Margherita Corrado (Senato, L’alternativa c’è – Commissione Cultura) – Sull’interpello per la direzione di tre Soprintendenze ABAP

In tema di funzionamento della macchina amministrativa del Ministero della cultura (MiC), l’interpello del 13 maggio per la direzione di tre Soprintendenze ABAP (Catanzaro e Crotone; Reggio e Vibo Valentia; BAT e Foggia) ha introdotto una novità: impone al candidato di dichiarare se ha riportato condanne penali, quali e per cosa; se sa di avere procedimenti penali in corso, quali e per quali reati; se è stato dispensato dall’impiego presso una Pubblica Amministrazione (domanda superflua, quest’ultima, perché la sospensione è obbligatoria, in caso di condanna). Mi domando se sia davvero lecito richiedere quei dati e con tanta puntualità; mi chiedo cosa succederà in caso di accesso agli atti. I tre dirigenti incaricati, peraltro, guideranno uffici territoriali di tutela tra i meno appetiti a livello nazionale, tanto è vero che nelle precedenti occasioni nessun dirigente ha partecipato, mentre le candidature dei funzionari non sono state prese in considerazione, nonostante l’uso e l’abuso che il MiC fa dell’art. 19, comma 6 della D.Lgs. 165/2001.

Frutto della insensata parcellizzazione delle Soprintendenze cosiddette olistiche (oggi in Italia se ne contano 43, Sicilia esclusa), difficoltà logistiche, assenza di incentivi economici e di carriera spiegano l’esito infausto di siffatti interpelli, che punisce territori culturalmente ricchissimi, come la Calabria e le Puglie, in una stagione in cui i fondi ordinari scarseggiano come non mai ma progetti plurimilionari finanziati con risorse europee imporrebbero una guida salda e autorevole degli organi periferici del MiC. Esemplare è il caso di “Antica Kroton”, progetto forte di ben 60 milioni di euro, che richiederebbe alla SABAP di Catanzaro e Crotone un Soprintendente dedicato. Le orecchie di Franceschini sono però rigorosamente tappate, anzi cementate, quando si parla di tutela e dunque di Soprintendenze ABAP, per di più del Sud Italia.

La richiesta di dichiarare e dettagliare le eventuali condanne riportate e i procedimenti penali in atto era già presente nel bando del 10 maggio per la selezione internazionale alla direzione di due istituti dotati di autonomia speciale, entrambi di livello non generale: il Museo delle Civiltà, a Roma, e il Parco Archeologico di Paestum e Velia (PAEVE). Le candidature dovranno pervenire entro il 20 giugno, il colloquio è previsto in ottobre e l’esito entro il 30 novembre ma, almeno per il PAEVE, la procedura ha carattere meramente formale perché, se le previsioni saranno confermate, si concluderà con un verdetto da tutti ritenuto già scritto. Rispetto alle selezioni passate, la Commissione di valutazione sarà formata da “5 esperti di chiara fama nel settore del patrimonio culturale” ricusabili dai candidati entro 15 giorni dalla nomina, salvo che la decisione in merito spetta poi al Direttore generale Musei. Lo stesso dirigente deciderà chi, dei dieci candidati aspiranti ad un posto nella terna finale e poi ammessi a quella, sarà il vincitore e a conferirgli l’incarico, quadriennale e rinnovabile una sola volta. Non più il Ministro, dunque, ma il vertice amministrativo si assumerà ufficialmente la responsabilità di un incarico che resta, tuttavia, fiduciario. Ho depositato un ddl, al riguardo, un paio di settimane fa, come avevo annunciato, allo scopo di modificare la disciplina di queste selezioni riportandola nell’alveo dei concorsi previsti dal dettato costiCOMUtuzionale (art. 97).

 

Margherita Corrado (Senato, L’alternativa c’è – Commissione Cultura)

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