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Eugenio Tibaldi, TEMPORAY LANDSCAPE, 2009-2020, watercolor, 200×160 cm. Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino. Ph. Beppe Giardino.

Eugenio Tibaldi, TEMPORAY LANDSCAPE, 2009-2020, watercolor, 200×160 cm.
Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino. Ph. Beppe Giardino.
 

PAV – Parco Arte Vivente
presenta

 

Eugenio Tibaldi

TEMPORARY LANDSCAPE

Erbari, Mappe, Diari

 

a cura di Marco Scotini

6 novembre 2021 – 27 febbraio 2022

INAUGURAZIONE: 5 novembre 2021 ore 18.00

 

PAV – Parco Arte Vivente
via Giordano Bruno 31, 10134, Torino
www.parcoartevivente.it
 

Venerdì 5 novembre 2021, nella cornice di Artissima, il PAV è lieto di inaugurare la mostra personale di Eugenio Tibaldi dal titolo Temporary Landscape. Erbari, mappe, diari. Curata da Marco Scotini, l’esposizione intende focalizzarsi sull’opera grafica dell’artista, come modalità ibrida al confine tra rappresentazione estetica, fotografia, progettazione architettonica e riflessione teorica. Tale comunque da presentarsi come modello eterogeneo di conoscenza e di intervento ambientale in grado di registrare le trasformazioni ecologiche del nostro tempo sulla micro-scala, nell’obiettivo di trovare una precaria e mai definitiva corrispondenza tra realtà franta e sua rappresentazione temporanea, tra uomo e ambiente, in sostanza.

 

Se è vero che da sempre la ricerca di Eugenio Tibaldi si focalizza sulle dinamiche informali di appropriazione dello spazio e sull’attenzione ai territori marginali, è altrettanto vero che questa nuova mostra ruota attorno al diario grafico che l’artista ha prodotto durante la pandemia e chiamato Heidi, dove il rifiuto della retorica di una natura incontaminata si accompagna al rifiuto, altrettanto categorico, del progetto neoliberista ed estrattivista che, come tale, non può essere certo curato da un mitico mondo perduto. Al contrario ad agire nella pratica di Tibaldi è tanto quel concetto di porosità che Walter Benjamin e Asja Lacis avevano individuato a Napoli quanto quello di “filosofia del rotto” che il loro amico Alfred Sohn-Rethel aveva teorizzato nella stessa città, negli anni ‘20.

 

L’attenzione di Tibaldi alle aree periferiche si appunta sempre sulla ricchezza delle biodiversità e su quelle che l’artista definisce le loro “risultanze estetiche”, un insieme di soluzioni informali, vernacolari alle necessità degli abitanti, realizzate da questi in maniera del tutto spontanea ed autonoma: Tibaldi le attraversa, le analizza e le campiona, costruendo elementi di un inventario che va poi a stratificare all’interno delle sue opere, facendo emergere ora le macro dinamiche, ora i dettagli, di un complesso rapporto fra legalità, economia, società ed estetica. La produzione dello spazio è la pratica permette di cogliere l’ecosistema come piano delle relazioni in cui le esistenze e l’ambiente si modificano dinamicamente e si inventano reciprocamente. Le aree periferiche” afferma l’artista “con i loro ‘non confini’, si prestano ad entrare in relazione con il materiale umano secondo dinamiche ‘altre’ da quelle centrali, dando luogo a soluzioni adattative e di convivenza tra le parti spesso impreviste”. In questo spazio di ecologie del margine Tibaldi attiva una pratica da bricoleur, mosso da un desiderio di de-professionalizzazione e di riappropriazione dei poteri autonomi e collettivi sottratti dal capitalismo.

 

Tibaldi ha realizzato progetti partecipativi legati alle dinamiche sociali del territorio in numerose città del mondo il progetto Tabula Rasa in occasione di Manifesta 7 a Bolzano, My personal bridge sul Ponte di Galata ad Istanbul, Transit a Salonicco o Play Bucharest a Bucarest, fino ad arrivare al recente Anthropogenic Connection ad Addis Abeba. L’hinterland partenopeo, dove l’artista ha vissuto a lungo, riveste un ruolo speciale all’interno della sua concezione, costituendo la matrice esperienziale di una riflessione estetica ri-applicata a diversi contesti, una modalità di sguardo laterale, di seconda possibilità: un metodo di lavoro che valorizza i moti centrifughi, fuori- controllo e difficilmente normalizzabili.

 

Come recita il titolo della mostra, in quest’ottica, ogni paesaggio non può che risultare temporaneo: Tibaldi lo sottolinea evidenziando le tempistiche imposte dall’abusivismo inerenti all’edilizia commerciale, concentrandosi in particolare su “quelle strutture che, destinate a durare per pochi mesi, diventano definitive, parte di un paesaggio, come cantieri sotto sequestro, abusi in cemento mai terminati, testimoni immobili di una situazione anomala che proprio per la sua staticità diventa paesaggistica e ci porta a spostare i nostri confini estetici”. Ma anche il nostro modo di abitare non potrà che essere nomade, lontano da una “scienza di Stato”, come avrebbero detto Deleuze e Guattari.

 

Nell’ambito della mostra le AEF Attività Educative e Formative del PAV propongono al pubblico l’attività laboratoriale Archeologie di paesaggi e dell’ombra. In relazione alla ricerca di Tibaldi, viene indagata la stratigrafia del territorio del PAV, un territorio trasformato, da cui sono stati ricavati numerosi reperti antropici, testimoni delretaggio industriale. In sede di laboratorio, vengono raccolti e catalogati i materiali inerti riaffiorati in superficie che, all’insegna di una totale trasformazione, vengono utilizzati per la costruzione di silhouettes di nuovi paesaggi.

