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Il segreto del successo di Marcell Jacobs? Non il doping ma il coaching!

Il segreto del successo di Marcell Jacobs? Non il doping ma il coaching!

Castaldo (4 MAN Consulting): “La nostra mente può essere la spinta propulsiva più potente. Raggiungere consapevolezza di sé migliora le performance sportive”. +97% di ricerche online per mental coach. In cosa consiste il metodo NeuroCoachingIntegrato, per eccellere nello sport

 

Un immenso Marcell Jacobs ha conquistato la medaglia d’oro nei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo. Prestazioni da record, cresciute nell’ultimo anno in un modo impressionante, al punto che alcuni voci autorevoli inglesi e americane, tra le quali Washington Post e Times, hanno insinuato che potesse esserci qualcosa dietro. 4 i test antidoping ai quali il campione olimpico si è sottoposto dopo la gara, tutti negativi (18 in totale dall’inizio del 2021).

 

Il dubbio è nato in parte dall’amaro della sconfitta, in parte dalla crescita delle performance di Jacobs che fino a qualche mese fa faceva tempi meno competitivi. Ma, come lo stesso atleta ha dimostrato, il doping non c’entra nulla, la spinta propulsiva più grande arriva dalla sua testa. – Spiega Roberto Castaldo, coach e formatore, Presidente e fondatore del Centro Studio Performance di 4 MAN Consulting, società di consulenza aziendale specializzata in performance management – Lui stesso ha ammesso di essersi affidato ad una mental coach che lo ha reso più consapevole, facendolo sentire più pronto e all’altezza, uno stato mentale che gli permette di godere di più di ciò che fa e di avere risultati nettamente superiori”.

 

Sono sempre più numerosi gli atleti che si rivolgono a mental coach, considerati importanti al pari del loro preparatore atletico. In effetti, i risultati portati dal lavoro sulla mente sono tangibili. Secondo un’indagine condotta dal Centro Studi Performance su un campione di 378 atleti professionisti si è riscontrato che:

  1. Per ogni euro investito in coaching c’è un ritorno sulle prestazioni 4 volte superiori,
  2. Il 78% degli intervistati ha prodotto un incremento delle prestazioni del 33% già nei primi 6 mesi,
  3. L’82% rileva un miglioramento del sonno e del benessere individuale,
  4. Il 67% dichiara di essere più proattivo anche in altri ambiti (studio, lavoro, relazioni),
  5. Il 95% dichiara di sentirsi più motivato con un livello di autostima migliore rispetto l’inizio del percorso di coaching.

 

Ovviamente, ogni individuo è unico e, in quanto tale, necessita di un percorso studiato su misura. Ma quando si segue uno sportivo professionista, è importante andare ad individuare 4 aspetti fondamentali sui quali lavorare: tecnico, tattico, fisico e mentale. – Aggiunge Castaldo – Quello mentale è un acceleratore degli altri 3, con una grande differenza perché mentre per gli altri c’è un livello di peak perfomance (massima prestazione) statico per l’aspetto mentale la peak performance è dinamica e potenzialmente è infinita. E più sale questo livello, più trascina anche gli altri 3”.

 

Come era facilmente prevedibile, i risultati di Jacobs hanno fatto crescere l’interesse nei confronti del mental coaching, al punto che le ricerche online sono aumentate di circa il 97%. Purtroppo, però, questo può comportare il rischio di imbattersi in sedicenti professionisti improvvisati, senza certificazioni, che non sono in grado di far raggiungere alcun risultato.

 

Purtroppo, questo è un tema spinoso. In Italia la figura professionale del mental coach è ancora poco conosciuta e, dal di fuori, si fatica a valutarne le reali competenze e a individuare chi fa al caso nostro. – Prosegue Castaldo – Per evitare di sprecare denaro, io consiglio sempre di studiare prima il curriculum del professionista, vedere quali approcci utilizza, fare ricerche online. Il coaching è un processo in cui coach e coachee sono sullo stesso piano con un patto di corresponsabilità, il coach è esperto del processo ed il coachee dell’azione. Per arrivare al successo serve l’impegno di entrambi. Io per diventare coach sono volato negli States nel 2008 ed oggi il mio modello del NeuroCoachingIntegrato è stato premiato più volte come quello ideale per lo sviluppo del capitale umano”.

 

Nel modello del NeuroCoachingIntegrato di Roberto Castaldo applicato allo sport si lavora su 7 fattori:

  1. Talent management: la gestione del talento, non come in passato attraverso una valutazione antropologica dell’atleta e della sua genetica, ma del suo mindset, che incide sui comportamenti,
  2. Goal Setting: gestione dell’obiettivo. La sua individuazione, dal punto di vista neuroscientifico, incide per l’80% sul successo, portando l’atleta ad un livello di focalizzazione mai vista;
  3. Time management: applicando i principi del sistema 21’, si incrementa del 38% la quantità di azioni e risultati a parità di tempo, dividendo le attività, specie quelle di allenamento, in blocchi di 21’;
  4. Intelligenza emotiva: usare al meglio la mappa delle emozioni e trovare in sé stessi alleati alla prestazione;
  5. Monitoraggio e controllo sui risultati: uso della matematica e della performance analysis;
  6. Presenza di un mentore: una figura esperta di coaching all’interno dello staff è la chiave per la svolta di molti campioni, svolgendo un lavoro in sinergia per l’atleta e sull’atleta;
  7. Multidisciplinarietà: punti di vista nuovi creano un vantaggio competitivo e comportamenti nuovi portano a nuovi percorsi neurali che favoriscono le Peak Performance.

 

Photo credit: Facebook CONI

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