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Flaminia Celata. IO sono memoria. A cura di Curva Pura

Curva Pura è lieta di inaugurare la mostra personale di Flaminia Celata, artista visiva romana , che in IO sono memoria presenta un inedito e articolato lavoro interamente site specific. La galleria apre un confronto sul tema della memoria umana, in particolare sulla perdita di memoria, indagandone alcuni sistemi, come la “memoria sensoriale” e la “memoria spaziale”, ed interrogandosi sulla mutevolezza del ricordo. Un progetto circolare che fa convivere a Curva Pura lavori inediti di videoarte, scultura, fotografia e performance uniti in un unico flusso di narrazione visiva.

Il lavoro nasce circa quattro anni fa dal bisogno di esorcizzare un’esperienza familiare dolorosa che l’artista sceglie di affrontare attraverso un’ampia indagine sul complesso mistero del funzionamento della memoria, in cui partendo da studi scientifici, storici e sull’arte della memoria, arriva ad approfondire il tema del legame tra identità e memoria e dell’importanza del dimenticare.

Ogni opera in mostra ha un valore duale e rappresenta in chiave metaforica alcuni aspetti che riguardano i meccanismi di funzionamento della memoria e, come nel video “The act of remembering and forgetting”, gioca sul fragile equilibrio tra il ricordare e il fisiologico bisogno di dimenticare, per permettere alla mente di non essere affollata da ricordi superflui. La massima sintesi tra processo, condivisione, ricordo, partecipazione ed estetica si ritrova nell’opera Madeleine, scultura immaginifica e cuore tangibile del progetto, materia/oggetto che incarna quell’IO/corpo/soggetto che l’artista presta a tutte le identità rappresentate dai fili ricomposti in una nuova possibile forma. Sforzo di cui si fa carico e gesto simbolico che cerca un’unione tra il voler trattenere e l’imparare a lasciar andare. E allora quell’IO (sono memoria) afferma e insieme trascende il personale, diventando strumento per interrogarsi sul ruolo della memoria nella vita di ogni singolo individuo.

Jorge Luis Borges scriveva: “Noi siamo la nostra memoria,/ noi siamo questo museo chimerico di forme inconstanti,/ questo mucchio di specchi rotti”. E tra questi specchi rotti, ogni essere umano cerca, spesso invano, di lasciare una traccia, un segno. E a ricordare ciò i visitatori saranno invitati a “plasmare” un’opera, confrontandosi con i concetti di memoria collettiva e con l’impossibilità di trattenere informazioni che passano fugaci attraverso il cervello, per poi svanire. IO sono memoria è un tentativo di visualizzare e dare forma a risposte che sfuggono, così volatili da confondersi con le domande ma così vive da fermare l’attimo e viverlo per il significato che noi scegliamo di dargli.

Durante la mostra ci sarà la performance dell’artista “Chi sei memoria?” che si terrà il 6-7 maggio e il 6 giugno 2021 alle ore 20.00.

La mostra sarà visitabile su prenotazione fino al 6 giugno 2021 scrivendo a curvapura@gmail.com al fine di garantire il rispetto delle normative in merito al contenimento del Covid 19.

Flaminia Celata (*1973) è un’artista visiva che vive ed opera a Roma. Dopo aver lavorato per anni nell’ambito della pittura, della decorazione d’interni e del restauro, ha iniziato a studiare fotografia alla Scuola Romana di Fotografia dove si è diplomata nel 2009. Nel 2016 ha pubblicato il suo primo fotolibro Olivier, un progetto sulla morìa delle palme a Roma. Olivier ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero ed è parte della collezione pubblica dell’Istituto di Cultura di Marsiglia. Celata ha partecipato a diverse mostre collettive, tra le quali Les Boutographies Festival in Montpellier (2017), LIF Audio Visual Art Festival a Sikinos (2018), Loading Festival in Porto (2019), Art and Neuroscience Festival a Berlino (2020). I suoi progetti sono personali, documentaristici e accompagnati da una lunga ricerca. Negli ultimi anni ha sviluppato un approccio più scientifico e sperimentale all’elaborazione delle immagini, un crescente interesse per l’uso del video ed una necessità di sconfinare in altre forme di espressione artistica. È l’ossessiva ricerca di impossibili risposte che determina, in maniera quasi naturale, il tempo lungo dei singoli progetti.

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