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I PAPPABOYS

Sono tifosi del Napoli. Tifosi riverenti. Tipologia tra Fonzie di happy day e Massimo Troisi dello scheck davanti a San Gennaro.  Essi disconoscono la ricerca e denigrano la critica. Sono contenti a prescindere e godono dell’oggi comunque sia. Sono proseliti. Il conio è un traslato di cucinato ed appetito “interessato” adolescente. Ingrassano guardando mangiare.  Giustificano i trenta denari, il do ut des quotidiano. Credono alla tavola imbandita a sfregio della fame nera del passato. Sostenitori della strategia bulimica si accontentano, inerti, di fare scarpetta. I pappaboys difendono e perorano, polletti, teorie deleterie ed immobiliste. Arrivano alla bestemmia concordata al cospetto della realtà. Non conciliano, protestano, elencano, avvinti da delirio, personaggi falliti terrorizzati dal loro ritorno. Ignorano la logica plausibile del frate Trappista “Fratello ricordati che devi morire”. Non ragionano, tappano le orecchie e urlano bluu bluu bluu per non sentire. A parolacce affrontano il nemico con improperi consigliandogli minacciosi di andare a tifare altri. Fanno guerriglia. C’è poco sterco da confezionar palline, il pappaboy elude, colpisce e scappa.(s.v.)

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