Presentato a Massafra il volumetto “Quattә passә” del poeta dialettale Licio Pelillo
Nei giorni scorsi, nel Salone Parrochiale “Don Antonio” della Parrocchia “S. Francesco da Paola” di Massafra, è stato presentato il libro di incantevoli ed emozionanti poesie dialettali (riportate anche in lingua), dal titolo “Quattә passә”. Autore il poeta Licio Pelillo, sempre attivissimo nel mondo culturale (è stato anche apprezzato attore di una compagnia teatrale dialettale) che ha voluto dedicare il libretto di 68 pagine, copertina compresa, ai suoi nipoti. Un’opera di poesie in vernacolo massafrese, alla cui pubblicazione hanno contribuito (come specificato dallo stesso poeta nel suo intervento di ringraziamenti) Carlo Grassi; l’amico Alessio D’Alconso che ha scritto le poesie al computer; il fotografo per studio e passione Carmelo Greco che gli ha fatto dono di alcune fotografie originali (pubblicate nell’opera), tratte dal suo immenso archivio di immagini della memoria storica di tutta Massafra; l’amica prof.ssa Sofia Viggiano, straordinaria autrice dei bozzetti a tema presenti nella silloge; lo sponsor Stoma Group di Antonio Lenoci, sempre attento agli eventi culturali che si svolgono a Massafra.
E naturalmente al moderatore della serata, l’editore e giornalista Antonio Dellisanti, a quanti hanno declamato le poesie (alcune recitate dal poeta stesso che ha incantato tutti), lo scrittore Antonio Pagliari e l’attore Francesco Casulli con il brillante sottofondo musicale del giovane Alessandro Di Lorenzo.
Declamazioni che hanno emozionato tutti i presenti, come anche quanto messo ottimamente in evidenza dai due relatori.
Il prof. Giovanni Matichecchia (fra l’altro editore del noto bisettimanale gratuito “Sensificio” e dell’opera“Comporre l’identità culturale. Massafra e il suo territorio”) ha iniziato evidenziando come “Una poesia svela il bisogno dell’anima di essere ascoltata”. E i versi di Licio Pelillo che sgorgano in dialetto, si manifestano con il linguaggio dello spirito, sembrano scritti dal vento e cantati con dolcezza. Versi alla ricerca di quel senso vivo della vita, presente eppure dimenticato nella storia degli uomini. Nella storia di ogni uomo.
E si comprende bene leggendo tutte le poesie di cui pubblichiamo qui di seguito “Lu tәstamentә”. Dә notte stevә dè / Susә a na pankina, / sembә ‘o stessa, / nturtigghjietә indә a nu cartonә / sina a la matinә… / E accussì l’onә akkijetә / ka la risә stampetә susә ‘o faccijә / e nu bigliettә / sottә a la bretellә; / steva scrittә: / “curaggijә uagnù / ka la vitә jiè bellә”. (In lingua: Il testamento / Di notte stava lì / su una panchina / sempre la stessa, / attorcigliato in un cartone / sino al mattino… / E così l’han trovato / Col sorriso stampato sulla faccia / e un biglietto / sotto la bretella; / stava scritto: “coraggio ragazzi / che la vita è bella”).
Il prof. Matichecchia ha tanto parlato della realtà evidenziata nelle poesie dal poeta che ha scritto a lungo per sé e che solo l’insistenza di amici fraterni (come alla fine ha precisato) lo hanno incoraggiato a proporre i suoi pensieri al grande pubblico.
Nella sua relazione Giulio Mastrangelo (avvocato libero professionista, sempre impegnato nel mondo delle associazioni promuovendo e organizzando iniziative dirette alla tutela e alla valorizzazione dei beni naturali, archeologici artistici e storici del territorio e per il recupero di antiche tradizioni popolari (note le sue opere “La condizione giuridica della donna nelle leggi longobarde e negli usi matrimoniali in terra d’Otranto” e “Toponomastica del territorio di Massafra. (x.XVIII sec.”)ha subito messo in evidenza che il poeta con le sue poesie è riuscito ad accompagnarci passo dopo passo, in un itinerario della memoria per le strade strette e tortuose di Massafra, una città dalle antiche origini e dai tanti volti che ha visto, a partire dall’Alto Medioevo, la presenza di Afri, Longobardi, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi.
Quello del poeta è un viaggio nel passato remoto ma presente, indelebile nella memoria, che ci restituisce con freschezza momenti e luoghi della sua infanzia, una società contadina fatta di uomini con la coppola tra le orecchie e il mozzicone acceso che la sera della festa pensano già a domani, alla zappa e al traino che li attende per un’altra giornata di duro lavoro ”fore” ”da sole assende (dall’alba al tramonto); una società in cui la “vicinanza” era sacra in cui erano vivi e si praticavano i lavori del rispetto, dell’amicizia e della condivisione. E prima di concludere la sua relazione Giulio Mastrangelo ha evidenziato la poesia “Largo Pelillo” in cui l’autore scrive i versi con l’inchiostro della memoria, apre il suo cuore e legge come in un libro aperto il buono e il brutto tempo; descrive l’ambiente familiare raccolto intorno alla “frascera”(braciere), con “zijә Ninetta, / ca stè aspәttevә, / ma cundevә dә zijә Dunetә / ca lavevә u puorkә /po’ attakkevә zia Gigginә / ki fattә dә tant’annә / e tatannuorkә”….
(In lingua: zia Ninetta che stava aspettando, mi raccontava di zio Donato che lavava il maialino, poi attaccava zia Giggina con i fatti di tanti anni fa e degli antenati) con la mamma che se la rideva pensando ai figli lontani. Un quadro idilliaco (dice il relatore) che contrasta con la realtà dei nostri giorni).
A conclusione della serata il poeta Licio Pelillo ha anche salutato ed espresso la sua soddisfazione al parroco don Giuseppe Oliva ed ha comunicato a tutti di aver deciso di donare alla Caritas parrocchiale il ricavato delle copie vendute.
Nelle foto: 1) La copertina del volumetto in vernacolo Massafrese “Quattә passә”. 2) il poeta e attore Licio Pelillo. 3) Nel collage il moderatore della serata Antonio Dellisanti ed i relatori prof. Giovanni Matichecchia e avv. Giulio Mastrangelo.4) Un angolo del centro storico, opera della pittrice prof. Sofia Viggiano.
Nino Bellinvia