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Iran: un rinnovato appello per informazioni sul prigioniero politico Arzhang Davoodi e per salvargli la vita

Nel settembre 2020, dopo il deterioramento delle condizioni del prigioniero politico Arzhang Davoodi nella prigione di Zabul, la Resistenza iraniana ha sollecitato le Nazioni Unite e il suo Alto Commissario per i Diritti Umani a visitarlo nella prigione in Iran. Negli ultimi nove mesi non sono state fornite informazioni certe sulle sue condizioni e sulla sua salute. Secondo gli ultimi rapporti, è detenuto in isolamento nella prigione di Gohardasht.

Arzhang Davoodi, 68 anni, laureato in Ingegneria meccanica e gestione industriale all’Università del Texas, è detenuto nelle condizioni più spaventose da 18 anni senza i diritti minimi e nemmeno un solo giorno di riposo. È stato frequentemente trasferito da una prigione all’altra, da Evin a Gohardasht, Ahvaz, Bandar Abbas, Zabul, e sottoposto a torture e vessazioni per spezzarlo.

Davoodi fu incarcerato nel 2003 con l’accusa di “aver offeso Khamenei”. Il regime continua a torturarlo a causa della sua resistenza e perseveranza. Inizialmente era stato condannato a 15 anni di carcere e a cinque anni di negazione dei diritti e deportazione nel sud dell’Iran. In seguito è stato condannato ad altri cinque anni di carcere con l’accusa di sostenere l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK).

Nel 2018, dopo essere stato convocato da Mohammad Khosravi, il capo della prigione di Zahedan, Davoodi ammanettato fu spinto giù per le scale dal secondo piano dal vicedirettore del carcere Gholamreza Qadir. Come risultato di questo atroce crimine, ha avuto una spalla ed entrambe le gambe fratturate e le vertebre lombari gravemente ferite, al punto che non può più camminare e deve usare un deambulatore per il resto della sua vita. Ha fatto lo sciopero della fame molte volte.

La Resistenza iraniana chiede informazioni sul prigioniero politico Arzhang Davoodi e che gli siano consentite cure mediche urgenti e il ricevere visite dei suoi familiari. La Resistenza iraniana esorta il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite ad agire per salvargli la vita e ottenere il suo rilascio dopo 18 anni di prigionia crudele e disumana.

Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI)

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