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La Prefazione di Liliana Biondi al volume “Mosaico di Voci” di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni)

MOSAICO DI VOCI – STORIE DI RINASCITA E DI SPERANZA

Imminente l’uscita del nuovo libro di Goffredo Palmerini: qui la Prefazione di Liliana Biondi

 

L’AQUILA – Ora in corso di stampa, è imminente l’uscita del volume “Mosaico di Voci – Storie di rinascita e di speranza”, il nuovo libro di Goffredo Palmerini, per i tipi delle Edizioni One Group. Come sempre preziosa la veste grafica, 376 pagine di storie di vita all’estero, racconti di viaggio, fatti significativi ed eventi culturali, testimonianze di personaggi che ovunque nel mondo rendono onore all’Italia: un libro denso di speranza, coraggio, fiducia nel futuro e nella rinascita del Paese, dopo i tempi drammatici della pandemia. Un volume coinvolgente, bello da leggere e da regalare per i suoi contenuti e per il prezioso apparato di splendide immagini in bianco e nero a corredo dei capitoli. Qui, con il consenso dell’editore, se ne anticipa la Prefazione di Liliana Biondi, saggista e critica letteraria, già docente di Letterature comparate presso l’Università dell’Aquila.

Prefazione

 

                                                           di Liliana Biondi       

La sensibilità è l’abito più elegante e prezioso

di cui l’intelligenza possa vestirsi.

Osho

 

Accolgo con gioia l’affettuoso invito di Goffredo Palmerini, amico carissimo sin dalla nostra giovinezza, a scrivere la prefazione al suo volume nascituro, il decimo, che riunisce suoi articoli, reportages, recensioni, relazioni, cronache e interviste stilate da maggio 2019 a tutto il 2020. Lo precedono altri nove volumi dello stesso genere (Oltre confine, Abruzzo Gran Riserva, L’Aquila nel Mondo, L’Altra Italia, L’Italia dei sogni, Le radici e le ali, L’Italia nel cuore, Gran Tour a volo d’Aquila, L’Italia ante Covid), il primo dei quali edito nel 2007: veri e propri annuari che assommati a quest’ultimo raccolgono oltre un quindicennio di intensa e ininterrotta attività, prima di osservatore, quindi, di ambasciatore abruzzese nel mondo da parte di Goffredo; attività iniziata nel 2006 come componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM) della Regione Abruzzo e proseguita con la sensibilità che gli è nota in tutti questi anni con continuità, puntualità, impegno, passione ed entusiasmo ininterrotti e crescenti, quale fosse una vera e propria missione personale intrapresa per vocazione.

 

A leggere questo suo bellissimo e intenso decimo volume, dove racconta ma come nei precedenti lascia anche raccontare, si direbbe che il tremendo “Covid 19”, che come è noto nel 2020 ha immobilizzato il mondo intero, abbia poco influito sui tanti eventi quasi tutti culturali che hanno toccato l’intero pianeta e trattati qui nel volume, che è corposo e sostanzioso non meno dei precedenti. Segno che anche restando nella sua amata Paganica, che, sempre, insieme all’Aquila è più volte protagonista, Goffredo ha mantenuto viva e ininterrotta la fiamma amicale e relazionale con l’Italia e col mondo. Non è facile esprimere cose nuove su Goffredo Palmerini e sui suoi scritti dopo che di volume in volume “presentazioni” e “prefazioni” (tutte stilate da diverse e illustri personalità della cultura, dell’arte e del giornalismo), nonché le numerose recensioni ai suoi libri (i cui testi accrescono di anno in anno le “appendici” dei successivi singoli volumi) ne hanno sottolineato ed esaltato gli innumerevoli pregi e qualità.

 

Era il 30 gennaio 2009 quando nel salone delle conferenze dell’allora banca aquilana della Carispaq presentai ad un folto pubblico il suo secondo nato, Abruzzo Gran Riserva (Colacchi, L’Aquila 2008). In quell’occasione sottolineai la vitalità dei suoi servizi giornalistici, godibili «per ricchezza di dati, di tecniche e di competenza», e continuai: «In tutti gli articoli Goffredo mostra di essere un ottimo osservatore, un attento uditore, uno scrupoloso documentarista; mostra di sapersi porre dalla parte del lettore intuendone talvolta quei piccoli vuoti di conoscenza che impedirebbero il gusto pieno della lettura del testo, e che egli colma per dare la notizia a tutto tondo, con toni colloquiali, gentili, corretti: un giornalismo, il suo, mai frettoloso, mai di parte, garbato ed edificante: un giornalismo inteso come ministero nel suo significato etimologico e istituzionale piuttosto che come professione».

