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Rohingya: Save the Children, i bambini rifugiati nei campi mostrano segni visibili di angoscia tra cui insonnia, incubi, depressione e autolesionismo

Banna*, 11, has been living in a Rohingya refugee camp in Cox’s Bazar since his family were forced to flee Myanmar in 2017. He has six siblings and is especially close with his brothers. Since living in the camp, the family has had to endure many disasters and Banna’s home has been rebuilt five times in four years because of heavy rains, winds, landslides, and fires. During the massive fires that started in March 2021, Banna got lost and separated from his family. He tried to get away from the fire and was pushed further and further away from home. Due to his disabilities, he found it painful and hard to walk. He was helped by community members and reunited with his family the next day, however his home had been destroyed. Banna loves school, but sometimes gets bullied because he is different. Save the Children volunteer Akib* saw Banna and identified her needed support. Save the Children was able to provide Banna with a wheelchair and ongoing mental health support to help him cope with the bullying. Banna enjoys the exercises Akib has given him, and says they make him feel better if he is having a bad day.

Rohingya: Save the Children, i bambini rifugiati nei campi mostrano segni visibili di angoscia tra cui insonnia, incubi, depressione e autolesionismo

A quattro anni dall’esodo dei Rohingya, incendi, inondazioni e Covid-19 hanno conseguenze traumatiche sulla salute mentale dei minori

Banna*, 11, has been living in a Rohingya refugee camp in Cox’s Bazar since his family were forced to flee Myanmar in 2017. He has six siblings and is especially close with his brothers. Since living in the camp, the family has had to endure many disasters and Banna’s home has been rebuilt five times in four years because of heavy rains, winds, landslides, and fires.
During the massive fires that started in March 2021, Banna got lost and separated from his family. He tried to get away from the fire and was pushed further and further away from home. Due to his disabilities, he found it painful and hard to walk. He was helped by community members and reunited with his family the next day, however his home had been destroyed.
Banna loves school, but sometimes gets bullied because he is different. Save the Children volunteer Akib* saw Banna and identified her needed support. Save the Children was able to provide Banna with a wheelchair and ongoing mental health support to help him cope with the bullying. Banna enjoys the exercises Akib has given him, and says they make him feel better if he is having a bad day.

Dopo quattro anni da quando quasi un milione di rifugiati Rohingya è fuggito in Bangladesh dal Myanmar, una combinazione di incendi, inondazioni, cicloni e Covid-19 nell’ultimo anno ha portato a molti casi di autolesionismo tra i bambini. Questo l’allarme di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Banna*, 11, has been living in a Rohingya refugee camp in Cox’s Bazar since his family were forced to flee Myanmar in 2017. He has six siblings and is especially close with his brothers. Since living in the camp, the family has had to endure many disasters and Banna’s home has been rebuilt five times in four years because of heavy rains, winds, landslides, and fires.
During the massive fires that started in March 2021, Banna got lost and separated from his family. He tried to get away from the fire and was pushed further and further away from home. Due to his disabilities, he found it painful and hard to walk. He was helped by community members and reunited with his family the next day, however his home had been destroyed.
Banna loves school, but sometimes gets bullied because he is different. Save the Children volunteer Akib* saw Banna and identified her needed support. Save the Children was able to provide Banna with a wheelchair and ongoing mental health support to help him cope with the bullying. Banna enjoys the exercises Akib has given him, and says they make him feel better if he is having a bad day.

Gli operatori di salute mentale di Save the Children che lavorano nei campi profughi di Cox’s Bazar riferiscono che i bambini mostrano segni visibili di angoscia tra cui insonnia, incubi, depressione e autolesionismo. Secondo un sondaggio di Save the Children condotto su 141 membri del personale educativo e di salute mentale, il 35% ha affermato che i minori con cui ha lavorato hanno mostrato comportamenti autolesivi. Hanno inoltre riferito che gli incendi hanno avuto conseguenze specialmente sui minori, molti dei quali erano già fuggiti dal Myanmar a causa degli incendi e anche quest’anno hanno visto le loro abitazioni di fortuna andare in fiamme.  Nei primi sette mesi di quest’anno ci sono stati almeno 100 incendi nei campi rispetto ai soli 82 incendi avvenuti in tutto il 2020[1].

 

Banna*, 11, has been living in a Rohingya refugee camp in Cox’s Bazar since his family were forced to flee Myanmar in 2017. He has six siblings and is especially close with his brothers. Since living in the camp, the family has had to endure many disasters and Banna’s home has been rebuilt five times in four years because of heavy rains, winds, landslides, and fires.
During the massive fires that started in March 2021, Banna got lost and separated from his family. He tried to get away from the fire and was pushed further and further away from home. Due to his disabilities, he found it painful and hard to walk. He was helped by community members and reunited with his family the next day, however his home had been destroyed.
Banna loves school, but sometimes gets bullied because he is different. Save the Children volunteer Akib* saw Banna and identified her needed support. Save the Children was able to provide Banna with a wheelchair and ongoing mental health support to help him cope with the bullying. Banna enjoys the exercises Akib has given him, and says they make him feel better if he is having a bad day.

