Sul Recovery Plan non si può giocare a nascondino né perdere tempo
Non ti danno 209 miliardi se non si accompagnano a cambiamenti che durano nel tempo, riscontrabili e verificabili. Assieme ai progetti c’è un sottostante che l’Europa guarderà con molta più attenzione di quella riservata al sovrastante. Sono le riforme di struttura della pubblica amministrazione, della giustizia civile, della concorrenza e delle “rendite concessorie”. I ministri del governo Draghi devono capire che si devono mettere di buzzo buono e devono lavorarci come se stessero lì per i prossimi cinque anni. Devono operare scelte che permettono a chi resterà di loro e a chi subentrerà di agire in continuità. Ma purtroppo spesso si ragiona con la logica del voto, non si vogliono prendere decisioni impopolari. Non c’è tempo per fare lobby o ragionamenti
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
Non è passato giorno senza che qualcuno ci ricordasse che avevamo 200 e passa miliardi di euro da spendere. Siccome nessuno parlava mai dei debiti che sono una certezza algebrica e pesano come un macigno, gli italiani hanno fatto finta di convincersi che dopo i lutti della pandemia e le morti in economia sarebbe arrivata la bella stagione e che era tutto facile. In questo clima di allegra, irresponsabile rissosità, perché litigavamo sempre a voce, a volte urlando, sempre in piazza che è la nuova agorà pubblica televisiva, abbiamo fatto passare mesi a discutere su come dividerci, con chi e perché ciò che non abbiamo e rischiamo di non avere mai. Questa è l’unica storia vera che si può raccontare fino a oggi del Recovery Plan italiano.
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