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Il mezzo cattivo per un fine buono, resta mezzo cattivo

Ripeto, gentile lettore, concetti che ho già tante volte espresso anche nei miei modesti libri. Riguardo alla mia affermazione che la presenza del male nel mondo è una bella disgrazia, una sventura per l’uomo, lei osserva: “Non sappiamo se il male nel mondo così diffuso sia fine a se stesso, ossia senza altro scopo sia in questo mondo sia oltre la nostra morte. Da qui, credo, la speranza, la preghiera, la fede…”.
Ma questo non cambia di una virgola la mia affermazione. Non sappiamo e quindi, qui e ora, possiamo senz’altro affermare che la sofferenza e la morte di un bambino è cosa pessima, e grande, grandissima sventura per la madre che lo vede soffrire e morire. Speranza, preghiera, fede, possono consolarci, rendere meno dolorosa la disgrazia, ma la disgrazia resta tale.
Ma anche se sapessimo con certezza che dal male deriverà un bene, anche immenso, il male resterebbe tale. Squarciare il ventre di una persona con un bisturi, al fine di salvargli la vita, può essere necessario e apparire come ottima cosa. In realtà in sé l’intervento chirurgico non è cosa buona. Sarebbe, infatti, assai meglio se la persona non si fosse ammalata e non avesse avuto bisogno di un doloroso intervento. Il mezzo cattivo per raggiungere un fine buono, resta mezzo cattivo. Per raggiungere un fine buono, sarebbe preferibile un mezzo buono. Oppure no?
Queste, però, sono semplici costatazioni, nient’altro che semplici costatazioni.
Renato Pierri
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