In uno dei peggiori scorci temporali della storia umana (o almeno così fanno credere i media mainstream) pochi hanno pensato di rivolgere gli occhi in alto. Mancanza di slancio verticale della classe dirigente e del popolo italico, compensato dalla sensazionale scoperta della divinità “pagana” Mario Draghi. Ogni media ne tratteggia i tratti divini : fedeltà alla moglie, carriera esemplare, percorso di studi da primo della classe e giovinezza senza macchia. E guai a chi discute, critica o pone qualche problema di coerenza: Draghi è il nuovo Messia della concretezza! Peccato che gli “smemorati” adulatori , fingano di scordarsi che Draghi fù l’artefice delle privatizzazioni italiane, inaugurate dalla crociera del Britannia, il panfilo della regina Elisabetta II affittato per presentare alla comunità finanziaria i gioielli di Stato, a partire da Sip e Stet e dalle banche Iri. Svendita che che non fù l’unico capitolo controverso della biografia del banchiere. Nel 2002, approda in Goldman Sachs, proprio negli anni in cui la banca d’affari curerà il collocamento di derivati della Grecia che ricadranno come un boomerang sulla finanza di Atene ai tempi della crisi dell’euro. Ricette fallimentari che non sono ricadute sui governi o sulle grandi banche d’affari, ma sul popolino squattrinato. Lo stesso che oggi ha proclamato l’uomo dell’alta finanza, l’unto del Signore e patrono dei poveri.
Gianni Toffali