La Siria che rifiorisce
Il racconto di Guendalina Sassoli
Guendalina Sassoli, presidentessa del Collegio Sostenitori di Associazione Pro Terra Sancta, racconta del suo viaggio in Siria. Come accade con la foto vincitrice del premio SIPA, fra le rovine si annida la speranza più tenace.
Gentili colleghi,
a qualche tempo dalla vittoria del premio SIPA per la foto-icona del dramma in Siria, l’attenzione è ancora viva sulla situazione drammatica del Paese, tutt’ora in guerra. Dopo dieci anni di conflitti continui, la violenza non accenna a interrompersi, con attori di primo piano (come la Turchia) che ancora non desistono dal ricorso alle armi.
DRAMMA E RINASCITA IN SIRIA
Guendalina Sassoli, responsabile del Collegio Sostenitori di Associazione Pro Terra Sancta, si è recata in Siria, a Damasco e ad Aleppo, per riportare le immagini di una popolazione che resiste e rinasce.
La povertà siriana
“A Damasco” – dice Sassoli – “Associazione Pro Terra Sancta ha voluto restituire speranza ai piccoli imprenditori cui la guerra ha sottratto tutto, e che non vedono di fronte a sé altra strada che l’emigrazione. Abbiamo indetto un concorso per premiare le cinque migliori idee di micro-imprenditorialità. Si sono presentati in 105: un risultato straordinario, tenendo presente il contesto. È venuto un artigiano del legno, che vorrebbe comperare alcuni macchinari e assumere due ragazzi giovani. Ha bisogno, per questo, di 5000 dollari circa, il costo di due elettrodomestici in Europa”.
Il contesto di Damasco è più provato per le sanzioni economiche internazionali che per la guerra. Ha detto la donna: “A Damasco gli edifici non hanno subito grandi danni. Il problema sono le sanzioni, che impongono un prezzo spropositato per i beni provenienti dall’estero, cioè per tutto, in Siria. Quando si guadagnano in media 30$ al mese, non se ne possono spendere 60 per riparare il frigorifero, come è stato necessario per una ragazza che abbiamo conosciuto”.
Pro Terra Sancta si occupa del dramma siriano: a questo link il nostro approfondimento sul sistema sanitario.
È in questa situazione di povertà che i due hanno incontrato un clima di sospetto: “la gente sa che il regime ha occhi e orecchie dappertutto. Non si può parlare di nulla, non si può chiedere nulla, persino ‘Che lavoro fai?’ diventa una domanda pericolosa. Rischi di essere scambiato per uno dei servizi segreti. Questo pesa sulla vita della gente, non si hanno relazioni”.
La Siria che sorride
Ma a Damasco, prosegue Sassoli, “abbiamo incontrato padre Raimondo. Nella sua parrocchia, aiutata da Pro Terra Sancta, c’è un centro per malati terminali, una scuola di musica e un asilo. Io sono rimasta stranita di fronte ai colori che si vedono: sembra una normalissima classe di un asilo di Milano o di Roma. Ma è proprio questo il punto: io vorrei che si vedesse lo schifo che un bambino deve attraversare prima di arrivare fra questi colori, in questa pulizia, in mezzo a tanta vita. Vorrei che si vedesse tutta la povertà in cui la gente costantemente è costretta a vivere; allora si capirebbe che significato hanno questi colori e questi canti”.
Ad Aleppo, hanno incontrato padre Ibrahim, che, assistito da Associazione Pro Terra Sancta, “ogni giorno apre i cancelli della sua parrocchia ai bambini della comunità cristiana e offre loro più di 700 pasti”.
C’è poi padre Firas, “che ha coinvolto una donna musulmana, Binham, nel Franciscan Care Center ed è stato da Binham coinvolto nel progetto ‘Un nome e un futuro’. Tra le due iniziative, sono più di mille le persone assistite. Si offre supporto psicologico ai bambini e si insegna a leggere e a scrivere a decine e decine di donne di religione musulmana, provenienti da storie terribili accadute durante l’occupazione jihadista”.
Associazione Pro Terra Sancta offre da anni supporto alla popolazione siriana, prostrata dalla violenza. Scoprite i suoi progetti nel Paese.