Per partecipare alle attività è necessaria la prenotazione: 011 3182235 – lab@parcoartevivente.it.

 

 

La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della Regione Piemonte e della Città di Torino.
Il rinfresco in occasione dell’opening è offerto dal Casale del Giglio, Latina.
 

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PAV – Parco Arte Vivente
presents

 

Eugenio Tibaldi
TEMPORARY LANDSCAPE

Erbari, Mappe, Diari

 

curated by Marco Scotini

 

November 6th, 2021 – February 27th, 2022

OPENING: November 5th, 2021 at 6 PM

 

PAV – Parco Arte Vivente
via Giordano Bruno 31, 10134, Turin
www.parcoartevivente.it
 

On Friday 5th November 2021 and within the framework of Artissima, the PAV is delighted to open Eugenio Tibaldi’s solo exhibition entitled Temporary Landscape, Herbaria, maps and diaries.

Curated by Marco Scotini, the exhibition focuses its attention on the artist’s graphic works as a hybrid method embracing aesthetics, photography, architectural design and reflections on theory. This method presents itself as a heterogeneous model of knowledge and environmental intervention capable of recording the ecological transformations of our times on a micro-scale, with the aim, substantially, of finding a precarious and never definitive correspondence between a fractured reality and its temporary representation, between humankind and the environment.

 

If it is true that the research by Eugenio Tibaldi focuses on the informal dynamics of the appropriation of space and on attention to marginal territories, it is equally true that this new exhibition revolves around the graphic diary, called Heidi, that the artist produced during the pandemic, where the rejection of the rhetoric of an uncontaminated nature accompanies the, equally categorical, rejection of the neo-liberal and extractivist plan which, as such, can undoubtedly not be cured by a mythical lost world. On the contrary, in Tibaldi’s practice both the concept of porosity that Walter Benjamin and Asja Lacis identified in Naples and their friend Alfred Sohn-Rethel’s “philosophy of the broken” conceived in the same city in the 1920s are at work.

 

Tibaldi’s attention to peripheral areas always focuses on the wealth of biodiversities and on what that the artist defines as their “aesthetic outcomes”, a collection of informal, vernacular solutions to the needs of the inhabitants, created by the latter in an entirely spontaneous and autonomous way: Tibaldi explores, analyzes and samples them, constructing the elements of an inventory that he goes on to stratify within his works, making first the macro-dynamics, then the details of a complex relationship between legality, economics, society and aesthetics emerge.  The production of space and its practice allows the understanding of the ecosystem as a level of relationships in which existences and the environment dynamically modify and reciprocally invent each other. “The peripheral areas” the artist claims, “with their ‘non boundaries’, lend themselves to entering into a relationship with human material according to ‘other’ than central dynamics, giving rise to often unforeseen, adaptive solutions and coinhabiting between the parts”. In this area of ecologies of the margins, Tibaldi enacts a bricoleur type practice, moved by a desire for the de-professionalization and reappropriation of the autonomous and collective powers that have been removed by capitalism.

 

Tibaldi has created participative projects linked to the social dynamics of the territory in numerous cities throughout the world, such as: the Tabula Rasa project in Bolzano, My personal bridge on Istanbul’s Galata Bridge, Transit in Thessaloniki or Anthropogenic Connection (2020) in Addis Ababa.  The Neapolitan hinterland, where the artist has lived at length, has a special role within his concepts, constituting the experiential matrix of an aesthetic reflection re-applied to various contexts, a method of looking laterally, of second possibilities: a work method that valorizes centrifugal, out-of-control and difficult to normalize movements.

 

Within this optic and, as per the exhibition’s title, every landscape cannot help but be temporary: Tibaldi underscores this by highlighting the timings imposed by the unauthorized developments inherent in commercial building practices, concentrating, in particular, on “those structures that, although destined to last only a few months, become definitive, part of a landscape, such as impounded construction sites, never finished illegal cement constructions, buildings that testify to an anomalous situation and which, due to their static nature become the landscape and lead us to modify our “aesthetic” confines. However, as Deleuze and Guattari would have said, our way of living also cannot help but be nomadic, very far from a “State science”.

 

In the context of the exhibition, PAV Educational and Training Activities / AEF propose to the public the lab “Archaeologies of landscapes and shadows”. PAV territory – as a transformed area, from which numerous anthropogenic finds have been obtained, as witnesses of the industrial heritage – will be investigate, in relation to Tibaldi’s research. In the laboratory, the inert materials resurfaced on the surface are collected and cataloged and, in the name of a total transformation, are used for the construction of silhouettes of new landscapes.

Reservations are required to participate in the activities: 011 3182235 – lab@parcoartevivente.it

 

 

The exhibition has been staged with the support of the Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Regione Piemonte and the City of Turin.
The wine on the occasion of the opening is offered by Casale del Giglio, Latina.
 

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CONTACTS
Lara Facco P&C
viale Papiniano 42 | 20123 Milano
+39 02 36565133 | press@larafacco.com
Lara Facco | M. +39 349 2529989 | E. lara@larafacco.com
Denise Solenghi | M. +39 333 3086921 | E. denise@larafacco.com

INFO
PAV Parco Arte Vivente
Centro sperimentale d’arte contemporanea
via Giordano Bruno 31, 10134 Torino
+39 011 3182235 – www.parcoartevivente.it
 

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