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Karkano torna con “Giullare”, il suo nuovo singolo, ironico e pungente, che punta i riflettori sull’ambivalenza dell’essere umano

Barre taglienti, flow incisivo, attitudine all’introspezione e ritmi accattivanti e penetranti sono le caratteristiche principali del percorso artistico di Karkano, al secolo Francesco Carcano, che dopo aver conquistato pubblico e critica con l’intimo e vertiginoso viaggio all’interno della mente umana, “Serpe in senno”, torna a stupire con “Giullare”, il suo nuovo singolo.

Sagace, pungente e, grazie ad una finezza autorale e ad un’eleganza espressiva uniche, lontano da un’irriverenza fuori luogo e da quell’insolenza tanto in voga nell’attuale scena italiana, il brano racconta, in perfetto stile Karkano, le vicissitudini di un giullare di corte, in bilico tra il dovere di compiacere i propri padroni – «posso danzare, recitar versi, oppure tagliarmi la testa a metà» – e il desiderio di far capir loro la caducità e la frivolezza delle esistenze che conducono – «vita di scorta, ma chi vi ascolta? Anima vuota e ridete di me?» -.

In un’analogia musicale priva di maschere e di uno storytelling dalle accezioni edulcorate, “Giullare” rappresenta l’ambivalenza dell’essere umano, simboleggiando da una parte la pressione sociale a cui esso è sottoposto, tra il timore del giudizio e la condizione di dipendenza, di soggezione e di sottomissione che sfociano inesorabilmente in una vera e propria oppressione collettiva – «Milord, mio sovrano, non dicevo a voi, recitavo. Pietà, Signor Boia, mi tolga quel cappio…non respiravo» -, dall’altra, la tendenza comune a proiettare verso il prossimo i propri disagi, le proprie paure ed i propri sbagli, facendosi emblema di un bersaglio, di un capro espiatorio che, per sua natura, è chiamato a dover scontare le pene di tutti – «Giornata storta? La vita scotta? Che ve ne importa? Ridete di me!».

Una dicotomia che l’abile penna di Karkano suggerisce di appianare con l’ironia – «il popolo vi adora, che vita da favola, sotto la corona capelli da fava» -: un umorismo intelligente, pregnante e meditativo, che occorre imparare a rivolgere in primis verso se stessi, con la consapevolezza che nella vita siamo, o siamo stati, tutti un po’ giullari, saltimbanco camuffati da funamboli, alla spasmodica ricerca di un equilibrio tra ciò che siamo, ciò che vorremmo essere e ciò che la società, dalla famiglia al contesto lavorativo, ci chiede – o talvolta ci impone – di essere.

«Il brano – dichiara l’artista – narra in prima persona le peripezie di un buffone di corte, personaggio che tende a trovarsi spesso, non so se e quanto volentieri, sul filo del rasoio. Quando ho iniziato a scrivere il testo, avevo in mente un’immagine abbastanza nitida di come fosse e di come volessi il “mio” giullare e sul fronte sonoro, cercavo un andamento ritmico che potesse esprimerlo al meglio, per questo mi sono affidato alla chitarra nelle strofe e al violino nei ritornelli. Questa canzone, per me rappresenta un omaggio a una figura che mi affascina da sempre e verso la quale provo forte empatia. Ho deciso di realizzarla anche per rappresentare, in modo allegorico, l’inclinazione umana a riversare sul prossimo la propria frustrazione e nel giullare ho visto una sorta di “parafulmini spirituale”. Si tratta di una semplice ed affettuosa riflessione; lungi da me scagliare la prima pietra, anche perché non sono certo nella posizione di poterlo fare!»

“Giullare” riconferma il talento espositivo di Karkano, un cantautore che attinge da una profonda analisi di situazioni ed esperienze personali per farle fluire, attraverso la musica ed una capacità narrativa dal taglio ironico e pungente, in un’istantanea oggettiva, in cui ciascun ascoltatore può ritrovarsi.

 

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