europa e dal Medio Oriente; e “la conferenza si concentrerà sulla stabilità del Medio Oriente e su questioni che ruotano attorno a pace, sicurezza e libertà, nonché sull’assicurare che l’Iran non sia una forza destabilizzante nella regione”.
Il regime ha sempre interferito con gli affari regionali, come evidente dalle sue attività terroristiche, dalla minaccia nucleare e da altro ancora; ecco perché gli Stati Uniti sono decisi ad affrontarlo.
Secondo le previsioni di esperti politici, molti Paesi saranno presenti in questa conferenza. Inoltre, gli Stati Uniti sanno che, tenendo la conferenza in Europa, i Paesi europei saranno costretti a scegliere una parte; è previsto che molti sosterranno gli Stati Uniti rispetto alla dittatura religiosa e terroristica dell’Iran. Questo è esattamente il motivo per cui il regime è molto spaventato ora.
Le conseguenze della conferenza in Polonia
Le risoluzioni finali della conferenza rimarranno da vedere; ma, anche se essa non avrà implicazioni pratiche, il suo semplice significato politico sarà di enorme importanza poiché:
– il fronte di pacificazione o condiscendenza sarà indebolito, con una probabile divisione tra Paesi europei nelle loro politiche nei confronti del regime iraniano;
– il regime diventerà più isolato che mai, specialmente nella regione del Medio Oriente;
– e infine le conseguenze di tale situazione rafforzeranno sia le sanzioni che il sostegno politico per la posizione degli Stati Uniti.
Il 12 gennaio, il rappresentante speciale di Washington per l’Iran (Brian Hook) ha annunciato ad Abu Dhabi che gli Stati Uniti non concederanno più deroghe ad altri Paesi per le sanzioni petrolifere all’Iran.
Chiaramente, gli Stati Uniti non dipendono da altri Paesi per le proprie sanzioni e i propri altri approcci contro l’Iran. Ciò di cui gli USA hanno veramente bisogno da parte di altri Paesi in questa fase è il sostegno politico.
La conferenza in Polonia e il futuro dell’Europa
Si può discutere sul fatto che, contrariamente al recente entusiasmo del governo di Rouhani sull’iniziativa europea di una ‘Società Veicolo” per il commercio con l’Iran, in questi giorni i funzionari del regime stanno continuamente esprimendo disperazione contro l’Europa affermando di non avere più speranza nei Paesi dell’UE! Cosa c’è di così inquietante circa la conferenza in Polonia da avere causato questo panico all’interno del regime?
Di fatto, la prossima conferenza deve essere vista alla luce delle attuali condizioni nazionali e internazionali e dei continui cambiamenti negli equilibri di potere contro il regime, che è anche significativamente indebolito a causa delle continue proteste e sommosse a livello nazionale.
Il ruolo del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI) negli equilibri di potere
La posizione globale dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK) e del CNRI è cresciuta continuamente di importanza dal momento che politici americani e anche alcuni europei evidenziano chiaramente il ruolo del popolo iraniano nelle loro posizioni ufficiali, in particolare con l’espulsione in corso dei diplomatici-terroristi del regime da molti Paesi europei.
Anche il regime stesso lo ammette nei suoi media, in un modo diverso; ad esempio il quotidiano statale “Arman” ha recentemente pubblicato un articolo (il 13 gennaio 2019) affermando:
“Secondo le nostre previsioni, pochissimi Paesi parteciperanno a questa conferenza e Trump non conseguirà ciò che aveva precedentemente programmato. Altri interventi (del CNRI) mancheranno anche di rilevanza politica o di sicurezza; e anche se essi (NCRI) parteciperanno alla conferenza questo avrà effetti negativi per gli Stati Uniti e gli europei”.
Ribadendo l’importanza di questa conferenza in un altro articolo, il quotidiano scrive: “se lo scopo dichiarato della conferenza è unire l’opposizione e destabilizzare il nostro governo, gli organizzatori potrebbero essere in difficoltà legali e potrebbero essere interrogati dalle istituzioni iraniane, incluso il Ministero degli Esteri, poiché violerebbero le carte costitutive delle Nazioni Unite”.
La posizione del CNRI
Il 12 gennaio la signora Maryam Rajavi, presidente-eletto della Resistenza iraniana (che ha chiesto un embargo sulle armi e sul petrolio contro la dittatura religiosa dei mullah dal 1981) per il periodo transitorio di trasferimento della sovranità al popolo dell’Iran, ha ribadito la necessità di intraprendere i seguenti passi:
1. Riconoscimento del diritto alla resistenza del popolo iraniano di rovesciare il fascismo religioso dei mullah e ottenere la libertà;
2. Designazione del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) e del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza (MOIS) nel suo complesso come entità terroristiche da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e dell’Unione Europea;
3. Espulsione degli agenti di intelligence dei mullah e dei mercenari della forza terroristica “Qods” dagli Stati Uniti e dall’Europa;
4. Deferimento del dossier sulle violazioni dei diritti umani in Iran al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dopo 65 atti di censura da parte delle Nazioni Unite;
5. Sostenere l’invio del dossier sul massacro di prigionieri politici del 1988 in Iran a tribunali internazionali;
6. Espulsione del regime illegittimo dei mullah dall’ONU e riconoscimento della rappresentanza della giusta Resistenza del popolo iraniano;
7. Decisiva espulsione del fascismo religioso al potere in Iran e delle sue forze dalla Siria, dall’Iraq, dallo Yemen, dal Libano e dall’Afghanistan;
8. Costringere il governo iracheno a pagare compensi per le proprietà, le attrezzature, le armi e i campi dell’OMPI/MEK e dell’Esercito Nazionale di Liberazione dell’Iran (NLA), che li aveva interamente pagati – cosa per la quale i documenti probatori sono disponibili.
Mahmoud Hakamian
@HakamianMahmoud
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