Vivace e prezioso dibattito tra emigrazione ed immigrazione nel corso della presentazione di Sabato 27 novembre 2021 del libro: “Fortune e Sfortune di una Famiglia di Emigranti Italiani dal Cilento alla Pennsylvania”di Bert Marinko ed Ezio Martuscelli

Vivace e prezioso dibattito tra emigrazione ed immigrazione nel corso della presentazione di Sabato 27 novembre 2021 del libro: “Fortune e Sfortune di una Famiglia di Emigranti Italiani dal Cilento alla Pennsylvania”di Bert Marinko ed Ezio Martuscelli

 

E’ risultato vivace e prezioso, il dibattito tra emigrazione ed immigrazione nel corso della presentazione tenutasi Sabato 27novembre 2021 del libro: “Fortune e Sfortune di una Famiglia di Emigranti Italiani dal Cilento alla Pennsylvania”di Bert Marinko ed Ezio Martuscelli.

L’evento ha inteso, appunto, allargare il valore della serata avvalendosi della partecipazione programmata (e degli interventi su richiesta o imprevisti), per evidenziare le problematiche e le soluzioni rispetto all’emigrazione che ha subito l’Italia (con i suoi strascichi di abbandono dei territori e di mancate soluzioni degli emigranti nei paesi d’origine), ed all’immigrazione massiva che sta subendo. Parlano sia i “numeri dell’immigrazione” (siamo passati dai circa 11.000 sbarchi l’anno della metà del 2019 a circa 45.000 persone sbarcate nel corso degli ultimi dodici mesi) che quelli che sono stati, sono (e probabilmente saranno) i numeri dell’emigrazione italiana.

La Giornalista Fiorella Franchini, trattando “La ricerca genealogica come testimonianza della memoria storica.” ha detto tra l’altro: “Il racconto dell’ingegnere italo-americano Bert Marinko e del professor Ezio Martuscelli prende il via da una puntuale ricerca genealogica che accerta e ricostruisce i legami di parentela che intercorrono tra i membri delle famiglie Gabriele e Fusco originarie del Cilento, le loro figlie, i figli adottivi. Come si evince dalla documentazione ampiamente prodotta, si fonda su conoscenze interdisciplinari che, coniugando in modo sistematico esperienze di carattere storico-sociale, archivistico, socio-linguistico, forniscono gli strumenti idonei per reperire, leggere, comprendere e contestualizzare il fenomeno dell’immigrazione degli italiani verso gli Stati Uniti tra Ottocento e Novecento. Partendo dal capostipite, gli autori hanno tracciato i legami di parentela, le affinità, le familiarità, i collegamenti con le altre famiglie con una metodologia rigorosa, suddivisa in tappe, seguita in modo sistematico.
In primo luogo, sono stati acquisiti i documenti che hanno fornito i nomi e le date di nascita, di morte, di battesimo, di matrimonio, tramite una ricerca negli archivi dello stato civile e in quelli parrocchiali, cui hanno aggiunto i registri navali, le cartelle sanitarie, i registri scolastici, certificati sanitari e di lavoro, articoli di giornale, poi si è proceduto alla loro elaborazione. Accanto a questi documenti materiali, che permettono di evidenziare dati importanti, c’è tutta una documentazione spesso immateriale fatta di ricordi, di memorie, testimoniata da fotografia, lettere, racconti orali che trasformano l’analisi scientifica in memoria.
“Il ricordo è un modo d’incontrarsi” ha scritto Kahlil Gibran e la scrittura è il luogo privilegiato. Un libro, quello di Marinko e Martusciello, in cui individui e generazioni s’incrociano e la memoria degli uomini, come un filo sottile e misterioso, finisce con il collegare avvenimenti personali e collettivi, lontani e dispersi, dentro la dimensione del tempo.”

L’Avv. Pasquale D’Aiuto, trattando:“Sventure di emigranti con interessi nel Belpaese”, essendo, particolarmente esperto nelle tematiche familiari, nella responsabilità civile e nei contratti, è intervenuto per tracciare un orizzonte in merito agli effetti giuridici legati ai fatti caratterizzanti l’emigrazione: il decorso del tempo, la distanza fisica dalla sede dei propri interessi, il (mancato) possesso dei beni, la rintracciabilità della persona, le procure, le domiciliazioni e le deleghe, il condominio e così via.

