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IL PUNTO   n. 819 del  11 giugno 2021  di MARCO ZACCHERA

SOMMARIO: FEDERAZIONE A DESTRA? – AFGHANISTAN ADDIO – PALAMARA ALL’ITALIANA – SARDINE IN SCATOLA – “NON LEGGETE LA MELONI!” – BOOKING EVADE – I CONTI DEL MAGGIORE  –

 

FEDERAZIONE LEGA-FI ?

Il primo dato incerto che pesa sull’ipotetica federazione tra Lega e Forza Italia sono le condizioni di salute “vere” di Silvio  Berlusconi che è apparso in pubblico per pochi minuti il giorno delle consultazioni con Draghi ai primi di febbraio e poi non è visto più, con i media che ripropongano video con vecchi spezzoni di repertorio (su Mediaset anche di una ventina d’anni fa, l’effetto a volte è un pò patetico…).

Se anche i PM del “Ruby ter” hanno acconsentito a rinvii delle udienze per motivi di salute significa – temo – che il Cavaliere stia piuttosto male e che quindi questo suo appello a Salvini (accolto malissimo in ampi settori di FI) sembra un pò un suo canto del cigno. In altre parole si ammette l’imbarazzo di Arcore su chi dovrebbe prendere le redini del partito all’eventuale ritiro del leader, con il rischio di uno sfaldamento generale.

Auguri a Berlusconi, convinto che l’idea di un “patto federativo” nel centro-destra farebbe bene alla coalizione e per accrescere il suo peso all’interno del governo, anche se Giorgia Meloni resta la convitata di pietra, con l’evidente anomalia di una separazione a Roma rispetto rispetto allo schieramento che governa regioni e città.

Un patto federativo non è una fusione (che in termini di voti non ha mai pagato nella storia politica italiana) ma può essere utile per stendere una buona e condivisa piattaforma programmatica. A quel punto non sarebbe una bestemmia se il “patto” si allargasse anche la Meloni che vive (bene) anche di quotidiani distinguo tattici, ma senza sostanziali divergenze sulle cose importanti, come invece avviene per l’asse M5S-PD che spesso sembrano divisi su tutto. D’altronde è evidente che restando divisi si raccolgono più voti, ma se il centro destra vuole governare deve trovare comunque una comune intesa strategica.

Intanto per le amministrative di Roma  non credo che “Il ticket Michetti-Matone” sia una scelta vincente. Evidentemente non c’è in giro niente di meglio, ma esprimo preventive ed ampie riserve sulle possibilità di un successo. Vedremo i risultati finali, è inutile che ripeta come bisognerebbe smetterla di calare candidati dall’alto: i salotti di Porta a Porta – cui è abituata la Matone – non sono esattamente  i problemi concreti della  borgata romana di… Primaporta!

Per le elezioni di Torino – visto che alla fine si è confermato l’imprenditore Paolo Damilano – c’è da chiedersi invece perché allora non lo si sia annunciato ufficialmente già mesi fa permettendo così una più organizzata campagna elettorale dovendo far crescere da zero, come quasi sempre, candidati sostanzialmente sconosciuti all’elettorato.

Infine su Milano – città che il centro-destra avrebbe potuto vincere – permane invece una nebbia tutta meneghina: forse alla fine uscirà candidato Maurizio Lupi per disperazione: persona che stimo, ma “minestra riscaldata”  che – contro un Sala osannato e spinto dai media – temo che difficilmente sarà vincente.

 

AFGHANISTAN ADDIO

Con poche fanfare e molto imbarazzo anche gli italiani se ne vanno dall’Afghanistan.

Sono passati 20 anni dall’11 settembre 2001 e dalla scelta USA di combattere i terroristi nei loro santuari al centro dell’Asia, ma la “grande coalizione” torna a casa con la coda tra le gambe senza aver raggiunto i suoi obiettivi.

