Esce il 19 novembre sui maggiori store digitali, dove è già in prevendita (e per gli orecchi più sopraffini, anche sui principali store HiRes), il nuovo album di Luca Mannutza, The uneven Shorter, omaggio a uno degli artisti più amati del jazz, Wayne Shorter.
A pubblicarlo è la Birdbox Records, la nuova etichetta discografica che si è già distinta per il particolare dinamismo nei lunghi e difficili mesi della pandemia, riuscendo con la rassegna Jazz Just Like This a portare 22 nomi della musica jazz internazionale su piattaforma digitale.
The uneven Shorter sarà presentato dall’artista in anteprima a Roma alla Casa del Jazz assieme a tutti i membri del quartetto, Paolo Recchia al sax alto, Lorenzo Tucci alla batteria e Daniele Sorrentino al contrabbasso.
Per quanto Mannutza abbia da tempo abituato il suo pubblico alla più totale libertà metrica in nome della passione per il ritmo, sconvolgere la metrica di uno dei più grandi compositori del secondo millennio sarebbe un compito arduo per ogni musicista. Mantenendo inalterato l’aspetto melodico e armonico, Mannutza ha arrangiato la metrica di Wayne Shorter da 4/4 e 3/4 secondo modalità non consuete utilizzando i cosiddetti “tempi dispari”: 5/4 o 7/4 e talvolta 9/4 e 11/4.
Il pubblico di Mannutza conosce bene pure il guizzo dell’improvvisazione che porta l’artista a sovrapporre spesso una seconda metrica a quella principale scelta per l’arrangiamento.
L’assolo di Luca in Yes or No, un brano su tutti, lascia senza fiato quando, ad esempio, durante la sezione in 5/4 sovrappone il 4/4 nel fraseggio, e fa il contrario quando le sezioni ritmiche passano in 4/4. Piano e sax si inseguono cambiando ad effetto il metro di base, utilizzando elementi di polimetria.
Matteo Sabattini, nelle liner notes dell’album, ha definito questo lavoro una “geniale costruzione musicale, che tutti, musicisti ed appassionati, dovrebbero ascoltare per penetrare più a fondo nell’universo ritmico, analizzando e magari imparando modulazioni metriche, metri dispari e cambi di feeling. The uneven Shorter è un album raro, perchè non è sicuramente facile trovare dischi che abbiano così tanti esempi diversi di queste speculazioni ritmiche”.