L’organizzazione internazionale Transparency International ha pubblicato recentemente l’indice di percezione della corruzione per il 2019, che stima che oltre i due terzi dei paesi stiano segnando passi indietro negli sforzi anticorruzione. L’indice classifica 180 paesi e territori in tutto il mondo in base al livello percepito di corruzione nel settore pubblico. Usa una scala da zero a 100, con zero che punta a un posto molto corrotto e 100 che punta a un posto molto pulito. L’Albania è al 106 ° posto con 35 punti nell’indice di quest’anno, mentre è al 99°.
Si resta a vedere se il nuovo governo garantirà uno standard più elevato di integrità politica,magari abbandonando la pratica abituale degli appuntamenti politici nelle imprese statali e imponendo un forte obbligo legale ai partiti politici di rivelare le proprie finanze. Lasciamo spazio all’ approfondimento nella rubrica “Un ponte con l’Albania” a cura di Daniela Piesco, Vice Direttore www.progetto-radici.it con un intervento della giornalista albanese Doriana Metollari.
Meritiamo il nostro paese, ma non i criminali
di Doriana Metollari
La criminalità legata al mondo della politica in Albania è la vera preoccupazione del popolo albanese in questo momento, oltre ad essere un’amara verità per chi ama i diritti e la democrazia dell’Albania. Nelle liste del partito socialista sono comparsi, di nuovo, nomi con precedenti penali anche gravi. All’inizio furono proprio le dichiarazioni dell’ambasciatrice americana a Tirana, Yuri Kim, la principale sostenitrice delle riforme e SPAK( l’ufficio contro la corruzione e criminalità organizzata in Albania)che fece luce sulla situazione delle infiltrazioni criminose nel sistema politico, poi seguite da quelle dei leader dei partiti dell’opposizione PD-LSI che da sempre avevano avvertito e denunciato la situazione.
I nomi aventi precedenti penali legati con il mondo della politica di sinistra, finiti sui giornali anche internazionali, hanno ampiamente compromesso l’ immagine dell’Albania fuori dagli suoi confini e soprattutto nell’ Unione Europea . Di fatto l’integrazione non è ancora avvenuta neanche durante la presidenza tedesca, malgrado i grandi passi in avanti che l’Albania ha fatto sulla riforma giuridica, sulle nuove istituzioni, e sul lavoro di SPAK .
A quanto pare questa sarà la più dura delle prove per un popolo che non vuole più ,solo,sperare, ma anche pretendere. In tale ottica appare evidente che le istituzioni, i tribunali, il pubblico ministero subiranno pressioni,come anche gli uffici dell’amministrazione pubblica se questi nomi verrano inclusi nel processo politico. Un caso eclatante fu quello rappresentato dal sindaco di Lezha, Pjerin Ndreu ,sospettato di essere uno degli organizzatori del fascicolo 184. In particolare fu sospettato e accusato dai media per il traffico dei voti nelle elezioni anticipate dell’ 2016 a Dibra e le intercettazioni telefoniche ,al riguardo, furono pubblicate anche dai media, ma il pubblico ministero e il tribunale non andavano avanti con il caso.
Pjerin Ndreu senza nessun rivale, vinse anche le elezioni locali del 2017, quando il PS da solo prese tutti i mandati locali per governare il paese. OSCE-ODHIR nell’ultimo rapporto aveva accennato alla compravendita dei voti nel 2017. I principali partiti PD-LSI avevano aderito alla loro ferma dichiarazione secondo cui il tasso di acquisto dei voti era collegato a ingenti somme di denaro rese disponibili dalla coltivazione criminale di droghe.
Il fascicolo Dibra 184., dell’ufficio del procuratore di Dibra dimostrò la scala industriale della compravendita di voti e la massiccia minaccia della pubblica amministrazione e degli elettori di sostenere il candidato del PS nelle elezioni suppletive per il sindaco di Dibra nel 2016. Oggi lo stesso nome compare come principale dirigente delle elezioni di quest’anno a Lezha.
Nessuna giustificazione, l’Albania ha bisogno del mondo per denunciare questa corruzione: la democrazia è in pericolo, le elezioni sono in pericolo, l’integrità dei cittadini sono in pericolo. L’Albania ha bisogno di nuove rappresentanze che siano collegate ad una nuova mentalità per governare il paese. Sono in gioco i diritti umani i diritti di un popolo che non vuole più immigrare.
Ce lo meritiamo il nostro paese, ma non i criminali.