Nonostante i 3.232 soldati rimasti sul terreno (53 italiani) e una spesa enorme, il tentativo di restituire all’Afghanistan i connotati di una democrazia è clamorosamente fallito. Si torna a casa con al seguito circa 700 civili afghani che hanno collaborato con le nostre truppe in questi anni, ma che – rimasti senza protezione – rischiavano di essere uccise. Anche questo conferma che la “vernice” di una normalità afghana evaporerà in poche settimane e le milizie islamiche torneranno presto a controllare l’intero paese. 20 anni sono passati invano.

 

PALAMARA  ALL’ ITALIANA

Magnifico, finirà come nei film: il “trojan” inserito nel telefonino dell’ex giudice Palamara che ha intercettato quintali di porcherie all’interno della Magistratura (inspiegabilmente funzionando però solo a tratti e tacendo quando al telefono c’erano alcuni pezzi grossi…) pare ora che non fosse inserito con le autorizzazioni corrette e quindi non varrebbe più come “prova”. Conseguentemente se le prove non contano la corruzione non esiste, il problema è risolto, giustizia è fatta. (!!)

Circa invece la vicenda legata a Davigo, CSM, presunta loggia massonica “Ungheria” e rapporti con la Procura di Milano, l’arresto dell’avv. Amara per la vicenda Ilva di Taranto crea ulteriore confusione. L’ideale per garantire tempi lunghi, pressioni, ritrattazioni e potenziali insabbiamenti, mentre intanto si indaga anche sui PM milanesi che avrebbero nascosto prove a favore degli imputati nel mega-processo ENI.

Begli esempi per la credibilità della categoria…

 

SARDINE IN SCATOLA

Non avete più avuto notizie delle “Sardine”? Tranquilli, aspettano silenziose sott’olio in attesa delle prossime necessità elettorali del PD. Apparse in Emilia per raddrizzare una campagna regionale a rischio sconfitta, sono state poi surgelate apparendo brevemente giusto in tempo per occupare (in tenda!) sotto i riflettori TV la sede centrale del PD durante il giro di valzer che serviva per cacciare Zingaretti.

Adesso sono state rimesse temporaneamente in scatola in attesa delle prossime elezioni e attendiamo con fiducia, anche se ora c’è la complicazione del (per loro) “disgustoso Salvini” temporaneamente alleato proprio del PD.

Ci vorrà un po’ di pazienza per riciclare gli slogan, ma tenete pronto l’apriscatole: altre elezioni si avvicinano.

 

LA MELONI DELLA DISCORDIA

L’ idea dei giovani di Fratelli d’Italia di Verbania di regalare una copia del recente libro autobiografico di Giorgia Meloni alle biblioteche degli istituti superiori della città ha scatenato un putiferio perfino a livello nazionale, sottolineando anche il livello di insofferenza che gira dalle parti del PD.

L’assessore comunale piddino alla cultura, Riccardo Brezza, si è infatti scagliato con parole di fuoco contro l’iniziativa, dichiarata “Un atto di provocazione politica che supera ogni limite” e poi “Esprimo tutta la mia contrarietà verso questa proposta che non ha alcuna possibilità di essere realizzata” “Quindi per quanto di mia competenza la biografia di Giorgia Meloni continuerà a rimanere fuori dalle scuole verbanesi”.

Assessore, ma da quando in qua regalare un libro è diventata una così grave provocazione politica?

A parte il fatto che le scuole superiori della città non sono di sua competenza (e l’interessato dovrebbe saperlo) sono rimasto esterrefatto dai suoi post, avendolo sempre considerata una persona seria. D’altronde nessuno è o sarà obbligato leggere il libro, ma perché addirittura vietarne la diffusione – non si sa in base a quale norma – impedendo alle biblioteche scolastiche di ricevere il piccolo omaggio?

