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Acqua frizzante ed attracco meccanizzato out of service

Acqua frizzante ed attracco meccanizzato out of service

Eccomi qui, da pochi giorni son tornato a Treia, dopo una permanenza romantica a Spilamberto dalla mia compagna Caterina. Solo soletto ho pensato di farmi una bella passeggiata, per respirare aria buona sotto le mura, e contemporaneamente approfittarne per attingere acqua al distributore automatico installato dal Comune in un’area verde. Armato di un paio di bottiglie da un litro e munito della tessera “acquaria”,  a suo tempo fornitami,  sono sceso verso Porta Vallesacco per poi dirigermi, ovviamente  a piedi, verso la Casa dell’Acqua.

Giunto a destinazione e respirando a pieni polmoni l’aria di campagna ho avuto la chance di   trovare la postazione libera. “Che fortuna!” mi son detto “meglio prima che sopraggiungano utenti motorizzati  che faccia rifornimento”. Purtroppo, essendo un po’ imbranato con le macchinette tecnologiche,  ci ho messo un po’ a capire come funzionasse la  tessera “acquaria” ma infine dopo ripetuti tentativi ho  schiacciato il bottone dell’acqua frizzante ed ho osservato lo zampillo pieno di bollicine che riempiva  i miei recipienti. Ho provato anche ad assaggiare il liquido per essere sicuro che fosse ben frizzante, ed infatti lo era! “Meno male!” mi son detto “stavolta l’acqua non diventerà scipita dopo un giorno”.

Non mi restava che tornarmene verso il paese e tutto speranzoso mi sono avvicinato all’attracco meccanizzato. Sul pulsante la lucina era accesa, ma prova che ti riprova l’attracco non dava segni di vita. Guardando meglio ho notato che sopra il pulsante campeggiava una piccola scritta “Out of service”. Purtroppo  mastico anche l’inglese e così ho capito di essere rimasto fregato. L’ascensore era fuori servizio, probabilmente per un guasto.

Armato di santa pazienza ho iniziato la scalata del ripido percorso pedonale, con i miei due litri  nella katana, a metà mi sono ricordato di aver dimenticato la tessera “acquaria” nella casa dell’acqua. Son dovuto tornare indietro  per poi risalire,  con il fiatone, “chi non ha cervello ha gambe” dice l’adagio,  per fortuna  durante il tragitto non c’era obbligo di mascherina, essendo io da solo ed  all’aperto. Giunto alla prima rampa dell’attracco ho potuto constatare che l’ascensore era fermo con la porta aperta ed anche lì campeggiava la scritta “out of service”.  Pian piano sono arrivato in cima alla strada… sudato ed accaldato, per fortuna avevo con me l’acqua fresca.

Tornando a casa, passando per un centro storico pressoché deserto, ho  incrociato una mamma con un bambino che dirigendosi verso un raggio di sole gli  diceva “ecco il sole, guarda che bello”. Sì il sole è bello, ci dona anche la vitamina D che aiuta a  combattere l’infezione.

“Che bella cosa na jurnata ‘e sole,
n’aria serena doppo na tempesta!
Pe’ ll’aria fresca pare gia’ na festa…
Che bella cosa na jurnata ‘e sole.”

Epperò il sole dei poveri è diverso da quello dei ricchi. l’ho appreso leggendo una letterina dell’amica ecologista Marinella Correggia, che mi scrive: “Le misure antivirus: a tutti i livelli favoriscono i privilegiati, anche quando inquinano …e qui non parliamo nemmeno di Big Pharma, dei giganti del digitale e degli altri grandi privilegiati. Questo è risaputo. Parliamo della differenza fra chi non può (zona rossa!) allontanarsi di due chilometri dal tinello di casa per fare un merendino nel bosco, a costo zero e inquinamento zero, e chi invece avendo i soldi può negli stessi giorni portare la famiglia alle Maldive o altrove inquinando per decine di migliaia di chilometri di volo aereo solo per una vacanza esotica (https://www.astoi.com/press/astoi-gli-spostamenti-per-recarsi-in-paesi-esteri-aperti-e-fruibili-per-turismo-sono-consentiti-anche-nelle-zone-soggette-a-restrizioni-id-13894.html). Il primo gruppo umano, se si azzarda a camminare fuori casa verso un bosco con borraccia, thermos e portavivande (nemmeno un rifiuto!) verrà multato, anche se non incrocerà “non congiunti”. Il secondo verrà omaggiato.
Già: infatti le tasse sul carbonio non esistono, in pratica. In un mondo sano, dove sono le attività malsane a essere sanzionate, la gitarella nel bosco vicino a casa sarebbe premiata e il mega-viaggio ludico all’altro capo del mondo verrebbe pesantemente disincentivato.
Ma ieri, oggi e domani, la realtà è un’altra.”

Ed anche qui a Treia la realtà è un’altra: i motorizzati sono avvantaggiati e gli appiedati penalizzati. Spero che l’amministrazione ci metta una pezza e che l’attracco meccanizzato riprenda tosto le sue funzioni livellatrici…

Paolo D’Arpini – Cittadino pro tempore di Treia

Paolo D'Arpini nasce a Roma il 23 giugno 1944. Nel 1970/71 fonda a Verona il Circolo culturale "Ex" e scrive il suo primo libro Ten poems and ten reflections (Rummonds Editore). Nel 1976, a Calcata, fonda Annapurna la prima azienda italiana a occuparsi di alimentazione integrale e vegetariana. Nel 1984 fonda a Calcata il Circolo vegetariano VV.TT , e di lì a poco anche il Comitato per la Spiritualità Laica, pubblica i libri "Calcata. racconti dalla città invisibile" e "Incontri con i santi" (Edizione VV.TT.). Nel 1996, ad Acquapendente, partecipa alla fondazione della Rete Bioregionale Italiana, di cui diventa coordinatore nel 2009. Nel 2010 si trasferisce a Treia, nelle Marche, e pubblica "Vita senza tempo" assieme a Caterina Regazzi (Edizioni Vivere Altrimenti), "Riciclaggio della memoria, appunti su Ecologia Profonda, Bioregionalismo e Spiritualità Laica", "Treia: storie di vita bioregionale" (Edizioni Tracce), "Compagni di viaggio" (Edizioni OM). Collabora regolarmente con la rivista laica "Non Credo" (Edizioni Religion Free) e con diversi blog ecologisti, tra cui Terra Nuova, Long Term Economy, Politicamente Corretto

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