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Crisi climatica, Save the Children: 710 milioni di minori vivono in 45 paesi ad alto rischio, che si trovano per il 70% in Africa

African woman from Maasai tribe collecting water to the tank, Kenya, Africa. When she finish filling the tank, she will carry water on her back to the village. African women and also children often walk long distances through the savanna to bring back containers of water. Some tourist camps cooperating with nearby villages and allow local people to use their water. Maasai tribe inhabiting southern Kenya and northern Tanzania, and they are related to the Samburu.

L’Organizzazione avverte che è necessaria un’azione drastica per garantire che le famiglie più vulnerabili possano far fronte agli shock climatici attuali e futuri e, poiché sono in gioco il presente e il futuro dei bambini, invita ad ascoltarli e a coinvolgerli nella definizione delle politiche sul clima

 

Si stima che 710 milioni di minori vivano nei 45 paesi a più alto rischio di subire l’impatto del cambiamento climatico. Inondazioni, siccità, uragani e altri eventi meteorologici estremi avranno un impatto particolarmente profondo sui bambini vulnerabili e sulle loro famiglie. I più piccoli, ad esempio, rischiano di soffrire la carenza di cibo, malattie e altre minacce per la salute, come la scarsità o l’innalzamento del livello dell’acqua o una combinazione di questi fattori.

Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, alla vigilia della Giornata Mondiale della Terra che si celebra ogni anno il 22 aprile e che in un’analisi dei dati di ND-Gain[1] evidenzia come a livello globale centinaia di milioni di minori vivano in regioni in cui il cambiamento climatico sta influenzando profondamente le loro vite. L’impatto della crisi sulla produzione alimentare probabilmente porterà alla scarsità di cibo a livello locale e all’aumento dei prezzi, con effetti devastanti sulle famiglie più povere.

L’analisi di Save the Children mostra anche che il 70% dei paesi ad alto rischio di impatto climatico si trova in Africa; gli effetti dei cambiamenti climatici stanno peggiorando la già disastrosa situazione nello Yemen, dove il conflitto ha già provocato gravi carenze alimentari, lasciando milioni di bambini a rischio di fame; i minori in Bangladesh sono altamente esposti a inondazioni, cicloni e innalzamento del livello del mare; la malaria e la febbre dengue affliggono bambini e adolescenti nella Repubblica Democratica del Congo. L’aumento degli eventi meteorologici estremi può portare a nuovi rischi per la salute laddove il sistema sanitario è già sovraccarico.

Mentre tutti i minori sono colpiti dal cambiamento climatico, quelli che vivono in povertà, conflitti o sono in aree a rischio fame o catastrofi, ne soffriranno maggiormente gli effetti perché spesso hanno già difficoltà a soddisfare i propri bisogni primari. Anche i bambini e gli adolescenti nei paesi considerati a “basso rischio” devono affrontare minacce, ad esempio causate da incendi boschivi, inondazioni, siccità e altri eventi meteorologici irregolari.

Save the Children avverte che è necessario intraprendere un’azione drastica per garantire che i bambini e le loro famiglie siano in grado di far fronte alle conseguenze delle crisi climatiche attuali e future.

La finestra per prevenire il cambiamento climatico catastrofico si sta rapidamente chiudendo poiché la crisi è destinata a peggiorare[2] a meno che non vengano intraprese azioni urgenti. Per l’Organizzazione, i bambini devono essere ascoltati nelle discussioni sulla crisi climatica e dovrebbero essere coinvolti nella definizione delle politiche da portare avanti, proprio perché è in gioco il loro presente e futuro.

“Quello che davvero non posso dimenticare è che ho visto molte case distrutte a causa della troppa pioggia e del forte vento. Mi sono spaventato. Non so perché sia caduta tutta quella pioggia e ci fosse quel vento di burrasca. Non mi è piaciuto perché dopo siamo rimasti senza casa e senza cibo” ha detto a Save the Children il quattordicenne Baptista * in Mozambico. Lui e i suoi tre fratelli hanno lottato per riprendersi da quando il ciclone Kenneth ha colpito la loro città nel 2019.

In corrispondenza del vertice dei Leader sul cambiamento climatico promosso dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a partire dalla Giornata della Terra (22 aprile), Save the Children invita a sentire, insieme ai leader mondiali, anche i bambini, compresi i più emarginati e gli indigenti che soffrono per primi e di più.

Secondo l’Organizzazione, se non verranno intraprese azioni drastiche, l’impatto della crisi climatica potrebbe colpire milioni di bambini in più nei decenni a venire. I crescenti shock climatici spesso rendono difficile per le famiglie riprendersi, specialmente nei paesi che non dispongono di reti di sicurezza sociale, spingendole ulteriormente nella povertà o costringendole a fuggire dalle loro case.

“La crisi climatica è la più grande minaccia per i minori e per la realizzazione dei loro diritti che prescinde da confini e generazioni. L’epidemia di COVID-19 ha già spinto milioni di bambini e famiglie in povertà e ha aumentato la fame e la malnutrizione, ma inondazioni, uragani e siccità stanno fortemente aggravando la situazione, soprattutto dei più piccoli. I bambini sono coloro che hanno contribuito meno alla crisi che stiamo affrontando, ma pagheranno il prezzo più alto. Abbiamo visto la forza dei più giovani a far diventare il cambiamento climatico il tema di un movimento veramente globale. Ma bisogna fare molto di più: i minori devono essere ascoltati e i governi devono agire sulla base di quello che loro dicono, creando meccanismi e piattaforme, online e offline, a misura di bambini e adolescenti per includere le loro raccomandazioni, comprese quelle dei più vulnerabili, nelle politiche climatiche” ha affermato Inger Ashing, CEO di Save the Children International.

In vista del Summit sul clima in occasione della Giornata della Terra, Save the Children esorta tutti i governi a intraprendere un’azione immediata e drastica per affrontare l’ingiustizia climatica a testa alta ed evitare ulteriori impatti catastrofici sui bambini e sulle loro famiglie. Ciò comprende riconoscere che la crisi climatica è innanzitutto una crisi dei diritti dei bambini, che colpisce prima e in maniera peggiore i più piccoli; aumentare la finanza per il clima, in particolare a supporto delle misure di adattamento, con un focus specifico sui minori nei paesi più poveri; garantire un focus sui bambini, in particolare delle comunità più marginalizzate, ai prossimi eventi sul clima come il la YouthCOP a Milano e la COP26 a Glasgow alla fine dell’anno.

I minori sono parte attiva nelle discussioni sul cambiamento climatico e le loro raccomandazioni devono essere incluse in tutte le politiche relative al clima. E’ necessario, inoltre, ampliare i sistemi di protezione sociale adattivi e reattivi agli shock, come le sovvenzioni destinate a madri incinte e bambini per affrontare i crescenti impatti dei cambiamenti climatici sui minori e sulle loro famiglie. Un numero maggiore di paesi deve rafforzare il proprio impegno per tutelare i diritti dei bambini come previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, e garantire che ogni bambino sia protetto dalla povertà, con l’ambizione, ad esempio, di arrivare ad un assegno universale per i bambini al fine di migliorare il loro benessere e costruire la resilienza.

* I nomi sono stati modificati per proteggere l’identità dei bambini

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