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Femminicidi pachistani e femminicidi italiani

Finalmente qualcuno ha capito
«Paolo Del Debbio: “Non ho visto manifestazioni o manifesti firmati dagli intellettuali, tutto questo mi fa molto arrabbiare”. Mario Giordano: “Sono indignato. Dove sono le femministe? Dove sono quelli che scendono in campo per i diritti delle donne?”. Matteo Salvini: “Serve alzare la voce contro chi fa finta di niente o derubrica la vicenda a semplice femminicidio”. Ritanna Armeni: “Non abbiamo detto nulla su Saman per un razzismo sottile”. Nel nostro bel paese uomini italiani commettono spesso, troppo spesso, “semplici femmincidi”, e alle volte uccidono anche i figli, però a me non sembra che ogni volta ci siano state manifestazioni o manifesti firmati da intellettuali, non mi sembra che ogni volta Ritanna Armeni abbia fatto sentire la sua voce. Quindi non si comprende perché solo in questo caso si sia sentita la mancanza di proteste, manifestazioni e manifesti».
Questo scrivevo più di un mese fa su diversi siti internet. Ho ripetuto i concetti più volte in articoli successivi, e finalmente qualcuno ha capito. Piero Sansonetti, qualche sera fa, in una delle tante trasmissioni televisive cosiddette di approfondimento, ha detto nella sostanza le stesse cose. Non ha osato dire, o forse non ci ha pensato, che da un punto di vista morale, gli uccisori della ragazza pachistana, sono meno colpevoli degli uomini italiani che uccidono la compagna e alle volte anche i figli propri e della compagna. Gli assassini italiani, infatti, sono consapevoli di compiere il male, a differenza degli uccisori di Saman, che hanno compiuto l’orrendo delitto, persuasi di fare cosa giusta, magari gradita ad Allah.
Renato Pierri

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