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Voglia di federazione

di Francesco S. Amoroso

 

Recentemente nel dibattito politico la parola più in voga è federazione.

Il termine designa una struttura organizzativa unitaria, che dovrebbe riunire i partiti facenti parte di uno schieramento, che in essa confluirebbero.

Ha iniziato a parlarne il leader della Lega Matteo Salvini, con il suo progetto di accorpamento di Lega e Forza Italia.

Se ne parla anche nel centrosinistra, come per osmosi, per federare il fronte dei riformisti, ma in questo ambito le proposte sono varie.

Il Ministro del lavoro Andrea Orlando ha proposto la formula dell’Unione, Carlo Calenda ha proposto un fronte unitario degli anti sovranisti, il leader del PD Enrico Letta vuole creare una nuova coalizione di centrosinistra.

Un tema cruciale in vista delle prossime elezioni politiche, che ha in sé un indubbio pregio, quello di semplificare il quadro politico, oggi frammentato, nella direzione di un vero bipolarismo, mai attuato concretamente nel nostro Paese, per giungere auspicabilmente ad una riforma della legge elettorale, altro tema nell’agenda politica, in senso maggioritario, per dare così all’Italia esecutivi stabili.

Purtroppo con 66 governi l’instabilità politica è divenuta un elemento fondante ed endemico della storia repubblicana italiana: in media ogni esecutivo è rimasto in carica per circa 1,2 anni, e ogni legislatura ha visto nascere 3,6 governi diversi.

I modelli virtuosi cui attingere sono senza dubbio gli Stati Uniti e il Regno Unito, che vedono fronteggiarsi in una logica di alternanza, due blocchi contrapposti: repubblicani e democratici negli USA, mentre in Inghilterra, conservatori e laburisti.

I detrattori del sistema maggioritario obiettano che il nostro Paese non può ridursi politicamente a uno scontro tra due partiti, perché abbiamo al nostro interno una molteplicità di realtà, e territori differenti, e ben oltre 8.000 comuni, che impediscono una “reductio ad unum” del quadro politico, spingendo così nella direzione di un proporzionale, che meglio ci rappresenterebbe, sebbene con i dovuti adattamenti e correzioni.

Ma questa è la strada maestra per modernizzare politicamente post pandemia l’Italia, non solo attraverso il Recovery Plan, e superare una legge elettorale che se non modificata ci costringerà sciaguratamente a votare prossimamente con un sistema per coalizioni, spesso eterogenee, un sistema che, oltre ad aver dato prova di instabilità, nel mondo nessuno ci invidia.

Merita invece considerazione la proposta di federazione che garantisca unità di azione alle forze politiche, per proporre così al nostro Paese un credibile, moderno e alternativo disegno di governo.

L’obiettivo della proposta di federazione rivolto ai partiti è quello di unirsi per lavorare insieme, superando i personalismi e l’eccessiva attuale frammentazione che rende l’interlocuzione fra di essi più complicata.

Per correttezza di informazione si sono registrate, e si registrano, pareri contrari alla proposta federativa all’interno dei due schieramenti.

Salvini, Berlusconi, Meloni, Letta, Speranza, Calenda, Sala, Bonino, Renzi sapranno unire le loro forze?

Lo scopriremo nei prossimi mesi.

 

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