SETTIMANA DELLA FELICITÀ AL LAVORO, DAI BOOMER AI MILLENNIAL FINO ALLE GEN X E Z: ECCO COME RENDERE FELICI I DIPENDENTI IN BASE ALLA GENERAZIONE
Il bisogno di felicità delle diverse generazioni di collaboratori al centro della “Happiness Week at Work”: dai boomer, 3 su 4 desiderosi di un miglior work-life balance, alla X generation, che rappresenta il 35% della forza lavoro moderna, fino ai millennial, per i quali contano fiducia e coinvolgimento. E gli Z worker? La maggioranza spinge per l’hybrid work. “Ogni generazione necessita di accorgimenti mirati per ritrovare felicità e fiducia sul posto di lavoro”, afferma Alessandro Zollo, AD di Great Place to Work Italia.
È settembre, è tempo di back to work e, mai come in questo periodo dell’anno, emerge un aspetto che coinvolge l’intera forza lavoro globale: i collaboratori sono infelici e non vogliono tornare in ufficio. Le prime conferme a riguardo giungono dal sito d’informazione ZDNet, secondo cui il rientro nel proprio ambiente di lavoro è la causa principale dell’infelicità delle singole persone a tal punto che il 68% di 3500 lavoratori statunitensi coinvolti in un sondaggio vorrebbero rimanere in smartworking. Inoltre, il 61% dei componenti del campione sarebbe disposto a tagliarsi lo stipendio pur di evitare il rientro in ufficio, rinunciando fino al 50% del proprio salario attuale. In occasione della “Happiness Week at Work”, appuntamento istituito da due imprenditrici olandesi nel 2015 che quest’anno si celebra dal 20 al 26 settembre, una domanda sorge spontanea: com’è possibile coltivare la felicità dei dipendenti e quali sono i fattori che li rendono insoddisfatti? Le questioni e le soluzioni da mettere in campo sono innumerevoli e variano a seconda della generazione di appartenenza dei componenti del team operativo. Si parte con i boomer che, secondo Business Wire, sono alla ricerca di un miglior equilibrio fra vita privata e professionale: 3 dipendenti su 4, infatti, hanno avvertito un peggioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata a causa della pandemia. La felicità di questi professionisti si coltiva, promuovendo benefici relazionati alla cura della salute. A tal proposito, il 71% dei boomer, nel corso dell’anno corrente, vede nella cura della vista un beneficio essenziale. Inoltre, secondo New Zealand Herald, gli stessi boomer sarebbero più a loro agio se continuassero a lavorare interamente da remoto.
Passando alla generazione successiva, ovvero la Gen X, Business News Daily focalizza l’attenzione su alcuni punti di grande rilevanza: per lavorare efficacemente con gli “X worker”, che rappresentano il 35% della forza lavoro moderna negli USA, il singolo datore di lavoro è chiamato a consentire loro di lavorare in autonomia, rispettare le loro tempistiche, garantire un corretto equilibrio tra vita professionale e privata, comunicare con i diretti interessati in maniera efficace e trasparente, evitare la cosiddetta microgestione o la supervisione del dettaglio di ogni singola mansione assegnata, fornire ai singoli collaboratori opportunità di progresso e apprendimento tramite, per esempio, corsi di formazione e, infine, valorizzare l’esperienza, tenendo sempre in considerazione il valore di ogni professionista.
“Ogni generazione necessita di accorgimenti mirati per lavorare serenamente e coltivare la felicità all’interno del proprio workplace – Alessandro Zollo, Amministratore Delegato di Great Place to Work Italia – Ogni ambiente di lavoro è ricco e vario e ciò comporta anche la messa in pratica di misure efficaci di change management per garantire un benessere organizzativo a 360° e, quindi, un’employee experience e un clima aziendale non soltanto produttivo, ma anche accogliente e apprezzato da tutti i collaboratori che fanno parte del team operativo. I leader d’impresa sono chiamati ad accompagnare i propri collaboratori all’interno del percorso di trasformazione aziendale che, in seguito al periodo di pandemia, coinvolge e coinvolgerà tutte le imprese del territorio”.
Proseguendo con il percorso di analisi delle varie generazioni, i millennial sono i prossimi della lista: secondo quanto indicato da Standard Media, le aziende del giorno d’oggi espongono i giovani a progetti importanti, sviluppando le loro capacità di leadership e, allo stesso tempo, concedono loro spazio e possibilità di esprimere la loro opinione, indicando cosa funziona e cosa no all’interno dell’ambiente di lavoro in cui si trovano. E ancora, i giovani della generazione Y sono portatori di positività e gioia in ufficio e, proprio per questo motivo, diverse company organizzano attività grazie a cui i giovani collaboratori possono mettersi in mostra a suon di entusiasmo e creare o rafforzare i rapporti personali e professionali sul posto di lavoro. Sulla stessa lunghezza d’onda, New Business Daily focalizza l’attenzione su ulteriori concetti utili: per i millennial, fiducia e trasparenza sono ingredienti chiave in ambito relazionale così come il tasso di coinvolgimento nelle varie fasi operative.
Per concludere, ecco la Gen Z che, secondo il settimanale d’informazione Time, risulta indecisa: il 30% dei giovanissimi vorrebbe lavorare in smartworking, mentre il 34% afferma di essere più produttivo e coinvolto quando lavora dall’ufficio. Per la crescita personale e professionale di questi giovani collaboratori risultano fondamentali elementi come la cultura aziendale, la socializzazione con i colleghi e, allo stesso tempo, anche la presenza di un mentore o di un modello con cui connettersi e da cui prendere spunto. Per concludere, anche Psychology Today analizza la situazione “Gen Z related”, concentrando l’attenzione sul fatto che la maggior parte dei nati nel nuovo millennio predilige un modello di lavoro ibrido. Inoltre, la rivista statunitense chiude l’approfondimento realizzato, elencando i desideri dei giovani professionisti in campo lavorativo: si passa dalla disponibilità di distributori automatici in ufficio alla mission azionale, in linea con i desideri e le prospettive dei nuovi giovani professionisti, fino allo sviluppo professionale, con tanto di formazione face to face.
Ecco, quindi i 3 pilastri fondanti della felicità sul posto di lavoro di ogni generazione:
Boomer:
- Un miglior equilibrio tra vita privata e professionale;
- Benefit aziendali inerenti al mantenimento e al miglioramento del benessere psico-fisico;
- Smartworking: anche i boomer ritengono di essere più produttivi e a loro agio a lavorare da remoto.
Gen X:
- L’autonomia come parola e richiesta chiave per esprimersi al meglio;
- La comunicazione efficace risulta fondamentale per comprendere al meglio le mansioni da svolgere;
- Crescita professionale: i corsi di formazione sono sempre apprezzati dai singoli collaboratori per apprendere nuove skill operative.
Millennial:
- Coinvolgimento e motivazione: tratta di una generazione che necessita di essere continuamente coinvolta nei vari progetti aziendali per essere altamente efficace e produttiva;
- I rapporti interpersonali, costruiti in ambito professionale, devono essere fondati su fiducia e trasparenza;
- Opportunità di esprimere la propria opinione, positiva o negativa, in merito alle dinamiche aziendali.
Gen Z:
- L’hybrid work è il desiderio primario dei giovanissimi;
- La mission aziendale emerge come il fondamento grazie a cui preferire un’azienda invece di un’altra;
- La presenza di un mentore o di una figura professionale da cui prendere spunto e ispirazione come punto di gradimento ulteriore.