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GIORNALISMO E SANITA’  –  DICOTOMIA DA RIVEDERE

GIORNALISMO E SANITA’  –  DICOTOMIA DA RIVEDERE

Da tempo, come giornalista, ho preso le distanze dal giornalismo di oggi per ragioni che ho esplicitato più volte anche su “Politicamentecorretto” che ringrazio, avendo io notato che non si può più scrivere con schiettezza e sincerità in quanto – come si pensa in varie redazioni anche molto importanti – si corre il rischio di infastidire a, b, c. e  quindi conviene contemperare il nero con il bianco per non danneggiare sia gli editori che le redazioni stesse, oltre i lettori che, non trovando compiacimento nel leggere una determinata testata, optano per un’altra.

Non mi sono mai piaciuti, anche per ideologia diversa, i quotidiani legati alla famiglia Berlusconi nonché i vari direttori, pur trovando questi ultimi eccellenti come professionisti, in primis Vittorio Feltri, il quale oggi, scrivendo cose che scrivo da anni, ha tutta la mia incondizionata approvazione. Egli dice :

…nel nostro Paese coloro che scrivono su quotidiani e settimanali in effetti sono i più liberi del mondo di attaccare l’asino dove vuole il padrone. In questa arte sono insuperabili, basta leggerli. Essi sono impegnati spasmodicamente a compiacere i poteri, non solo quelli forti, ma anche quelli debolissimi. Se c’è in giro un cretino abile nel leccare le terga ai politici, specialmente di sinistra, (ndr. io aggiungerei anche di destra) tutti gli scribacchini fanno a gara per superarlo nello spargimento di saliva. Gli editori nel nostro Paese sono prevalentemente imprenditori che si occupano di qualunque attività tranne quella attinente all’editoria. I quotidiani servono loro per fare favori e ottenerne. Cosa legittima. Ma è ovvio che gli addetti a stendere articoli siano più attenti agli interessi di chi li paga piuttosto che a quelli di chi li legge. Sono pochissimi i personaggi di penna, che vergando un pezzo, pensano agli acquirenti del prodotto cartaceo. Stendiamo un velo sui signorini che fanno televisione i quali devono obbedire anche ai dirigenti della Rai nominati dal governo. Il risultato è evidente, la stampa è in crisi profonda e il piccolo schermo è ributtante. Non mi stupirei, dato l’andazzo, che a qualcuno venisse in mente di consegnare il Nobel a….  omissis

Ma se quanto sopra riguarda il giornalismo, ci sarebbe da spendere qualche parola anche per la sanità  (come ho fatto moltissime volte anche su questo giornale) che, con l’avvento della pandemia tuttora in atto, ha mostrato tutte le sue “pecche”. Oggi pare infatti che tutto sia demandato al pc, sulla base di determinati protocolli che, a mio avviso, ma anche secondo i medici, fa apparire tutto ciò  quanto mai frustante anche dal punto di vista strettamente professionale.  Mi riferisco ai protocolli del Ministero a cui i dottori sono legati a tal punto che non si ritrovano ad avere responsabilità se li seguono, mentre il paziente subisce pesanti conseguenze. Una logica perversa maturata ben prima dello scoppio della pandemia, come ha spiegato il dottor Andrea Stramezzi,  medico che promuove l’uso delle terapie domiciliari e che dice :.

“Le linee guida e i protocolli nascono e vengono introdotti se non sbaglio dal Governo Prodi. E fino ad allora chi studiava medicina si trovava a doversi confrontare con la patologia del paziente da subito col paziente in persona. Quindi capirlo, studiarlo, visitarlo. E cercare di capire come poter aiutare, migliorare la sua sofferenza e come affrontare la sua patologia o le sue patologie.

Quindi dover ragionare con la sua testa in scienza e coscienza, utilizzando gli strumenti che gli erano stati insegnati. E ovviamente anche la letteratura scientifica, gli aggiornamenti, ecc… Oggi come oggi no. Oggi come oggi esistono le linee guida e i protocolli, per cui il medico non deve più ragionare. Non ragiona più, non cerca più di spendersi, di mettersi in gioco e cercare di trovare delle soluzioni.

Il medico che utilizza il protocollo e le linee guida è tutelato, indipendentemente da come andrà il paziente. Se io sto alle linee guida e il paziente muore io non ho responsabilità. Se io esco dalle linee guida e lo salvo, ma magari ha una piccola conseguenza io rischio tantissimo. Questa è una follia, una massificazione della medicina, una computerizzazione della medicina”.

Ovviamente le critiche, anche da parte di amici medici,  che mi sono piovute addosso dicendo queste cose ormai da qualche anno non si contano, ma ora pare che tutto stia vendo a galla. Non andrebbe sottaciuto poi che, se non fosse stato per il Covid, nessuno avrebbe tirato in ballo questi problemi.

Ma si andrà avanti ancora così. Il perché non è difficile da immaginare.

 

Arnaldo De Porti

Belluno Feltre

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