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BUILDINGBOX Da domani al 30 luglio l’installazione di Delphine Valli per il ciclo ‘La forma dell’oro’

Settima artista Delphine Valli

Cosmic Attraction, 2021

Da sabato 3 a venerdì 30 luglio 2021

 

Delphine Valli, Cosmic Attraction, 2021, ottone, argento, acido, fuoco, pioggia, 299 x 35 x 35 cm
BUILDINGBOX presenta dal 3 al 30 luglio 2021 un’opera di Delphine Valli (Champigny-sur-Marne, Francia, 1972), settima artista de La forma dell’oro, progetto espositivo annuale a cura di Melania Rossi, che indaga l’utilizzo dell’oro nella ricerca artistica contemporanea attraverso le opere di dodici artisti invitati a misurarsi con il tema prescelto. Le installazioni sono visibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dalla vetrina di via Monte di Pietà 23 a Milano.

 

Concepita dall’artista come opera site specific, la scultura vuole innescare un gioco sottile tra ciò che è immediatamente visibile e ciò che è assente, tra materiale e immateriale, mandando in cortocircuito il meccanismo automatico con cui interpretiamo un oggetto in uno spazio.

 

La pratica artistica di Delphine Valli ricerca da sempre le tensioni, i confini e le relazioni inaspettate tra l’opera e il luogo in cui si trova, mettendo in dialogo elementi architettonici, parti scultoree, geometrie dipinte e il vuoto come dimensione poetica di osservazione. L’artista crea forme ambigue e instabili, che seppur con un’estetica pulita e minimale, pongono l’osservatore nella “scomoda” posizione di ricercare punti di vista diversi, instaurando un rapporto inedito con la realtà conosciuta. Il concetto di “non definito” è centrale nei lavori di Delphine Valli, il potenziale insito nelle forme aperte favorisce letture e significati multipli che l’artista ricerca senza mai provocare o forzare, ma piuttosto minando, delicatamente, la solidità delle cose. Le installazioni sono spesso accompagnate da testi scritti dall’artista, che ci invitano ad uscire da interpretazioni prestabilite.

 

Nel caso di Cosmic Attraction, la geometria scultorea sospesa nello spazio della vetrina manca di alcune parti che l’occhio dell’osservatore tende a completare in maniera automatica. Nel notare questo meccanismo della visione, passiamo dall’attenzione al dettaglio alla visione d’insieme e viceversa, cercando strategie percettive per raggiungere un nuovo punto di equilibrio. Il colore oro emerge tra le ossidazioni dell’ottone, ottenute dall’artista usando acidi, fuoco e acqua piovana; le reazioni del metallo possono essere controllate solo in parte e proprio in questa casualità guidata sono sottese la poetica e l’estetica del lavoro.

 

L’oro stesso, che riesce a raggiungere la superficie della Terra dalle regioni più profonde del pianeta, sarebbe stato originato da uno scontro cosmico non ancora del tutto spiegato. Interrogandoci sulla sua natura alchemica, siamo inevitabilmente portati a chiederci da dove veniamo, dove stiamo andando. Il testo Dark Matter – che accompagna l’opera fisica ed è leggibile di seguito e attraverso il QR code stampato sulla vetrina – descrive il nostro camminare nella realtà quotidiana e allo stesso tempo ci invita ad elevare la nostra visione dalla strada fino alle stelle.

 

Nel lavoro di Delphine Valli l’oro non è mai “vero”, che sia vernice spray, ottone o bronzo, è usato dall’artista per evocare il mistero del cosmo e dell’esistenza.
Niente è meno certo dell’improbabile, meno ovvio dell’imprevisto e a volte tutto è arido, camminiamo per le strade, sui marciapiedi, concepiamo muri, cartelli, semafori, negozi, taxi, ombrelli, ruote, fiori, agende, borse, occhiali, targhe, ecc. non concepiamo nient’altro al di là di questo orizzonte solido e fattuale, sta tutto lì, nel mondo comune – finito, definito, determinato, ineluttabile.