Ognuno legge (o dovrebbe leggere) quello che vuole e credo che in una società libera una lettura non può e non deve essere preventivamente censurata, altrimenti sarebbe lecito sostenere che proprio l’assessore alla cultura (!) della nostra città si arroga lui stesso il diritto alla censura, il che sembra francamente un assurdo controsenso.

Questo atteggiamento non fa però che confermarmi come spesso a sinistra ci si arroghi il diritto di pensare per tutti e a spingere sempre per una lettura dei fatti, della politica, della storia solo e soltanto a senso unico.

Brezza si è mai chiesto quanti libri, interviste, dibattiti, mostre, conferenze si siano tenuti nelle scuole cittadine senza contraddittorio e con “invitati” tutti sempre (o quasi sempre) legati alla SUA parte politica? Si è mai posto il problema dei “Consigli di Istituto” che regolarmente – spesso in nome del “A scuola non si fa politica” – non accettano contraddittorio, ma spalancano le porte solo all’ANPI, alla Casa della Resistenza ed alle altre associazioni, autori, intellettuali, giornalisti, magistrati tutti o quasi sempre di sinistra?

Alla faccia del pluralismo: perfino un libro regalato adesso  disturba!

Suvvia, assessore, ammetta sportivamente che i giovani di Fd’I si sono dimostrati più svegli di lei e – visto che lei notoriamente “studia da sindaco” della nostra città – non si renda ridicolo e piuttosto accetti sempre il confronto: certi suoi toni richiamano altrimenti lo stalinismo o la Corea del Nord, oltre a nefasti altri regimi che – dei libri – facevano falò.

 

BOOKING PRENOTA … MA NON PAGA!

Molti usano “Booking.com” per prenotare le vacanze, pochi sanno che le aziende intermediarie come queste guadagnano un sacco di soldi ma NON pagano le imposte sul reddito e, come sta emergendo, Booking addirittura evaderebbe anche l’IVA.

Pensate che solo in Italia “Booking.com” “gira” circa 700 milioni con UNA PROVVIGIONE NETTA, OVVERO UN PROFITTO, che sfiora i 120 MILIONI DI EURO. Redditi tutti esentasse perché la sede di Booking è all’estero, anche se i profitti sono generati in Italia: un aspetto che come commercialista mi fa impazzire visto che va contro i principi contabili corretti.

Siccome non bastava, pare che la società (che in Italia non ha neppure nominato un rappresentante fiscale) non pagasse neppure parte dell’IVA. Pochi turisti sanno tra l’altro che –  a dispetto della pubblicità ingannevole dei “portali” – su quanto pagato tramite Booking alle strutture ricettive il “pizzo” imposto da questi colossi è del 18%. Un consiglio: la prossima volta non fatevi fregare e prenotate direttamente: sicuramente risparmierete qualcosa e non manderete parte dei vostri soldi in un paradiso fiscale.

Anche per questo motivo plaudo alla decisione di principio del G7 di far pagare delle imposte minime a tutte le multinazionali, ovunque abbiano la propria sede fiscale.

 

VERBANIA: IL CEM-MAGGIORE VA ALLA CORTE DEI CONTI

Un gruppo di consiglieri di minoranza di Verbania hanno chiesto alla Corte dei Conti di verificare alcuni aspetti della realizzazione del teatro “Maggiore” (ex CEM) da me fortemente voluto quando ero sindaco e che – ad ormai cinque anni dall’inaugurazione ufficiale – sembra essere tuttora senza certificato antincendio e privo di abitabilità definitiva.

Se la Procura di Verbania avesse voluto trovare il tempo di approfondire gli esposti che a suo tempo avevo presentato ed avesse interrogato le persone che spontaneamente volevano essere ascoltate in merito forse molti dubbi che tuttora permangono sarebbero stati risolti da tempo.

Purtroppo mai nessuno “E’ profeta in patria” e intanto in questi anni la polvere si è accumulata sulle carte, sui fornitori, sui bandi (?) della direzione artistica…

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                                                                            MARCO ZACCHERA

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