 

Bene, a undici anni di distanza non solo le qualità si sono affinate, ma si sono moltiplicati ed elevati i campi d’azione e di osservazione. Sette anni dopo, il 21 marzo 2016 (intanto L’Aquila aveva subito il disastroso terremoto del 2009), presso l’Auditorium “Elio Sericchi” della Bper banca (che nel 2013 aveva incorporato la banca cittadina Carispaq), mi onoravo di presentare il sesto volume, Le radici e le ali (One Group, L’Aquila 2016). Riporto, ancora, alcune mie valutazioni che a cinque anni, da allora, trovo validissime anche per questo decimo nascituro: «Il libro è bellissimo e godibile sotto tutti i punti di vista: stilistico (narrativo oltre che descrittivo-relazionale), contenutistico (ha una miniera di notizie, le più disparate), iconografico (con […] immagini magistralmente inserite dal grafico della One Group Duilio Chilante, non a corredo ma parte integrante degli […] interventi che contiene). Goffredo, infatti, non utilizza il solo senso della vista nel rappresentare paesaggi, città, itinerari, persone, eventi; egli accompagna il lettore facendogli rivivere immagini e sensazioni con pacatezza, con partecipazione d’animo, con sentimento, con gradevole senso estetico, così che talvolta il respiro dello scrittore va oltre la veridicità del giornalista».

 

Ecco, come ripeto, un grande passo avanti si è comunque compiuto. Negli anni, le già buone competenze scrittorie e stilistiche di Goffredo si sono ulteriormente depurate man mano che si ampliassero orizzonti e argomenti da trattare. Nel voler ritrarre gli innumerevoli luoghi: quelli raggiunti o visti dall’aereo o dal pullman o dal taxi, o gli eventi a cui assiste (e questi ultimi sempre più rilevanti e autorevoli), la narrazione si personalizza, si fa dinamica, animata; il giornalista lascia il passo allo scrittore viaggiatore, narratore partecipe e testimone dell’emozione che il luogo e l’evento suscitano in lui, spettatore o testimone di un preciso momento, quello che vuole far vivere visivamente ed emotivamente al suo lettore. E siccome i quindici anni di così dinamica attività è bene ricordarli, mi piace riportare anche in questa prefazione al decimo volume le sempre attualissime parole che Errico Centofanti scrisse nella “prefazione” al quinto volume di Goffredo, L’Italia dei sogni (One Group, 2014), che feci mia anche nel 2016 il giorno della presentazione del volume prima citato:

 

«Adempie a una funzione di straordinario spessore il lavoro che Goffredo Palmerini svolge da anni mediante la diffusione di notizie attraverso il circuito mondiale di contatti da lui costruito con appassionata meticolosità. Non si tratta di un’attività da agenzia di stampa. Goffredo produce reportages dettagliati, precisi, accuratamente documentati, su avvenimenti e persone di entrambi i fronti: parla delle cose italiane che possono suscitare l’interesse di chi vive altrove e a noi racconta quel che mai verremmo a sapere di quell’altra Italia fatta di decine di milioni di uomini e donne che vivono all’estero e nelle cui arterie scorre sangue d’origine italiana. Quei reportages circolano in Italia e in dozzine d’altri Paesi attraverso la rete internet, entrano nelle case e nelle sedi di associazioni, vengono ripresi da testate on line e cartacee, dando luogo a un incrocio di informazioni e riflessioni con cui si accrescono ogni giorno la consapevolezza della realtà e l’attitudine a sviluppare fattori di progresso. […] Così, lentamente ma senza tregua, giorno dopo giorno, Goffredo va irrobustendo il ponte di cui v’è necessità per scavalcare quel burrone di reciproca indifferenza che decenni di disinformazione e cattiva informazione hanno scavato tra gli italiani d’Italia e gli italiani dell’Italia fuori d’Italia» (p. 9).

