Site icon archivio di politicamentecorretto.com

ROMA CELEBRA DANTE ALIGHIERI COL SESTO CENTENARIO

ROMA CELEBRA DANTE ALIGHIERI COL SESTO CENTENARIO

Già chiusa la grandiosa Mostra ai Musei S. Domenico di Forlì, celebrativa dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri con opere di altissimo rilievo provenienti da Musei italiani ed esteri. Restano nelle città italiane, da Firenze a quelle dell’esilio del Sommo Poeta, altre Mostre. Ci sono anche a Roma, in successione cronologica, le quattro Mostre proposte dall’Accademia Nazionale dei Lincei: Il Trittico del Centenario Leonardo 1919, Raffaello 1920, Dante 1921; La biblioteca di Dante; La ricezione della Commedia dai manoscritti ai media; Con gli occhi di Dante.                                                                                                              La prima Mostra, visitabile fino al 13 gennaio 2022 al Palazzo della Farnesina, attraverso una serie di pubblicazioni rare delle opere dantesche, di riviste e cartoline con raffigurazioni di scene dei tre regni ultraterreni, con documenti vari e libri di saggistica, ripropone per il settimo centenario della morte del Sommo Poeta le celebrazioni del 1921.                                                                                                                                     Allora vennero ufficialmente aperte un anno prima, il 14 settembre 1920, da Benedetto Croce (è presente alla Mostra il suo Saggio La poesia di Dante), Ministro della Pubblica Istruzione che al discorso celebrativo fece seguire, con la “legge Croce” del 1921, ingenti risorse (1 milione e 200 mila lire) da destinare al decoro dei monumenti ravennati, tra cui il restauro della Sala Classense, denominata poi Sala Dantesca dove si trova la più importante biblioteca d’Italia a soggetto dantesco. Ad  essa aveva molto contribuito Leo Samuel Olschki, editore italiano di origine prussiana, con la cessione delle sue preziose raccolte librarie.                                                                                                        Lo Stato Italiano decretò inoltre il 14 settembre 1921 festa nazionale. Il sesto centenario della morte di Dante venne inoltre commemorato anche a Ginevra presso la Società delle Nazioni, fondata il 1919 come prima organizzazione intergovernativa volta al benessere di tutti gli esseri umani.                                                                    Gli Stati erano appena usciti dal terribile conflitto che aveva falciato milioni di uomini, distrutto economie e risorse, accresciuto gli odi con i pesanti Trattati di pace che a distanza di due decenni sarebbero esplosi in una nuova disastrosa guerra mondiale.                                                                                                               Situazione molto difficile in Italia con un dopoguerra di profonda crisi economica, politica e sociale, con caos organizzativo, prodromi tutti delle esperienze che si sarebbero vissute negli anni successivi.                                                                                                                                       La Belle Epoque era ormai lontana, permaneva tuttavia quello spirito che era appartenenza, identità, anche valorizzazione dell’arte, della terra che Dante Alighieri aveva per primo unito nella lingua e appellato giardino d’Europa.                                 Diverso il nostro tempo: quello spirito è nel mondo occidentale ovunque venuto meno all’avanzare della globalizzazione, del pensiero unico.  Ma non sono scomparse le crisi, continuiamo a vivere la guerra sotto nuove forme, il respiro incerto del dopoguerra, poi di nuovo la guerra e il dopoguerra, in un continuum che non sembra avere termine. Siamo, a causa del virus, ma non solo per esso, equilibristi sul filo che non riescono a raggiungere la sponda della sicurezza. Nulla più può darcela se l’estremamente piccolo mutando sopravvive, continua ad aggredire.                                                                                                                      In questi ultimi mesi stasi, un nuovo dopoguerra, ed è forse per questo che si sta al Palazzo della Farnesina celebrando il settimo centenario della morte di Dante Alighieri riprendendo quanto fu a celebrazione in quel dopoguerra che, pur con le molteplici problematiche, inneggiava, però, anche attraverso le celebrazioni di Dante Alighieri, Poeta italiano di rilievo universale, alla fine dell’incubo della prima guerra mondiale.                                                                                                                          Terribile lezione la guerra, di qualsivoglia genere essa sia, ma non si tiene, purtroppo, a mente.

Antonietta Benagiano

Exit mobile version