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Un nuovo Ministero nel Governo Draghi

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di Francesco S. Amoroso

Durante le consultazioni per la formazione del nuovo governo il Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha annunciato la nascita di un nuovo Ministero della Transizione ecologica.

L’esistenza di questo Ministero ha rappresentato la condizione imprescindibile per la partecipazione al governo del M5S.

Il dicastero successivamente è stato istituito e affidato alla guida di Roberto Cingolani, fisico, già Direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, centro di ricerca internazionale.

L’importanza di questo Ministero per i pentastellati ha un indubbio fondamento, che per onestà intellettuale e amor di verità, è legata al fatto che i fondi provenienti dall’UE e destinati al nostro Paese non hanno solo l’obiettivo di aiutare gli Stati più colpiti dalla crisi scatenata dalla pandemia, ma anche di trasformare l’economia europea e quella italiana in particolare in senso più verde.

Draghi ha indicato che la tematica ambientale animerà tutti gli ambiti degli investimenti, nell’ottica di una riconversione del sistema produttivo.

Nella fattispecie il garante dei Cinque Stelle durante le consultazioni aveva chiesto un super Ministero che fondesse il Ministero dello Sviluppo economico (Mise) e il Ministero dell’Ambiente.

Se si guarda ai modelli citati da Grillo di Spagna e Francia, il Ministero della transizione ecologica dovrebbe avere comunque almeno le competenze sull’energia.

In Francia il ministero delle Transizione ecologia accorpa Trasporti e Infrastrutture e la casella chiave dell’energia, ed è nella cabina di regìa che gestisce e decide sul Recovery fund di concerto con il Presidente della Repubblica e con il Ministro dell’Economia.

In Spagna lo stesso Ministero definisce le politiche energetiche.

In Svizzera, esiste un unico Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni che accorpa Ambiente, Sviluppo economico, e trasporti.

In Italia, va detto per completezza di informazione, esiste già un Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi.

Opera all’interno del Ministero dell’Ambiente ed è guidato da Mariano Grillo.

Curiosa coincidenza con il nome del garante del M5S che ha richiesto questo nuovo dicastero.

Si occupa di curare le competenze del Ministero in materia di economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientamento energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale.

Il nuovo Ministero con portafoglio assorbirà le competenze in materia energetica del Ministero dell’ambiente.

Il neo Ministro dovrà presiedere un nuovo Comitato Interministeriale proprio per la transizione ecologica.

È verosimile che il punto di partenza del nuovo Ministero sarà proprio costituito da un nucleo ambiente e sviluppo.

Ma altre competenze in materia di transizione ecologica sono diffuse in altri dicasteri ad esempio nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dove si gestiscono gli incentivi alla mobilità per gli autotrasportatori, e nel Ministero dell’agricoltura quelle per i biocombustibili.

La posta in gioco, con il nuovo Ministero è elevata, considerato che alla transizione ecologica dovrebbe essere destinato almeno il 37% delle risorse complessive del Recovery plan ad oggi 68 miliardi di fondi.

Per far ripartire l’Europa dopo la pandemia lo scorso luglio l’UE ha approvato il Next generation EU, noto in Italia come Recovery Fund o Fondo per la ripresa.

Si tratta di un fondo speciale volto a finanziare la ripresa economica del vecchio continente nel triennio 2021-2023 con titoli di Stato europei (Recovery bond) che serviranno a sostenere progetti di riforma strutturali previsti dai Piani nazionali di riforme di ogni Paese: i Recovery Plan.

Lo stanziamento complessivo è di 750 miliardi di euro, da dividere tra i diversi Stati dell’UE.

L’Italia e la Spagna figurano tra i maggiori beneficiari di questa misura.

Tutti gli Stati Membri dovranno presentare alla Commissione europea i propri Recovery Plan, per ottenere gli aiuti del Recovery Fund, entro aprile 2021.

In Italia il Recovery Plan è stato denominato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e si focalizza in particolare sulla riforma fiscale, sulla digitalizzazione e sulla transizione verde.

In gioco ci sono 209 miliardi di euro finanziati dall’Unione Europea, di cui 127 miliardi sotto forma di prestiti e altri 82 miliardi come sovvenzioni: un’occasione unica per l’Italia per mettere in atto tutte quelle riforme che aspettano da tempo di essere attuate, in particolare la riforma fiscale e la svolta green del Paese.

Una proposta radicale e fondamentale per rivoluzionare la politica ambientale del nostro Paese.

Perché tutelare l’ambiente che ci circonda significa investire sul nostro futuro.

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