 

Goffredo ha utilizzato davvero tutti i mezzi più innovativi della comunicazione per irrobustire ponti ed eliminare burroni, se nel 2018, Franco Ricci, ricercatore e docente canadese di origini italiane, in un puntuale e scrupoloso articolo, La missione di Goffredo Palmerini è centrale e maestra, pubblicato nell’Appendice dell’ottavo volume Gran Tour a volo d’Aquila (One Group, L’Aquila 2018), così scrive:

 

«Goffredo rappresenta una pietra miliare per lo sviluppo di un nuovo tipo di rapporto che non comprende solo il giornalismo come reportage, ma con i suoi scritti egli installa un utilizzo dell’informatica che abbraccia e mette in rete imprenditori e operai, studenti e professori, commercialisti e casalinghe, figli piccoli e grandi, appaltatori e pensionati, in un nuovo mondo virtuale ricco di relazioni vissute forsanche più intensamente, perché accomunati attraverso l’immediatezza del messaggio e del sentimento. Vedere e sentire i nostri co-emigranti in tempo reale, via mail, Facebook, Skype, e iPad e sapere che stiamo tutti bene, che abbiamo saputo farci strada nonostante il fardello ereditato, vuol dire avere una nuova forza integrale che ci spinge a cercare nuovi contatti e possibili orizzonti da varcare. […] Tutto merito di Goffredo Palmerini, che queste storie e genti ce le racconta e lascia che si raccontino» (p. 318).

 

Le qualità di Goffredo, «vero missionario della cultura del dialogo», come lo ha definito nella “Presentazione” al libro ora citato Hafez Haidar, celebre scrittore e poeta di origine libanese, sono state apprezzate, ammirate, decantate di volta in volta da innumerevoli e autorevoli personalità con cui  egli è venuto a contatto direttamente o attraverso i suoi scritti, i quali, anche grazie alla detta capillare rete telematica mondiale di trasmissione da lui intessuta, si leggono in tutte le parti del globo, ovunque siano disseminati gli «ottanta milioni» di connazionali, oggi così bene integrati da essere presenti anche all’apice di società industriali, culturali, politiche, amministrative dei paesi ospitanti, come ci rende edotti Palmerini.

 

Alcune di queste amicizie, nate dai primi incontri istituzionali, sono diventate più che fraterne, come si evince anche dalla loro assidua presenza nei volumi. Ne nomino solo tre, fra le altre tante che spero non me ne vorranno; tre persone, che grazie a Goffredo ho avuto modo di conoscere ed amare anch’io, presenti anche nel decimo volume. Il più venerando, il dinamico drammaturgo aquilano Mario Fratti, un «giovane di 93 anni», conosciuto da Goffredo di persona negli Stati Uniti, dove Mario era emigrato nel 1963 con una laurea in tasca e tante belle idee troppo innovative per l’Italia di allora; negli USA, Mario Fratti si è pienamente realizzato potendo mettere in atto la propria vocazione. Oltre ai numerosi articoli, recensioni, interviste e reportages a lui riservati, Goffredo gli dedica, memore di una fortunatissima pièce teatrale dell’Amico, Nine, il “nono” suo volume L’Italia ante Covid (One Group, 2020). Altrettanto cara gli è la giornalista internazionale e ricercatrice Tiziana Grassi, di Taranto, insigne studiosa di emigrazione italiana e di migrazione, prefatrice dell’ottavo volume, e con la quale Goffredo condivide da sempre numerosi eventi culturali. Infine, ma solo per approfondirne il mio dire, l’imprenditore mecenate di Castelnuovo, Mario Daniele.

 

Solo una perfetta sintonia d’animo tra Mario e Goffredo poteva permettere al primo di aprirgli senza riserve il proprio cuore e i propri ricordi, al secondo di raccogliere gemme, sofferenze, battaglie e vittorie della sua vita per trasformarle in quella rigogliosa ed esemplare biografia che è Mario Daniele. Il sogno americano (One Group, L’Aquila 2021), presentata durante l’estate nella sua terra d’origine, in una cornice naturale di sacra amicalità, di cui mi onoro essere stata parte. Grazie a Goffredo, infatti, ho avuto la fortuna di conoscere Mario e la sua splendida famiglia già nel 2010 e costatarne di persona l’infinita generosità durante una memorabile missione nella sua città di residenza americana a Rochester, dove ero, presente anche Goffredo, con il gruppo artistico-culturale aquilano Deltensemble.