Rimaniamo materialisti, per carità, ma per guadagnare un po’ di altezza, ci ricordiamo che siamo su un pianeta, in una galassia, che ci sono cento miliardi di pianeti nella nostra galassia, che ci sono forse due trilioni di galassie nell’universo, lune, comete e stelle a bizzeffe… ma non cambia nulla. Siamo tanto stupidi quanto un martello senza chiodi o un pozzo senza fondo.

BUILDINGBOX dedica la stagione 2021 al progetto La forma dell’oro, un’esposizione in dodici appuntamenti con cadenza mensile, a cura di Melania Rossi.

La mostra vuole dare una panoramica sull’utilizzo dell’oro nella ricerca artistica contemporanea, attraverso dodici installazioni di artisti che alludono al “re dei metalli” con modalità e pratiche diverse.

Definito “carne degli dei” dagli antichi egizi, oggetto simbolo della discordia nel mito greco, l’oro diviene nell’interpretazione cristiana sia emblema della manifestazione divina, sia incarnazione della vanità terrena e dei vizi umani. Un fatto è certo: nel corso dei secoli, questo elemento naturale ha conservato un alto valore espressivo tanto nella sfera del sacro, quanto in quella del profano. Nella tradizione rappresentativa, l’oro è definito da una polifonia di metafore che vanno dal divino al demoniaco, dallo spirituale al materiale, dalla perfezione alla corruzione. Lo spettro della sua potenza simbolica è tale da arrivare persino ad alludere all’assenza, alla negazione dello spazio-tempo e della gravità.

 

I pittori d’epoca medievale e del primo Rinascimento se ne servivano per rappresentare ciò che eccede la realtà materiale e supera l’uomo. L’aura mistica propria di tecniche antiche quali il fondo oro, il lustro e la doratura rappresentano l’imprescindibile punto di partenza per tutti gli artisti che ancora oggi scelgono di inserire quest’elemento nella loro prassi artistica.

Che tipo di fascino esercita l’oro nel mondo odierno? A quali scopi se ne serve l’arte contemporanea?

Tutti lucenti nella loro doratura, le opere e i lavori site specific degli artisti selezionati da Melania Rossi (in oro vero o falso, oppure in bronzo, ottone, plastica, ceramica, vetro, carta) richiamano inevitabilmente la tradizione storico-artistica, portando al contempo la personale ricerca di ogni autore. Ciascun artista offre infatti un punto di vista diverso sul metallo nobile, osservato con seduzione alchemica o volontà dissacratoria. Alcuni, considerandolo un colore, ne hanno studiato le proprietà pittoriche; altri, considerandolo un materiale plastico, ne hanno indagato le potenzialità scultoree. Altri artisti, invece, hanno operato dei ribaltamenti di senso rispetto ai significati mitici, filosofici e letterari assunti dall’oro lungo le epoche.

 

La forma dell’oro è dunque una mostra fatta di eccezioni: qui, è tutto oro quel che luccica.

La mostra si compone di un’installazione al mese per dodici mesi, visibile 7 giorni su 7, 24 ore su 24, nella vetrina BUILDINGBOX. Un confronto senza pause tra diversi ed eccellenti modi di intendere l’aurum, metallo nobile, eterno e incorruttibile nella sua natura più pura.

La forma dell’oro

a cura di Melania Rossi

da gennaio 2021

1.        Paolo Canevari, Monumenti della Memoria (Golden Works) (2019). 12 gennaio – 10 febbraio

2.        Emiliano Maggi, Horned Vessel (2021), Horned Mirror (2021), Golden Worn (2020). 11 febbraio – 9 marzo

3.        Rä di Martino, Allunati #19 (2021). 10 marzo – 8 aprile

4.        Antonello Viola, Isola di Favignana 1 – Oro, turquoise, azzurro reale chiaro e giallo di Napoli (2019-2021), Isola di Favignana 2 – Oro, turquoise, elio green e giallo di Napoli (2019-2021). 9 aprile – 6 maggio

5.        Jan Fabre, A Devilish Ashtray (2020). 7 maggio – 4 giugno

6.        Davide Monaldi, G.O.A.T. (2021), Weightlifting for dandy (2018). 5 giugno – 2 luglio

7.        Delphine Valli, Cosmic Attraction (2021). 3 – 30 luglio
 

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