Il mese scorso le forti piogge hanno provocato frane e inondazioni nel campo, uccidendo 10 persone tra cui almeno tre bambini, distruggendo le case di fortuna di oltre 25.000 persone e colpendo più di 83.000 rifugiati Rohingya[2].

Per molti bambini gli eventi dello scorso anno hanno fatto riaffiorare traumi passati. Circa il 73% del personale ha affermato che i bambini con cui lavorano fanno riferimento a esperienze traumatiche avvenute in Myanmar quando parlano di eventi più recenti accaduti nei campi tra cui incendi e violenze tra bande.

Ruma Khondokar, specialista in salute mentale di Save the Children, ha affermato che molti bambini non riescono a riprendersi dopo le difficoltà dell’ultimo anno: “Ci imbattiamo in centinaia di bambini che sono rimasti traumatizzati da questi disastri. Dopo l’imponente incendio verificatosi all’inizio di quest’anno, i bambini hanno avuto incubi notturni sognando di non riuscire a scappare dalle fiamme. Molti avevano già visto le loro case andare a fuoco in Myanmar: immagina di vedere la tua casa andare in fiamme più e più volte. La giovane mente di un bambino non può sopportare tutto questo”.

Banna* è un ragazzo di 11 anni con disabilità motorie e la sua famiglia ha visto la propria casa distrutta diverse volte a causa di cicloni, incendi e inondazioni in quello che dicono sia stato il loro anno peggiore nei campi. A marzo la loro casa è stata distrutta da un enorme incendio divampato nel campo che ha colpito quasi 50.000 persone[3]. Hanno vissuto per più di un mese sotto una tenda di tela cerata aspettando che la loro abitazione venisse ricostruita ma dopo appena un mese dalla ricostruzione hanno visto nuovamente il loro nuovo alloggio distrutto, questa volta da inondazioni provocate da forti piogge e frane che hanno devastato il campo.

“Ho ricostruito questo riparo per un totale di cinque volte negli ultimi quattro anni. Anche quest’anno l’hanno ricostruito ma dopo due o tre giorni ha preso fuoco in un terribile incendio. L’hanno ricostruito [di nuovo] e lo smottamento causato dalle piogge l’ha danneggiato di nuovo. A causa degli incendi e del Covid-19 le persone non sono potute entrare o uscire dal campo quest’anno. Ha piovuto moltissimo e le frane hanno mietuto vittime: abbiamo sentito che delle persone sono annegate qui” racconta la madre di Banna, Rubaida*, 30 anni.

In seguito alla pandemia di Covid-19 le strutture educative hanno chiuso, causando una grave interruzione dell’apprendimento dei bambini e un ulteriore impatto sulla loro salute mentale e sul loro benessere. “Ho avuto paura di ustionarmi quando ho visto la casa in fiamme. Ho il terrore che se le fiamme divampano di nuovo non riusciremo a scappare e ci faremo male” racconta Banna, che aveva appena 7 anni quando è fuggito dal Myanmar, ed oggi è supportato dagli operatori di salute mentale di Save the Children che lo stanno aiutando a far fronte a ciò che ha vissuto.

“In quattro anni i minori Rohingya hanno sopportato più di quanto qualsiasi bambino dovrebbe affrontare in una vita intera e le condizioni in cui vivono peggiorano sempre di più. Questi bambini fuggiti dalle orribili violenze in Myanmar hanno visto bruciare o spazzare via dalle inondazioni quel poco che avevano. Oltre a tutto ciò, molti dei servizi su cui dipendevano, come il supporto alla salute mentale e la protezione per le vittime di abusi o violenze domestiche, sono stati interrotti per oltre un anno a causa della pandemia. Quasi mezzo milione di bambini sono bloccati nei campi di Cox’s Bazar e le numerose crisi che hanno dovuto affrontare dimostrano che ora più che mai hanno bisogno del nostro sostegno per sopravvivere. La comunità umanitaria ha un disperato bisogno di più fondi per continuare le nostre operazioni salvavita” ha dichiarato Onno van Manen, direttore nazionale di Save the Children in Bangladesh.

I team sanitari di Save the Children e gli operatori sanitari rifugiati stanno supportando il governo del Bangladesh per vaccinare i rifugiati Rohingya di età superiore ai 55 anni, combattere la disinformazione sul vaccino e aiutare a trasferire i rifugiati più anziani con problemi di mobilità verso i siti di vaccinazione.

Save the Children chiede inoltre alla comunità internazionale di trovare una soluzione a lungo termine alla crisi dei Rohingya che affronti le sue cause profonde e consenta un ritorno sicuro, dignitoso e volontario dei rifugiati Rohingya in Myanmar, non appena sarà possibile. L’Organizzazione esorta inoltre gli Stati membri delle Nazioni Unite a intraprendere un’azione più decisa possibile per chiedere conto agli autori delle violenze contro i Rohingya.

*nomi cambiati per proteggere l’identità

 

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