 

Ciò detto, mi avvio ad introdurre il nascituro n. 10 di Goffredo, «numero felice», «numero triangolare», numero perfetto e costituente la «tetrattide» secondo Pitagora, come perfetto è il numero tre che corrisponde alle tre gemme preziose a cui il libro è dedicato: la «piccola Ilaria, Francesco e Chiara», i suoi «splendidi nipoti». Anche per questo ringrazio Goffredo per l’invito rivoltomi a scrivere questa prefazione. Ricordo che il primo volume da me presentato (il suo secondo) era dedicato alla moglie e ai figli: ad Anna, Alessandro e Federico. Dopo varie altre dediche, questo decimo volume torna ad essere intimamente legato agli stretti affetti familiari. Non che i suoi occhi e il suo cuore si siano mai distratti da loro, perché nei diversi tomi, che aprendosi al mondo mai hanno allontanato gli occhi dalla sua natia Paganica, sempre, compreso in quest’ultimo, si trovano diretti riferimenti ai suoi figli, che la vita ed i meriti da loro ottenuti in questi anni lungo le diverse strade da ciascuno percorse, hanno portato ad una degna notorietà. La dedica ai tre meravigliosi nipotini è il sigillo posto sulla stirpe che procede sana, gioiosa, rassicurante, promettente nella grazia di Dio, come gemme di grano che in una precoce primavera lasciano intravedere una annata feconda. 

 

Un’armonica continuità lega questo decimo volume a quelli passati, non solo perché sono rimaste intatte sia la struttura compositiva del volume che quella organizzativa degli argomenti esposti, ma perché alcuni di essi si ricollegano ad altri presenti nei precedenti volumi, così che numerosi sono i fili rossi che tessono e di anno in anno ampliano vere e proprie trame tematiche: sono percorsi di vita, successioni di premi internazionali, meetings annuali, convegni, libri, festival, inaugurazioni, ricorrenze di rilevanza sociale e culturale che implicano sempre l’Italia – dove l’Abruzzo giganteggia – e gli Italiani nel mondo. Per cui non ci stupiscono, ma ci onorano, i pregevoli premi e riconoscimenti che giungono numerosi a Goffredo da ogni parte, fino all’invito ricevuto dal poeta e fotografo d’arte indiano Krishan Chand Sethi perché partecipasse ad un importante Forum di poesia pittorica che si sarebbe dovuto tenere a Daman in India se la pandemia non avesse bloccato il mondo.

 

Goffredo, per il quale la scrittura è un dono innato, ha doti pregevoli anche per la esemplarità delle sue storie, nelle quali narrazione, racconto, cronaca e descrizione si alimentano del calore, dell’entusiasmo, della piena partecipazione, direi della felicità stessa dell’autore che le rivive e le stila vigilando sull’oggetto della sua scrittura con il pensiero al lettore che quelle storie leggerà. La sua è una scrittura vivace e mossa, che più che fotografare fa respirare eventi ed atmosfere, da «testimone avido di positività», come ha scritto la pianista Luisa Prayer; è quanto si evince anche dalle belle foto – e quelle da lui scattate sono numerose –, molte delle quali in questo volume sono davvero splendide nel gioco delle luci e delle ombre che solo il bianco e nero sa trapuntare.

 

È impossibile riassumere le tante trame del libro, ognuna godibile nella lettura: ricorrenze importanti, tra cui la Perdonanza Celestiniana riconosciuta dall’Unesco nel 2019 patrimonio culturale immateriale dell’Umanità; recensioni di testi arricchite notevolmente dalle interviste all’autore (Stefano Carnicelli); dettagliati reportages su notevoli eventi culturali nel mondo: premi letterari, riconoscimenti, lauree ad honorem, convegni, esposizioni, inaugurazioni, rassegne; e poi interviste: fra le tante interessanti ed utili, mi hanno colpito quelle, encomiabili, a Luigi Placidi (un italiano a Shangai), ad Anna Campagna (tra gli eschimesi del Canada), a Roberto Rosati (che vive in Guatemala); missioni, come quella culturale e rilevante di Goffredo a Belgrado, dove ha trovato molto significativa la presenza del mondo letterario serbo. Lì, l’incontro con il genere poetico, dopo quanto finora scritto, non poteva lasciare Goffredo indifferente. Con senso della misura ma con l’innata sensibilità che gli è propria, così riflette e scrive:

 

«Non ha la pretesa d’essere un’annotazione critica, che sfuggirebbe dalle mie competenze. E tuttavia vuole esprimere l’emozione che ti prende l’anima, quando gli occhi incontrano la Poesia. È l’emozione provata immergendomi in queste liriche. Non esiste mezzo più portentoso dei versi per aprirci le porte dell’anima, perché la Poesia è distillato della voce dell’anima per antonomasia. Rompe barriere, la Poesia, frantuma confini, si libra eterea conquistando orizzonti inusitati, confida le aspirazioni più autentiche, le gioie più profonde, le ansie, i dolori, le passioni e i desideri più reconditi, ma che hanno valore universale. Ci affranca dai rumori del mondo, ci restituisce la dimensione umana, nella sua nudità e nella sua purezza».

