L’incapacità dei vescovi di mettersi nei panni altrui
“Non sono mancate, tuttavia, manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti… in altri casi, però, tali comportamenti e discorsi hanno espresso una visione della persona umana e dei rapporti sociali assai lontana dal Vangelo”.
Parole contenute nel messaggio della Cei per la 44ma Giornata nazionale per la vita. Parole riferite alle persone che non intendono vaccinarsi. E si ha l’impressione che i vescovi strumentalizzino il Vangelo, giacché ad essere in contrasto con la predicazione del Cristo, sono coloro che, ricorrendo a ricatti, vogliono imporre agli altri la propria volontà.
Più avanti, riguardo al referendun per una legge sull’eutanasia, troviamo altre righe che lasciano il tempo che trovano: “La prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente vanno nella medesima direzione… è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire… Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita… “. “Omicidio del consenziente”, è una contraddizione in termini. Di norma per omicidio s’intende l’uccisione di una persona contro la sua volontà. “Aiutare a morire” è l’espressione giusta. Ma a parte ciò, le parole dei vescovi dimostrano ancora una volta l’incapacità di mettersi nei panni degli altri. Andate a dire a chi viene a trovarsi nelle condizioni in cui venne a trovarsi Fabiano Antoniani, che chi soffre “va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita”. Certe parole suonano vuote, prive di senso, se non addirittura come una beffa.
Renato Pierri.