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ACS: il Governo sta valutando la nomina di un Inviato speciale per la libertà religiosa

ACS: il Governo sta valutando la nomina di un
Inviato speciale per la libertà religiosa

Gli onorevoli Paolo Formentini, Eugenio Zoffili e Vito Comencini, con un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Affari esteri della Camera, ieri hanno chiesto al Ministro Luigi Di Maio se il Governo sia intenzionato a istituire la carica di Inviato speciale per la tutela della libertà religiosa. Tale carica, hanno sottolineato i tre deputati, nel nostro Paese avrebbe lo scopo di confermare che il diritto di professare liberamente la fede religiosa, riconosciuto dall’articolo 19 della Costituzione italiana, non è valido solo a livello nazionale ma deve essere promosso in ogni sede internazionale quale diritto inviolabile di ciascuno.

L’atto parlamentare è particolarmente opportuno perché l’istituzione o la riattivazione della carica di ambasciatore per la libertà religiosa è ormai una realtà in un numero crescente di nazioni, quali Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Norvegia, Finlandia, Polonia e Regno Unito. In Germania è stato nominato un Commissario per la libertà religiosa nel mondo.

Il sottosegretario Manlio Di Stefano, dopo aver ricordato che la richiesta di nominare un Inviato speciale per la libertà religiosa era stata sottoposta al Governo anche da Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha risposto che, alla luce del tradizionale impegno italiano in materia di diritti umani, la proposta è attualmente alla valutazione della Farnesina.

Aiuto alla Chiesa che Soffre ringrazia sia gli onorevoli Formentini, Zoffili e Comencini per la sensibilità dimostrata nei confronti delle comunità oppresse per le violazioni della libertà religiosa, sia il Governo il quale, nella persona del sottosegretario Di Stefano, ha fornito rassicurazioni. ACS auspica un esito positivo delle valutazioni in corso affinché l’Italia possa fornire quanto prima un segnale politico e istituzionale chiaro e inequivoco a tutela di questo diritto fondamentale attualmente violato in 62 dei 196 Paesi sovrani del mondo.

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