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Emergenza sanitaria in Libano e risposta di Pro Terra Sancta

Aperto un nuovo dispensario medico a Tripoli
Nella crisi senza fine, una nuova speranza
Il Libano sta sprofondando sempre più in una crisi che non presenta alcuna via d’uscita. I medicinali scarseggiano in tutto il Paese. Pro Terra Sancta ha aperto a Tripoli, nel Libano Settentrionale, un nuovo dispensario per i bambini e, presto, anche per gli adulti.

 

Gentili colleghi,

giovedì scorso 18 novembre, Pro Terra Sancta ha aperto a Tripoli, nel Nord del Libano, un nuovo dispensario medico.

Abbiamo cominciato a prestare assistenza ai bambini, garantendo loro visite mediche e pieno accesso ai medicinali. Attualmente sono impiegati presso il centro un’infermiera, una farmacista e due pediatre, che offrono cure a 547 bambini. Fadi Bejani, nostro collaboratore in Libano, afferma che il numero di bambini assistiti dal centro è destinato a crescere in fretta, ed anzi, sta già crescendo.

Entro due mesi, il centro sarà in grado di offrire piena assistenza medica anche alla popolazione adulta. Saranno attivi presso il dispensario un cardiologo, un urologo ed un medico di base, e il centro sarà pronto così ad assistere le 1.500 persone che si stima si rivolgeranno ad esso. Anche per gli adulti, come sta già accadendo per i bambini, il centro offrirà visite mediche e pieno accesso ai medicinali per le terapie domestiche.

I pazienti assistiti dal dispensario pagheranno (in euro) 20 centesimi per una visita completa e un “medical box” [una scatola contenente un numero di medicinali sufficiente per proseguire per qualche settimana le terapie che possono essere effettuate a casa, n.d.r.], anziché 20 euro, secondo le stime dei costi di mercato effettuate dall’ufficio di Pro Terra Sancta a Beirut.

A questo link, sono disponibili foto dell’inaugurazione del centro, che mostrano anche alcuni dei locali del dispensario.

La situazione in Libano

Il Libano sta vivendo una crisi terribile che la Banca Mondiale ha definito “una delle peggiori negli ultimi due secoli”.

Sotto il profilo economico, il Paese ha visto la propria moneta, la Lira Libanese, perdere più del 90% del proprio valore, condannando la popolazione ad una situazione di perenne incertezza. Il crollo economico del Libano ha portato il Paese a non poter più fare ricorso alle importazioni energetiche su cui aveva sempre poggiato. Nascono di qui le carenze endemiche di carburante e la pressoché totale assenza di energia elettrica, garantita per due sole ore al giorno. Ospedali, scuole e servizi pubblici sono costretti a utilizzare generatori a gasolio, dotati di scarso potenziale energetico e spesso resi inutilizzabili dalla carenza di carburante.

Il 23 novembre, l’UNICEF ha calcolato che l’80% della popolazione libanese vive oggi sotto la soglia della povertà (meno di $1,5 al giorno). Il deprezzamento della lira e la conseguente inflazione, afferma il Fondo delle Nazioni Unite, determinano la mancanza per i cittadini di servizi essenziali: acqua, elettricità, carburante e medicinali. L’UNICEF ha condotto uno studio sulla condizione delle famiglie libanesi, e ha evidenziato che oggi il 53% di queste non riesce a garantire un numero di pasti giornalieri completo ai propri membri. Solo sei mesi fa, a fine aprile 2021, il dato era del 37%.

Il Libano sta poi vivendo una crisi istituzionale e politica senza precedenti. La terribile esplosione che il 4 agosto 2020 ha cancellato il porto di Beirut, devastando la capitale per un raggio di più di 20 km dal luogo della conflagrazione, ancora attende l’identificazione dei responsabili. Le indagini che hanno cercato di fare chiarezza sull’accaduto sono state impedite sistematicamente dai due partiti sciiti di maggioranza in Libano, Hezbollah e Amal, che hanno costretto alle dimissioni nel febbraio scorso l’ex giudice preposto all’inchiesta, Fadi Sawan. Il giudice attualmente incaricato delle indagini, Tareq Bitar, è al centro di continui tentativi di destituzione da parte delle stesse forze politiche.

Il 14 ottobre scorso, una manifestazione indetta da Hezbollah e da Amal contro Tareq Bitar è degenerata in un’aperta sparatoria per le vie di Beirut, che ha coinvolto le truppe cristiano-maronite delle Forze Libanesi (FL) guidate da Samir Geagea. Gli scontri hanno lasciato sul campo sette morti e più di trenta feriti, senza che, ancora una volta, sia stata fatta chiarezza sull’accaduto.

E la crisi istituzionale del Libano è approfondita dal continuo attrito con i Paesi del Golfo, innescato dalle dichiarazioni del Ministro dell’Informazione George Kordahi, che ha condannato l’Arabia Saudita per il suo coinvolgimento nella guerra in Yemen. Dopo settimane di scontri diplomatici, che sarebbero costati al Libano (secondo al-Jazeera) più di $200 milioni, si è registrata qualche apertura, apparentemente ancora insufficiente, come ha dichiarato Bassam Mawlawi, Ministro degli Interni libanese.

Si stima anche che più del 10% della popolazione libanese abbia abbandonato il Paese. Il 18 novembre, si è aperto in Libano uno scandalo migratorio legato all’arresto, da parte delle forze di sicurezza del Paese, di 82 migranti pronti a partire dalla località di Qalamoun.

Pro Terra Sancta segue da vicino gli sviluppi della situazione in Libano: a questo link la testimonianza di Fadi Bejani.

Per richiedere a Fadi un’intervista, si prega di contattarci attraverso i recapiti presenti in calce a questa mail.

Non esitate a contattarci per ogni necessità attraverso i medesimi contatti.

Con preghiera di diffusione,

Andrea Avveduto
Ufficio stampa pro Terra Sancta – 026572453
a.avveduto@proterrasancta.org

Giovanni Maria Caccialanza
Ufficio stampa pro Terra Sancta – 026572453
g.caccialanza@proterrasancta.org

 

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