Prima di entrare nel tema giuridico ha voluto partecipare al confronto commentando, sotto l’aspetto squisitamente umano, il fenomeno dell’emigrazione italiana nel mondo. Dopo i doverosi complimenti per lo splendido lavoro di storiografia mostrato dagli Autori, ha ricordato come l’emigrazione in America fosse già presente nelle prime decadi dell’ottocento, quando persino Camillo Benso, conte di Cavour, una volta venne “minacciato” dal padre di essere ivi mandato se non avesse cambiato atteggiamento; ha evidenziato poi, assieme alla moderatrice Fasano, sulla base delle fotografie dagli Autori recate nel libro, l’assimilazione, nel giro di pochi decenni, degli emigrati italiani alle abitudini, alle mode ed ai canoni di coloro che già abitavano gli USA da molto tempo.

Successivamente, seppure con cenni e per direttrici – visto il carattere non prettamente legale dell’incontro – ha sottolineato quanto i temi della distanza, dell’assenza, del tempo, del possesso, dell’apparenza del diritto e del radicamento formale sul territorio italiano siano fondamentali per il nostro sistema giuridico. In particolare, con riferimento soprattutto all’emigrazione “temporanea” ma anche in merito a quella definitiva o lunga, ha ricordato che è sempre necessario evitare che, non mutando residenza, pur restando via per pochi mesi, si possano perdere di vista importanti comunicazioni quali atti di citazione o cartelle esattoriali; che il possesso dei beni mobili equivale ad una sorta di avamposto della proprietà, per cui è sempre opportuno conoscere e gestire la sorte delle cose cui si tiene perché un nuovo possessore sarà considerato, per presunzione, il proprietario; che la cura degli immobili, seppure in comproprietà, comporta responsabilità civili e penali, persino per il caso di semplice pericolo, anche nelle locazioni; che gli immobili sono soggetti all’usucapione, che può essere persino decennale al ricorrere di particolari condizioni; che è sempre molto difficile rientrare, in caso di occupazione abusiva, nel controllo dei propri beni, poiché non è possibile farsi giustizia da soli ed è necessario passare per un provvedimento dell’Autorità giudiziaria; che esistono casi in cui il silenzio è tipizzato dal Legislatore come legato ad un assenso tacito e che, in linea di massima, bisogna replicare alle altrui richieste o istanze, specie quelle dell’Erario, quand’anche considerate sbagliate; che esistono casi di termini insospettabilmente brevi, come quello relativo all’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario e che, quindi, la morte di un congiunto, benché lontano, merita attenzione poiché il possesso di un bene relitto si può esercitare anche pel tramite di altri e questo rileva; che i professionisti non devono dimenticare che hanno anche una PEC che costituisce c.d. domicilio elettronico e così via, giungendo alla conclusione che, più in generale, è assai opportuno nominare, per singoli affari oppure in generale, un Procuratore in loco, che possa curare gli interessi tralasciati a causa dell’assenza. Ragion per cui, l’Avv. D’Aiuto ha illustrato – alla fine del proprio intervento – di aver fondato, assieme all’Avv. Angelo Raffaele Battista, già Dirigente Superiore della Polizia di Stato, che ne è l’ideatore, il sito web https://www.emigratitalianimaisoli.it/, che si propone di costituire spazio di contatto e confronto su tematiche legate all’emigrazione e, più in generale, alla lontananza stabile da casa, ovviando – grazie alla tecnologia – alla distanza tra cliente lontano dal Belpaese e professionista di fiducia. Il principio cardine è che agli emigrati italiani serva un’assistenza legale chiara, immediata, diretta, umana, mossa dall’ideale di un supporto non soltanto materiale quand’anche morale, di sostegno, che possegga un fondamento di autentica cordialità; un legame professionale fondato su fiducia, chiarezza, accoglienza, competenza.

In tal senso si è voluto accentuare il fatto “che le persone vanno e (a volte), tornano ma gli interessi, quelli sì, restano.

La Prof.ssa Amanda Russo,parlando di “Multicultura e integrazione nella scuola italiana. Un incontro possibile.”ha detto tra l’altro: “Essendo una docente nel cuore di Napoli, ho esperienza di accoglienza di allievi immigrati e, naturalmente, ci troviamo di fronte ad una serie di problematiche, proprio in quanto non siamo attrezzati, per cui, nonostante siano state scritte pagine e pagine sull’inclusione stessa, ci sia un piano pubblicato dal MIUR proprio su quelle che sono le pratiche sull’inclusione, ci si ritrova con questo decennale problema dell’inclusione e del cercare di evitare che questi allievi immigrati si faccia una pratica di accoglienza che non sia, purtroppo, una vera e propria pratica d’inclusione. Proprio perché la scuola rappresenta il luogo primario di socializzazione, spesso ci si ritrova con ragazzini che sono iscritti a scuola e non conoscono bene la lingua e soprattutto noi al sud abbiamo delle difficoltà nelle scuole per quanto riguarda i mediatori culturali, che servirebbero per creare dei percorsi atti a fare in modo che questi ragazzi non si integrino soltanto, ma siano veramente accolti per fare sì che non accada, come ha detto pocanzi la prof.ssa Fasano, che da noi emigrino cervelli e si faccia immigrare manovalanza per la camorra. Bisognerebbe fare in modo di creare dei presupposti per evitare l’abbandono e la dispersione scolastica. sfortunatamente altrimenti ci si ritrova con questi ragazzini immigrati che non proseguono la scuola e questo fa in modo da facilitare quelle che sono, appunto, le fila della camorra. Lavorando in una scuola dei quartieri spagnoli ci siamo ritrovati spesso con bambini immigrati, abbiamo richiesto, come previsto proprio dal Comune, la figura del mediatore culturale, ma di fatto non abbiamo avuto risposta e questa non è mai stata attivata. Ci siamo dovuti attrezzare noi docenti, da soli e non sempre questa soluzione risulta fruttuosa.”

