Ogni qualvolta si sente il bisogno di riconnettersi interiormente, sia che noi siamo credenti o meno, si ricorre al dialogo interno. Questo dialogo è stato anche definito “preghiera”. Ovviamente non è la preghiera che solitamente viene rivolta al dio od ai santi per chiedere la loro intercessione e per ottenere favori o vantaggi materiali, quella non è preghiera ma commercio religioso.
La vera preghiera è il porsi gentilmente ed amorevolmente verso se stessi, per riconoscere la propria vera identità. In molte altre occasioni questo gesto d’amore verso il Sé assume la forma del digiuno, del silenzio o della meditazione La preghiera è stata utilizzata anche come strumento nonviolento contro la guerra, come pure il digiuno, che è un gesto personale, intimo ma aperto, di dialogo con il mondo, di considerazione empatica verso l’altro.
Ed in verità la nostra vita è legata ad una serie di circostanze di cui non abbiamo il controllo ma, come diceva Nisargadhatta, noi siamo parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati. Di conseguenza, essendo coscienza nella coscienza, siamo in grado di riconoscere il flusso energetico nel quale siamo immersi e far sì che il nostro pensiero e la nostra azione siano in sintonia con la qualità dello spazio-tempo vissuto.
In fondo anche la chiesa si sta interrogando su un nuovo modo di esprimere la preghiera. In molti cristiani del nostro tempo è vivo il desiderio di imparare a pregare in modo autentico e approfondito, nonostante le non poche difficoltà che la cultura moderna pone all’avvertita esigenza di di raccoglimento. L’interesse che forme di meditazione connesse a talune religioni orientali e ai loro peculiari modi di preghiera in questi anni hanno suscitato anche tra i cristiani è un segno non piccolo di tale bisogno di un profondo contatto col divino che è all’interno.
Uno dei fautori più importanti della preghiera silenziosa, Teresa d’Avila, affermò: “La preghiera mentale [oración mental] non è altro che una condivisione intima tra amici; significa dedicare frequentemente del tempo ad essere soli con colui del quale sappiamo che ci ama.” Poiché l’enfasi è sull’amore piuttosto che sul pensiero.
L’esigenza di cambiare il modo di approccio religioso, eliminando dal contesto dottrinale quegli insegnamenti utilitaristici che contraddistinguono le religioni monoteiste di origine giudaica, è stata ben evidenziata in una storiella che Osho amava raccontare: “Un prete svolgeva la sua opera apostolica in uno sperduto villaggio nella foresta amazzonica. La missione si presentava bene, prima aveva preso in cura i malati, poi era passato agli anziani e poveri infine aveva costruito una chiesa con un oratorio per poter insegnare la religione e la preghiera ai bambini. Un giorno stava spiegando la bibbia e raccontava la storia dell’uomo, del peccato originale, della faticosa via verso il bene e di come il compassionevole Gesù fosse venuto in terra per redimere i peccatori che si erano pentiti ed affidati a lui. Dopo aver così istruito i bambini, per vedere se avessero capito bene il concetto della religione cristiana, chiese ad alta voce alla classe: “Ecco dopo aver ascoltato quel che ho detto chi sa dirmi in sintesi qual è il messaggio della religione?”. Subito un ragazzino sveglio si alzò e disse: “Io l’ho capito, il messaggio è che bisogna peccare”. “Come sarebbe a dire – interloquì il prete – se ho parlato male del peccato dall’inizio alla fine?”. “Tu hai detto che l’uomo è un peccatore, ma egli deve necessariamente peccare per poi potersi pentire e prendere rifugio in Gesù che lo salva… Senza peccato quindi non c’è redenzione”.