 

Seguono altre personali e interessanti riflessioni sul tema e la descrizione fotografica dei luoghi. Attentissimo alle innovazioni telematiche, non poteva sfuggire a Goffredo la ragguardevole sfida del giovane pisano Filippo Baglini, fondatore della rete radiofonica LondonONEradio che collega la Gran Bretagna e Londra (dove vivono 350.000 italiani laureati ed ivi emigrati!!!) con l’Italia e molti altri paesi europei e mondiali, e in continua espansione. Dopo averne già scritto nel precedente volume, con intelligenza e sensibilità Goffredo ne segue i percorsi. Il fenomeno migratorio, che da anni vede un incessante e inesorabile esodo extracomunitario verso l’Europa, e che in primo luogo investe l’Italia, è anch’esso ampiamente e generosamente trattato nel testo, anche con interviste e significative testimonianze: riferimento primario è il grosso tomo di Tiziana Grassi, L’accoglienza delle persone migranti – Modelli di incontro e di socializzazione (One Group, L’Aquila 2019), che in 784 pagine raccoglie testimonianze di 128 diversi specialisti in materia che espongono aspetti, problemi e progetti del fenomeno migratorio.

 

Ben nove sono i ricordi su personalità recentemente dipartite, perché ne resti viva la memoria, molti di essi cari anche a me, e in vari modi legati alla città dell’Aquila; gli interventi di Goffredo, particolareggiati e precisi, sono sempre partecipati, affettuosi, solidali, ricchi di ricordi privati, sono puntuali biografie di chi ha lasciato in eredità alla società un patrimonio artistico, culturale, spirituale politico, sociale, amicale. Notevoli, anche in questo volume, alcuni articoli di Palmerini che oltre ad essere ottime recensioni rivelano considerevoli novità storiche, come quelle che riguardano gli studi recenti di Elso Simone Serpentini e di Loris Di Giovanni, La Libera Muratoria in Abruzzo dal XVIII al XX secolo e Gli illuminati. Un filo rosso tra la Baviera e l’Abruzzo, entrambi editi da Artemia Nova Editrice di Teramo, e relativi – scrive Palmerini – a ricerche storico-scientifiche sulla «presenza in Abruzzo di uomini e associazioni che in qualche modo si richiamano ai valori libero-muratori, calandosi anche nel contesto socio-culturale e della vita politica di ogni periodo storico analizzato.

 

Un vero e proprio manuale di storia ricco di 542 pagine, nelle quali si succedono, oltre alle ricerche storiche, le immagini di illustri massoni abruzzesi, diplomi e brevetti, in un percorso che dalla seconda metà del XVIII secolo arriva fino agli anni Sessanta del secolo scorso». Intellettuali, artisti, prelati, nobili (tra i quali Costanzo Di Costanzo, figlio cadetto del Duca di Paganica, che si trasferì giovanissimo dal popoloso paese dell’aquilano in Germania) uniscono le città abruzzesi ai diversi paesi europei sin dal Settecento. Studi che non possono non riportarmi alla memoria quelli, funestamente interrotti nel 1996, del compianto collega e amico Francesco Di Gregorio sul ‘700 aquilano, in cui metteva in luce una città non isolata, ma collegata, tramite personalità colte legate anche alla massoneria, all’illuminismo italiano ed europeo.

 

Un ennesimo libro bello, godibile, educativo ed istruttivo, composto con sensibilità di umanista, questo del caro Goffredo, dove protagonista è l’essere umano, artefice sapiente di sé stesso in un mondo libero senza confini, in cui l’arte, la scienza, la fede, la storia, la politica non sono mai discipline disgiunte, ma piuttosto rami chiomati che ricevono un’unica linfa vitale dalla pianta-essere umano che sa e deve armonizzarle con la bellezza, il garbo e la solidarietà, perché si cresca tutti insieme alla ricerca del meglio che è sempre da costruire.

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