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 GENDER BALANCE. Perché le donne nell’industria musicale sono solo il 27% tra gli artisti, il 12,5% tra i compositori e il 2,6% nella produzione?

 

 

Una ricerca promossa dal SAE Institute

 indaga sulle cause psicologiche, sociali, culturali ed economiche

che generano questo gap.

 

I risultati saranno resi noti venerdì 4 Giugno 2021

 

Sul tema anche una pubblicazione scientifica e un libro per bambini

“per portare alla musica le nuove generazioni”.

www.sae.edu/ita/it

 

L’industria musicale anche nel 2020 è cresciuta segnando un aumento dell’1,4% in Italia e del  7,4% nel mondo (Dati FIMI).

Nelle industrie dell’intrattenimento questo comparto, nonostante sia poco strutturato, scarsamente regolamentato, per certi versi chiuso e poco riconosciuto come ambito lavorativo professionale, offre in realtà le maggiori possibilità di impiego.

Solo per gli uomini però. Le donne ovunque, l’Italia non fa eccezione, rappresentano appena il 27% tra gli artisti, il 12,5% tra i compositori di testi e musica e il 2,6% nella produzione (dati IMAE). Se guardiamo alle incisioni complessive, abbiamo 91,85% di brani maschili contro l’8,15% di brani femminili (dati IMAIE 2020).

 

Per andare al cuore di questa disparità, l’Accademia dei creative media SAE Institute di Milano ha realizzato uno studio qualitativo, il primo del genere, coinvolgendo più di 40 professionisti del settore. A partire dalla cornice dell’industria musicale nel suo complesso, attraverso uno sguardo sia psicologico che sociale, culturale ed economico, la ricerca ha cercato le risposte a tre quesiti di fondo: come viene vissuta la disparità da chi è parte dell’industria? Come si può superare? I dati dicono che le cose stanno cambiando: a che punto è il processo?

Le interviste sono state rivolte a donne con carriera consolidata nei diversi ambiti dell’industria musicale e a figure junior, poi anche a uomini professionisti, esperti, perfomer.

Ne è emerso uno quadro a 360 gradi del mercato di riferimento, in bilico tra arte/cultura (quindi non connesso a un contesto di business) e professionalità: il settore viene descritto come italianocentrico, in ritardo sull’adeguamento tecnologico, frammentato e legato al concetto di musica come passione della vita e non come mestiere. Fattore che discrimina le donne in quanto esse possono nella maggior parte dei casi, al massimo, dividersi tra famiglia e lavoro, dove lavoro sta per occupazione regolamentata e non fagocitante le 24 ore.

L’accesso e il successo sembrano condizionati all’adesione ad uno stereotipo di ‘donna artista’, che interpreta le canzoni e mette la propria immagine al servizio della musica.

In seno all’industria discografica, le donne sono presenti soprattutto nella promozione e nella comunicazione; ad oggi altri ruoli sia artistici sia professionali fanno fatica ad affermarsi.

SAE Institute Italia, che fa parte del network globale Navitas (Australia), presente in 26 Stati con oltre 50 campus, nel 2021, per i 25 anni di attività nel nostro Paese, dedica al Rispetto della diversità un ricco programma di iniziative tra le quali appunto questa indagine sul gender balance in ambito musicale.

 

I lavori sono stati coordinati dalla profssa Alessandra Micalizzi, psicologa, PhD in comunicazione e nuove tecnologie e in SAE module leader per il corso Information Communication and Professional Practice del Bachelor of Arts in music business.

Hanno fatto parte del teamwork, quali Junior researcher, Carolina Bollani e Giulia Franceschini, membri dello staff del campus, e gli studenti Ludovico Rebecchi e Stefano Sestani; inoltre, per sample recruitement & supervision, Anna Zò, project manager in Music Innovation Hub (MIH) e Docente SAE per i corsi Industry Overview e Information Communication and Professional Practice nel Bachelor of Arts in Music Business.

 

I risultati saranno resi noti venerdì 4 Giugno con l’evento on line aperto a tutti, dal titolo “Women in music, progetti e riflessioni sull’industria musicale italiana”, ore 10-12,30.

Output dello studio: la profssa Micalizzi firma la pubblicazione scientifica “Women in music. Analisi socio-culturale del gender gap nell’industria musicale“, volume edito da Franco Angeli, e ha curato il libro per bambini Viola fa la musica‘, edito da Homeless Books, scrivendone anche i testi; le illustrazioni sono di Eveline Bentivegna e  la prefazione di Laura Gramuglia, speaker radiofonica per Radio Capital.

 

Commenta Alessandra Micalizzi;Come docente nei percorsi di produzione audio e  music business al SAE Institute, sono testimone di una disparità di genere in termini numerici per lo meno tra i miei studenti, dove prevalgono in modo preponderante i ragazzi.

SAE quale realtà inserita in un contesto internazionale, è impegnata ad applicare policy di gender equality anche all’interno del suo staff. Insomma, è un tema che ci sta molto a cuore ed per questo che la ricerca ha goduto di un ampio sostegno interno.”

Dichiara il Campus Manager Francesco De Giorgio “Da sempre sosteniamo la stretta connessione tra società e industria culturale e creativa ed educhiamo i nostri studenti all’attivismo per i diritti sociali e al rispetto, uno dei sei valori fondamentali di SAE Institute e Navitas insieme a resilienza, avventura, genuinità, convinzione e rigore.”

 

 

SAE Institute Milano – Profilo

SAE Institute è un network globale, parte di Navitas Pty Limited,  leader  nella formazione dei creative media con oltre 50 campus in 26 Paesi. SAE Italia s.r.l. International Technology College ha sede a Milano, in via Domenico Trentacoste 14. Inaugurata nel 1996 con un solo corso di Produzione Audio, ha consolidato negli anni la propria esperienza e le relazioni con i partner dell’industria. Il successo dei propri percorsi formativi ha consentito di estendere l’offerta all’ambito cinetelevisivo, all’animazione 2D/3D, al mondo games e al music business. (https://www.sae.edu/ita/it/chi-siamo). Dal 2017 SAE Italia rilascia titoli di diploma accademico di primo livello dei corsi in Produzione Audio e Produzione Video.

 

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