FERRAGOSTO DIVERTISSEMENT NECESSARIO

FERRAGOSTO DIVERTISSEMENT NECESSARIO

Se Giulio Cesare Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, nel 18 a. C. approvò i Consualia, feste dedicate a Conso, dio della terra, trasformandole in Feriae Augusti (riposo di Augusto, e dal suo nome designò anche il mese), evidentemente ritenne opportuna la sosta dal lavoro non solo in dicembre anche nella calura estiva, pausa di cui, però, i romani usufruivano già da remoto tempo.                                                                                                                      Le Feriae, che allora iniziavano il 1° agosto, avevano come culmine il giorno 13 dedicato a Diana, ma proseguivano poi sino alla fine del mese. Era, dopo le fatiche agricole, un periodo di pausa per i contadini, liberi di riposarsi divertendosi come gradivano, e anche per gli animali da tiro che venivano pure adornati di fiori, e i cavalli adibiti alle corse.                                                                                                                                            La Chiesa Cattolica, fissando il 15 agosto come giorno dell’Assunzione al cielo della Vergine Maria, determinò il passaggio a una festa cattolica, cui non mancò, però, di associare tradizioni profane come corse di cavalli, banchetti, musiche, canti e danze, e tutto ciò perdurò nei secoli.                                                                                       Nel periodo fascista si aggiunse anche altro che potremmo ritenere quasi come anticipazione del turismo di massa, molto attivo a partire dagli anni Sessanta. Venivano infatti, durante il fascismo, organizzate gite per il popolo a prezzi scontatissimi con banchetti gratuiti, e ciò perché tutti avessero la possibilità di visitare le città d’arte, di scoprire pure quello che della Terra non avevano mai visto, il mare, a esempio, o la montagna. Cominciò così a verificarsi che città e paesi per alcuni giorni si svuotassero dei residenti per essere animati dai visitatori. Ovviamente, negli anni del secondo conflitto mondiale, tutto venne interrotto e si visse il ferragosto, purtroppo, anche nel terrore.                                                                                                Dopo la guerra, però, con la ricostruzione e la ripresa di ogni attività, tornò la tradizione del ferragosto, anzi apparve anche potenziata con il turismo estero nelle nostre città e borghi ricchissimi d’arte e di bellezze naturali, sugli splendidi lidi dello stivale e delle isole che tanto cominciarono a offrire perché i visitatori vivessero in allegria i giorni di ferie.                                                                                                              Il ferragosto è diventato, però, godimento pure di arte, degli spazi museali e archeologici sparsi in grande quantità dal Nord al Sud d’Italia, non soltanto quindi a Roma che tutti stupisce per la varietà e la grandezza del suo patrimonio artistico.                                               E’ un tempo di arricchimento culturale e di spensieratezza, avvertito ancor più come necessità in queste ultime due estati dopo le restrizioni per il Covid 19. Si vuole dimenticare tutto, vivere i giorni beandosi di ogni bellezza, assaporando ogni cosa, prelibatezze culinarie comprese, senza pensieri, neppure quelli della bilancia, lasciandosi andare ad una condizione di piena libertà che è felicità.                              Qualcuno, Giorgio Manganelli se non erro, ha definito il ferragosto la festa del nulla. Forse, ma è il ferragosto necessario a ritemprarsi allentando le catene del quotidiano divenute nella nostra contemporaneità ancor più stressanti, e ogni tempo lo fa secondo modalità che sono proprie del tempo che è andato avanti attuando mutamenti. Alberto Moravia parlava di ‘limonari’ nella pineta e gitanti stesi sotto i pini con i transistor ad alto volume, di cartocci e bevande e… Ma erano ancora gli anni Sessanta. Oggi sulla spiaggia, in pineta o altrove si sta con lo smart, senza il quale sembra di non poter esistere, ci si rinfresca al bar del lido con bevande dai nomi insoliti, e la ragazza si guarda attorno ad ammirare il palestrato, e il ragazzo quel bikini con tanto risparmio di stoffa. Ma non guardava ugualmente il ragazzo degli anni Sessanta la bella con un costume senza risparmio di stoffa? Così sempre, anche ai tempi degli antichi romani. E poi, a ben considerare, non c’è tanta differenza da certi decenni lontani se i bimbi continuano a fare castelli di sabbia, se i ragazzi giocano col pallone e le madri andando via dalla spiaggia vestono i leggings e un top come la Bardot. Ci è capitato, tra i giornali serbati nella casa paterna, il settimanale Oggi del 17 agosto 1961 dove l’attrice francese è a Spoleto: Brigitte Bardot sembra una ragazza di questo tempo, anche se sono trascorsi sessant’anni.                                                                                                                       Per concludere, come Augusto pensiamo che la pausa ferragostana sia necessaria. Una pausa che ciascuno può vivere alla maniera più consona a sé o ricercando anche altro perché a far bene è lo stacco dalla quotidianità, quel devertere dagli schemi abitudinari che può dare anche un input maggiore al nostro cervello nella risoluzione di qualsivoglia problema.

Antonietta Benagiano

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