Il maestro Goebbel ha nuovi allievi…
Hanno lo sguardo torvo e il naso adunco. Sono brutti, sporchi e cattivi. Spesso in pose degradanti, umilianti. Ricordano molto da vicino le raffigurazioni degli ebrei nella propaganda nazista degli anni Trenta.
Sono però manichini di cera che raffigurano soldati armeni. Il dittatore Aliyev (l’appellativo non è solo esclusiva del suo compare Erdogan) non si è limitato a scatenare in piena pandemia una guerra contro la repubblica armena de facto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), non si è limitato a sguinzagliare mercenari jihadisti tagliagole pagati un tanto ad armeno decapitato, non si è limitato a iniziare una distruzione del patrimonio architettonico e religioso nei territori ora occupati dalle truppe dell’Azerbaigian.
Ha vinto la guerra e infierisce sul nemico alimentando nella popolazione la campagna di odio razziale. Come un dittatore qualsiasi.
Ecco allora che allestisce a Baku un “parco della guerra” dove l’armeno vinto è messo alla berlina e umiliato. Ci sono gli elmetti dei giovani soldati armeni uccisi in conflitto e i loro effetti personali. Allegre famigliole azere scorrazzano tra quei trofei di guerra; gioiosi bambini si fanno fotografare mentre tentano di strozzare un manichino “nemico” o in posa con il saluto militare sul carro armato conquistato.
Un orrore senza fine degno solo di un regime quale è quello azero.
Non siamo nella Berlino hitleriana ma a Baku, Azerbaigian. Le istituzioni europee non hanno nulla da dire al riguardo? I paladini (interessati) della causa azera come commentano questa oscenità allestita da Aliyev?
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA