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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto) – Prendere i musei a modello dei luoghi al chiuso in cui il distanziamento consente l’accesso in sicurezza

Le lacrime di coccodrillo del ministro Franceschini per l’ennesima conferma della chiusura delle discoteche, giustificata con l’asserita differenza tra il contegno dei frequentatori di musei (camminatori) e dei frequentatori di discoteche (danzatori a contatto), non potevano che suscitare l’ilarità generale. A parte la difficoltà dei contemporanei di associare il liscio e il lento alle discoteche, prendere i musei a modello dei luoghi al chiuso in cui il distanziamento consente l’accesso in sicurezza è paradossale da parte di chi li ha tenuti sbarrati per mesi, come osservava ieri uno Sgarbi commentatore interessato sul Fatto Quotidiano. Ma i due ferraresi al massimo si prendono metaforicamente a sassate sui giornali e non per rivalità, per passatempo, tanto più che Sgarbi si autoproclama, silente Michetti, prossimo Assessore alla Cultura di Roma, dunque gli fa gioco, e fa gioco al Sinistro, simulare una distanza che saprà fargli anteporre gli interessi di Roma ai propri. Peccato che progetti elaborati e finanziati dal Ministero della Cultura come AD TEMPLUM PACIS, che nel Viterbese coinvolge villa La Maidalchina (di proprietà della fondazione Cavallini Sgarbi), svelino una trama di rapporti molto ben consolidati. In questo gioco di specchi si perde l’unico dato di verità che meritasse un po’ di attenzione, cioè il numero dei caduti sul campo su entrambi i fronti: musei e discoteche. Non tutti i musei statali d’Italia (e così siti archeologici e monumenti) hanno riaperto, infatti, e la causa non è il Covid 19 ma, da anni ormai, la mancata assunzione del personale necessario a garantirle. Quanto alle discoteche, i locali al chiuso, che sono il 90% del totale, sono sbarrati da marzo 2020. Né si è voluto realmente aiutarli: è stato ignorato il carattere stagionale che l’attività ha per moltissimi esercenti e il 400% è stato accordato solo a chi aveva uno dei tanti codici ATECO possibili (il 93.29.10), invece di stabilire che facesse fede la licenza di pubblico spettacolo rilasciata dal Sindaco e posseduta da tutte le aziende da ballo. Più di recente, le discoteche che non avevano già chiuso per sempre dopo il primo anno si sono persino offerte come sedi di hub vaccinali, senza ottenere risposte (a Roma, ad esempio, silenzio tombale della Sindaca “scomoda”), mentre davanti all’oggettiva impossibilità, per quelle, di ‘reinventarsi’, la gente ha ballato nei ristoranti all’aperto e negli stabilimenti balneari con la compiacenza dei gestori. Insomma, Franceschini avrebbe fatto meglio a tacere, in mancanza di cose da dire che fossero migliori del silenzio.

Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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