Oltre all’intervento dalla Pennsylvania del coautore Bert Marinko, è intervenuta, da Manhattan la biologa Claudia Racioppi, a proposito del fatto che, ci perdiamo le più belle menti, costrette a fuggire altrove o cambiare mestiere, perché l’Italia è la terra delle promesse non mantenute ai giovani. Claudia Racioppi adesso è in America, ma, da giovanissima faceva parte di un team di ricercatori della stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che riuscì a intercettare l’interruttore che decide della pigmentazione delle cellule, aprendo campi finora del tutto inesplorati sul fronte della cura di malattie genetiche molto diffuse come l’albinismo e diversi tipi di patologie degli occhi. Ad avere l’intuizione sull’interruttore molecolare dell’albinismo fu proprio lei, la ventottenne dottoranda, che ,oltre a sviluppare il progetto, mise a punto la tecnologia necessaria per realizzarlo. Fatto sta che la sua tesi divenne un articolo pubblicato niente di meno che sul numero di settembre di “Nature Communications”. ”

Bene, a ragion di ciò l’abbiamo invitata, benché partecipasse a sei ore in anticipo sulle nostre 17.00 e da lei, a Manhattan in America, il venerdì si fosse festeggiato il thanksgiving, ossia “il giorno del ringraziamento”. Questo è il bello della piattaforma virtuale, che ci consente di essere vicini, anche se lontani.

Ci ha spiegato che lavorare in una realtà come quella italiana rende tutto più difficile. In ogni caso l’emigrazione così come l’ha vissuta lei non ha nulla a che vedere con quella degli emigranti di un tempo e degli immigrati di oggi: “Io, da immigrante ed immigrata, sono giunta con una carta d’oro, giacché sono arrivata con un visto ed inoltre ho avuto la fortuna di ritrovare parte della mia famiglia, che cento anni fa è immigrata qui negli Stati Uniti, a New York. Ho conosciuto i cugini di mio padre, che adesso hanno ottanta anni, con cui avevamo perso completamente i contatti, quindi tutti noi italiano possiamo avere qualche membro della famiglia negli Stati Uniti e noi italiani adesso, ci arriviamo in aereo, con due valigie e trovando casa nell’Happier Westside, mentre i nostri emigranti del passato arrivavano con le valigie di cartone e si facevano quattro mesi a Ellis Island. Quindi è un’emigrazione completamente diversa. Noi siamo privilegiati. C’è anche da dire che noi portiamo un bagaglio culturale enorme. Perché l’Italia ha investito su di noi (parliamo dell’educazione culturale, sociale e scolastica. N.d.A.) ed io (ad esempio), ho deciso di fare la ricerca negli USA. un discorso completamente differente di quello che capita per gli immigrati italiani. “ Claudia Raciopppi, sempre a proposito degli immigrati italiani, si è chiesta quale tipo di relazione questi possano avere con i ragazzi italiani, ponendo l’accento che negli Stati Uniti si creino dei ghetti. Tante culture simili tra di loro creano aggregazione e si distaccano dalle altre. Parlando di Napoli ha voluto accentuare che la ritenga, come città e come popolo, più capace di accoglienza e che in quest’ambito si riesca a trovare sempre uno spunto per trarre un maggior numero di aggregazione tra i ragazzi.

Tirando le somme dell’incontro, che ha visto anche ulteriori interventi di grande interesse, si giunge alla conclusione che la presentazione del libro “Fortune e Sfortune di una Famiglia di Emigranti Italiani dal Cilento alla Pennsylvania”

di Bert Marinko e Ezio Martuscelli, abbia davvero offerto molti e coinvolgenti spunti di riflessione.

Bianca Fasano

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