Il senso della preghiera buddista è ben diverso. In questo caso è un mezzo di pulizia interiore che avviene attraverso la concentrazione e la ripetizione di una frase, solitamente impartita dal maestro. Molto significativa in questo senso è la storia del monaco Cudapanthaka che, essendo di intelligenza limitata, non riusciva a tenere a mente gli insegnamenti, malgrado la sua buona volontà Il Buddha, essendo venuto a sapere ciò andò da Cudapanthaka e gli disse: “Ti istruirò io stesso…”. Il Buddha non si preoccupò di dare a lui i concetti, ma semplicemente gli chiese di pulire il Vihara, dicendogli: Cudapanthaka spazza il terreno. Mentre lo fai, recita: “Io spazzo via le impurità”. Ora, occorre rammentare che è inutile spazzare la polvere dal suolo del Vihara, che è un tempio nella foresta, dal momento che è costruito proprio nella foresta! Non è che al tempo del Buddha un Vihara avesse pavimenti di cemento, così da poter esser ripulito, esso era sporco! Quindi sostanzialmente il Buddha gli chiese di spazzare via lo sporco da un’estremità all’altra del Vihara. E così Cudapanthaka fece. Egli spazzò via la sporcizia avanti e indietro. Egli spazzò tutto il giorno, dicendo: “Io spazzo via l’impurità… io la spazzo via”. E questa fu la preghiera che gli consentì di centrasi nel Sé.
Ma non tutti gli insegnamenti buddisti sono specificatamente diretti alla realizzazione. Nel buddismo tibetano, che ha un’origine animista e sciamanica, permane la preghiera come modo di ingraziarsi la divinità. Magari si comincia a pregare per l’ottenimento di poteri e di vantaggi poi pian piano la grande concentrazione porta alla cancellazione dell’io “questuante”. Molto propizia è considerata la devozione nei confronti di Tara, che significa Liberatrice, Salvatrice. Tara fu il primo essere che ottenne l’illuminazione in forma femminile. E’ un principio illuminato e, anche se mancano le realizzazioni per poterla vedere, essa è presente ovunque. Perciò non si deve pensare che Tara sia solo un simbolo dipinto sulle tanghe od una divinità che vive in una Terra Pura. Essa rappresenta il potenziale pienamente realizzato della nostra mente. Pregare Tara e meditare su di lei procura grandi vantaggi, anche materiali.
C’è poi una forma di preghiera “itinerante” che pur essendo stata accettata dal cristianesimo ha le sue origine addirittura nel paleolitico. Si tratta del cammino di Santiago di Compostela. Il percorso più frequentato è sicuramente il Camino Frances che dall’abbazia di Roncesvalles giunge a Santiago passando per le province della Navarra, Rioja, Castilla e Galicia. In realtà Roncesvalles è di difficile accesso diretto, specialmente per chi proviene da paesi stranieri, e quindi si preferisce iniziare da St. Jean Pied de Port, ai piedi del versante francese dei Pirenei. Comunque il percorso St. Jean / Roncesvalles è molto bello e si prova la soddisfazione del completo attraversamento dei Pirenei attraverso un valico ricco di memorie storiche e letterarie.
Il camminare pregando ha molte origini e modi. Non va infatti dimenticata la filocalia dei monaci erranti di tradizione cristiana ortodossa. La Filocalia è una delle più ammirate e feconde testimonianze a stampa della pietà cristiana ortodossa. All’assidua lettura di essa da parte dei fedeli si fa continuamente riferimento nei celebri Racconti di un pellegrino russo.
Non mancano le preghiere new age, che un po’ si rifanno alla tradizione pagana, o addirittura alla presenza di esseri superiori provenienti da altri mondi. Persino nella bibbia, opera fantastica per eccellenza, abbondano le menzioni ad angeli e demoni ed esseri fantastici che vanno ingraziati con offerte e preghiere. Secondo la nuova spiritualità della natura invece si prega la Madre Terra, che è considerata un essere vivente dotato di coscienza, ora allo stremo in seguito alle offese causate da inquinamento e bombe atomiche, etc. A lei va una preghiera conosciuta come La Grande Invocazione della fratellanza bianca, che dicono essere molto potente.
Anche nella spiritualità laica esistono forme di preghiera, tese però al superamento del dualismo. Come affermava il poeta sincretico Sant Kabir: “Stretto è il sentiero dell’amore: in due non ci stanno!” Ed è vero…! Il dualismo e il senso di separazione sono la causa di tutti i mali. Se non è un egoismo personale, il nostro, magari è un egoismo di casta, di religione, di razza, di cultura, di ideologia. La preghiera laica è quindi protesa verso l’uscita di questa gabbia ideologica. Come Uscirne fuori? Beh, dobbiamo brancolare nel buio della sperimentazione, dobbiamo capire noi stessi da noi stessi. In questo momento la crescita ed il cambiamento non possono più essere una ricetta che ci viene fornita da un saggio, da un maestro, da un duce, da un potente della terra. Diceva Osho: “Non dipendere dalla luce di un altro. È persino meglio che tu brancoli nel buio, ma che almeno sia il tuo buio!”. Insomma dobbiamo pregare noi stessi.
