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Reato di solidarietà

Reato di solidarietà

Di Fabio Sortino

Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, esempio nel mondo di aiuto agli immigrati e di multietnicità è stato condannato a tredici anni e 2 mesi per associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Come è possibile che in un paese civile si equipari un benefattore a un mafioso? La cattiva politica e la mala magistratura possono tutto. Il colpevole della malasanità in Lombardia Formigoni è stato condannato a 5 anni, i collusi con la mafia De Donno, Subranni, Mori, sono stati assolti. I benefattori vengono condannati con pene esemplari. C’è chi ha detto: ci manca che arrestano il Papà. Mimmo Lucano aveva fatto di Riace un esempio di integrazione, aveva permesso a persone di salvarsi, a famiglie di   ottenere il permesso di soggiorno. E questa sarebbe favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, concussione? Ma i soldi degli sprar li utilizzava per gli immigrati. Non possiamo immaginare che un uomo devoto al bene e alla fratellanza sia un delinquente. È stato accusato di aver organizzato matrimoni allo scopo di fare ottenere permessi di soggiorno agli immigrati, di avere creato uno Stato a sé, addirittura con una moneta. Ma sono accuse pretestuose che non giustificano una condanna così abnorme. Certo, anche nel fare del bene si devono rispettare le regole. Ma esiste la disobbedienza civile ed anche se si rischia si deve lottare per il bene. Nelson Mandela è stato moltissimi anni in carcere e si sa il grande uomo che era tanto che ha ottenuto l’abolizione dell’apartheid. Purtroppo chi dà fastidio o viene infangato o viene ucciso e noi in Sicilia ne sappiamo qualcosa. La politica corrotta e la magistratura inquinata fanno del male a chi fa del bene. Questa è una sentenza aberrante, paragonabile al caso  Tortora. Non c’è più cosa pensare di un paese che manda in carcere, non solo benefattori ma filantropi. Purtroppo nella giustizia italiana c’è una tendenza alla normalizzazione, una sudditanza alla politica. Mimmo Lucano stava lottando per un mondo più giusto, diverso, solidale. Tutto questo non è possibile in Italia e, direi, nel mondo. Ora ci saranno gli sciacalli che lo attaccheranno, che diranno che era un cialtrone e un delinquente. Ma creare un mondo dove si sia tutti uguali, senza distinzione di colore, razza, sesso, religione, è da grandi uomini. Ma da una società che dedica mesi di commemorazione a Raffaella Carrà e due giorni a Gino Strada, c’è da aspettarsi di tutto. Perché siamo noi, come dice Papa Francesco che siamo indifferenti, superficiali, passivi. Tranne quelli che rischiano e ci rimettono di proprio. Dobbiamo supportare nel nostro piccolo uomini come Lucano. Chi ha fatto di Riace un modello per il mondo non può subire una condanna a 13 anni. Oggi si viene condannati per solidarietà, per salvare uomini in mare, sembra che ci sia un mondo rivoltato al contrario. Ma come si fa scambiare quelli che potevano essere semplici reati ammnistrativi per gravissimi reati penali. Senza dubbio c’è malafede. In questi giorni si stanno svolgendo manifestazioni a sostegno del’ex sindaco di  Lucano che dice: dovrebbero chiamare in causa anche interni e Viminale.   D’altra parte per certa ottusa parte politica noi stiamo assistendo a un’invasione di questi poveri immigrati. Non ci vogliamo rassegnare al fatto che siamo un popolo razzista. Speriamo che in appello si ribalti questa sentenza assurda e iniqua. La Lega è riuscita a distruggere il modello Riace, è riuscita a distruggere, con la complicità della magistratura, un uomo nell’ indifferenza generale. Speriamo che ci siano altri modelli Riace in Italia e nel mondo. Abbiamo bisogno  di un mondo dove si costruiscano ponti non muri, dove la gente non si distingua dal colore della pelle né dal sesso né dalla religione, ma purtroppo sembra si vada in senso inverso. Ritornando a Lucano speriamo che non trionfi l’iniquità e l’ingiustizia e che alla fine il bene trionfi e che ci sia un giudice a Berlino. Intanto preghiamo perché il mondo ritrovi il senno perduto, perché chi ha posti di responsabilità faccia il suo dovere con dirittura morale e onestà e perché non prevalgano il potere e il denaro sull’onestà e sulla bontà.

 

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