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Contro la diseducazione finanziaria e l’uso eccessivo del prestito nasce Liberi dal debito, l’associazione per uscire dal tunnel dei debiti

Soluzioni concrete per aiutare chi crede di aver perso tutto e non avere via d’uscita. Sono troppe le persone che non riescono a onorare i propri debiti, arrivando persino a contemplare il suicidio, una situazione peggiorata con la Pandemia.

 

Uscire dal tunnel dei debiti e dal vortice della disperazione. Questo lo scopo della neocostituita Liberi dal debito, un’associazione che nasce con lo scopo di aiutare migliaia di persone oppresse dai creditori.

 

Già lo scorso giugno Bankitalia e Istat avevano evidenziato come la pandemia stesse colpendo pesantemente le tasche di privati e imprenditori, con il 50% delle famiglie in difficoltà economica e un’azienda su tre a rischio chiusura, percentuale che sale vertiginosamente in alcuni settori. In questo contesto, non stupisce che il ricorso ai prestiti sia cresciuto notevolmente. In molti (troppi) casi, però, il richiedente non riesce a onorare il debito, che continua a crescere sotto il peso degli interessi. Tra i soggetti interessati dal fenomeno, non solo gli imprenditori in crisi, i disoccupati o i pensionati ma anche i lavoratori dipendenti, in alcuni casi finiti, addirittura, in condizione di povertà assoluta.

 

La sfida che si pone Liberi dal debito, dunque, è quella di sostenere queste persone in difficoltà economica, dialogare con le istituzioni e promuovere una maggior conoscenza della Legge 3 del 2012, raccogliendo fondi, donazioni e contributi da destinare all’aiuto di quelle persone che non possono pagare la parcella degli specialisti che consentirebbero loro di aderire ai benefici della legge. Questa legge, infatti, consente al debitore, se rispecchia determinati parametri, di accedere a delle agevolazioni, che gli permetterebbero di stralciare parte del debito, restituendo il resto con un piano di rientro per lui sostenibile.

 

«Ormai da troppo tempo – afferma Jimmy Greselin, Presidente di “Liberi dal debito” – siamo costretti a leggere notizie e ad assistere a eventi che hanno tutti un minimo comune denominatore. La tragica decisione di tanti padri di famiglia, imprenditori, lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti, liberi professionisti o pensionati che, soffocati dal peso di debiti che sono consapevoli non poter mai pagare, di compiere un gesto estremo. Ogni anno sono oltre 4000 le vittime di suicidio e la gran parte di queste appartengono alla folta schiera dei perseguitati dai debiti».

 

Chiedere prestiti e concederli, afferma Greselin, è una delle principali attività del nostro Paese. In fondo il denaro è qualcosa di immateriale, chi lo produce è la stessa entità che dà origine ai prestiti e quindi lo può anche perdere. Ma quel bene immateriale, si trasforma in bene materiale quando a usarlo sono i ceti produttivi, autonomi o dipendenti, che lo impiegano per acquistare case, oggetti (spesso inutili) o beni di consumo. Ecco il momento in cui un bene immateriale prende corpo, nel momento in cui serve per difendere i beni “materiali” come gli immobili o le cure sanitarie o, ancor più semplicemente il pane quotidiano. In pratica, la nostra vita. E a quel punto credendo di difenderci, cadiamo ancora nella tentazione di ricorrere all’uso di quel bene materiale che, come un moloc, vive e cresce della nostra carne, delle nostre angosce, delle nostre debolezze

 

Da qui la ferma volontà di lottare contro la “diseducazione finanziaria” e “l’istigazione al debito” ma, ancora di più, contro la “seduzione del prestito”. «Sarà una sfida che vogliamo intraprendere in tutte le sedi – aggiunge Greselin – dalle scuole alle aziende, passando per quanti più canali di informazione vorranno appoggiarci. Tutto questo parte da una precisa volontà: consentire di accedere alla Legge3 tutti coloro i quali ancora credono che il suicidio sia l’unica via di uscita, o tutti quelli convinti di non poter più avere un futuro, costretti quindi a vivere come dei “fantasmi” per non cadere nei tentacoli dei creditori».

 

L’altra faccia della medaglia del dramma, infatti, è il ricorrere agli usurai per sanare momentaneamente i propri debiti. Solo per dare qualche numero, l’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio – la regione maggiormente colpita dal fenomeno dell’usura – denuncia che negli ultimi mesi le richieste di contatto alle associazioni e alle fondazioni antiusura sono aumentate del 50%, prevalentemente da parte di persone tra i 49 e i 70 anni, che hanno chiesto soldi, anche piccole somme, per far fronte a spese mediche o perché avevano perso le entrate principali a causa di cassa integrazione, chiusura dell’attività o riduzione del fatturato.

 

Liberi dal debito intende istituire un fondo per aiutare queste persone in difficoltà, un salvadanaio che permetta a chi non ha mezzi di farsi assistere dai migliori professionisti per non affondare definitivamente negli artigli di improvvisati venditori di servizi, privi di scrupoli e “cambializzatori”.

 

Un’azione, quella intrapresa da “Liberi dal debito” che, in realtà, non riguarda solo le persone in difficoltà ma l’intera popolazione, in maniera trasversale. «Aiutiamo anche noi stessi – conclude Greselin, invitando a riflettere – perché un Paese in cui oltre 3 milioni di famiglie vivono nella povertà quasi assoluta, è un paese che non potrà dare un futuro ai nostri figli, faticando a darlo già a quelli che i figli li devono crescere. Aiutateci ad aiutarvi, non un centesimo di euro servirà per pagare la nostra attività, a quello ci pensiamo noi. Tutto quanto sarà raccolto servirà per costruire quell’ancora di salvezza per tutti quelli che in futuro, si troveranno a navigare in un mare di debiti».

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