La specie umana è in continua evoluzione e così dovremmo poter prendere coscienza che il nostro vivere si svolge in un contesto inscindibile. Di fatto è così solo che dobbiamo capirlo e viverlo consapevolmente, prima a livello personale e poi a livello di comunità. Siamo in un viaggio e, affiancati da altri compagni a noi affini, andiamo avanti sentendoci uniti nel pensiero e nell’azione evolutiva che richiede una maturazione individuale ed un riavvicinamento alla propria natura originale che non può essere il risultato di una “scelta” o di un “credo”…
In definitiva in qualsiasi modo si preghi quel che conta è la sincerità ed onestà del nostro approccio.
Paolo D’Arpini
Fonte: https://bioregionalismo.blogspot.com/2021/02/preghiera-laica-universale-universal.html
Testo Inglese:
“Only those who place the whole mind as an offering in the shining fire that is the Self can be considered as the one who truly performs Agnihotra, while all others bear only the name.” (Sadacara
Whenever we feel the need to reconnect internally, whether we are believers or not, we resort to internal dialogue. This dialogue has also been called “prayer”. Obviously it is not the prayer that is usually addressed to the god or to the saints to ask for their intercession and to obtain favors or material advantages, that is not prayer but religious trade.
True prayer is to ask yourself kindly and lovingly to recognize your true identity. On many other occasions this gesture of love for the Self takes the form of fasting, silence or meditation.Prayer has also been used as a nonviolent tool against war, as has fasting, which is a personal, intimate but open gesture. , of dialogue with the world, of empathic consideration towards the other.
And in truth our life is linked to a series of circumstances that we do not have control over but, as Nisargadhatta said, we are an integral part of the total manifestation and of the total functioning and in no way can we be separated from it. Consequently, being consciousness in consciousness, we are able to recognize the energy flow in which we are immersed and ensure that our thought and action are in tune with the quality of the lived space-time.
After all, the church is also asking itself about a new way of expressing prayer. In many Christians of our time there is a strong desire to learn to pray in an authentic and thorough way, despite the many difficulties that modern culture poses to the perceived need for recollection. The interest that forms of meditation connected to certain oriental religions and their particular ways of prayer in recent years have aroused even among Christians is no small sign of this need for a deep contact with the divine that is within.
One of the most important proponents of silent prayer, Teresa of Avila, said: “Mental prayer [oración mental] is nothing more than an intimate sharing between friends; it means spending time frequently to be alone with the one we know loves us. ” Since the emphasis is on love rather than on thought.
The need to change the way of religious approach, eliminating from the doctrinal context those utilitarian teachings that distinguish monotheistic religions of Jewish origin, was clearly highlighted in a story that Osho loved to tell: “A priest carried out his apostolic work in a remote village in the Amazon rainforest. The mission looked good, first he took care of the sick, then he passed on to the elderly and poor, and finally he built a church with an oratory to be able to teach religion and prayer to children. One day he was explaining the bible and telling the story of man, of original sin, of the arduous path to goodness and of how compassionate Jesus had come to earth to redeem sinners who had repented and entrusted to him. After having instructed the children in this way, to see if they understood the concept of the Christian religion well, he asked the class aloud: “After having listened to what I said, who can tell me in summary what the message of religion is?”. Immediately a smart little boy stood up and said: “I understood, the message is that we must sin”. “How would you say – the priest interjected – if I spoke ill of sin from beginning to end?”. “You said that man is a sinner, but he must necessarily sin in order to then be able to repent and take refuge in Jesus who saves him … Without sin, therefore there is no redemption”.
The meaning of Buddhist prayer is quite different. In this case it is a means of inner cleansing that occurs through the concentration and repetition of a phrase, usually imparted by the teacher. Very significant in this sense is the story of the monk Cudapanthaka who, being of limited intelligence, could not keep the teachings in mind, despite his good will. The Buddha, having learned of this, went to Cudapanthaka and said to him: “I will instruct you myself…”. The Buddha did not bother to give him the concepts, but simply asked him to clean the Vihara, saying: Cudapanthaka sweeps the ground. As you do this, he says, “I sweep away the impurities.” Now, it must be remembered that it is useless to sweep the dust off the ground of the Vihara, which is a temple in the forest, since it is built right in the forest! It is not that in the time of the Buddha a Vihara had concrete floors so that it could be cleaned, it was dirty! So basically the Buddha asked him to sweep away the dirt from one end of the Vihara to the other. And so Cudapanthaka did. He swept the dirt back and forth. He swept all day, saying: “I sweep away the impurity … I sweep it away”. And this was the prayer that allowed him to center himself in the Self.
But not all Buddhist teachings are specifically aimed at realization. In Tibetan Buddhism, which has an animist and shamanic origin, prayer remains as a way of ingratiating itself with the divinity. Perhaps we begin to pray for the obtaining of powers and advantages, then slowly the great concentration leads to the cancellation of the “begging” ego. Very propitious is considered the devotion towards Tara, which means Liberator, Savior. Tara was the first being who obtained enlightenment in female form. It is an enlightened principle and, even if there are no realizations to be able to see it, it is present everywhere. Therefore it should not be thought that Tara is just a symbol painted on the tangas or a divinity living in a Pure Land. It represents the fully realized potential of our mind. Praying to Tara and meditating on her brings great benefits, even material ones.
Then there is a form of “itinerant” prayer which, although accepted by Christianity, has its origins even in the Paleolithic. This is the Camino de Santiago de Compostela. The most popular route is certainly the Camino Frances which from the Roncesvalles abbey reaches Santiago passing through the provinces of Navarre, Rioja, Castilla and Galicia. Actually Roncesvalles is difficult to access directly, especially for those coming from foreign countries, and therefore it is preferable to start from St. Jean Pied de Port, at the foot of the French side of the Pyrenees. However, the St. Jean / Roncesvalles route is very beautiful and you feel the satisfaction of the complete crossing of the Pyrenees through a pass rich in historical and literary memories.
Walking in prayer has many origins and ways. In fact, the philokalia of wandering monks of the Orthodox Christian tradition should not be forgotten. The Philokalia is one of the most admired and fruitful printed testimonies of Orthodox Christian piety. The faithful reading of it by the faithful is continually referred to in the famous Tales of a Russian pilgrim.
There is no shortage of new age prayers, which refer a little to the pagan tradition, or even to the presence of superior beings from other worlds. Even in the bible, a fantastic work par excellence, there is an abundance of mentions of angels and demons and fantastic beings who are to be ingratiated with offerings and prayers. According to the new spirituality of nature, however, Mother Earth is prayed, who is considered a living being with conscience, now exhausted following the offenses caused by pollution and atomic bombs, etc. To her goes a prayer known as The Great Invocation of the White Brotherhood, which they say is very powerful.
Forms of prayer also exist in secular spirituality, however, aimed at overcoming dualism. As the syncretic poet Sant Kabir said: “Narrow is the path of love: there are no two!” And it’s true…! Dualism and the sense of separation are the cause of all evil. If ours is not a personal egoism, maybe it is a caste, religion, race, culture, ideology egoism. Secular prayer is therefore directed towards the exit of this ideological cage. How to get out of it? Well, we have to grope in the dark of experimentation, we have to understand ourselves for ourselves. At this moment growth and change can no longer be a recipe given to us by a sage, a teacher, a leader, a powerful man of the earth. Osho said: “Do not depend on the light of another. It is even better that you groped in the dark, but at least it is your darkness! ”. In short, we must pray ourselves.
The human species is constantly evolving and so we should be able to become aware that our life takes place in an inseparable context. In fact it is so alone that we must understand it and live it consciously, first on a personal level and then on a community level. We are on a journey and, flanked by other companions similar to us, we move forward feeling united in thought and evolutionary action that requires individual maturation and a rapprochement with one’s original nature that cannot be the result of a “choice” or of a “creed” …
Ultimately, however you pray, what matters is the sincerity and honesty of our approach.
Paolo D’Arpini