Quando gli esegeti si trovano davanti a versetti della Bibbia assurdi, irragionevoli, anziché riconoscerne l’assurdità, si arrampicano sugli specchi per renderli logici, ragionevoli. Così è per il versetto 3,22 della Genesi: “Il Signore Dio disse allora: «Ecco che l’uomo è diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male! Ed ora che egli non stenda la sua mano e non prenda anche l’albero della vita, sì che ne mangi e viva in eterno!».
L’assurdità sta nel fatto che Dio dica che l’uomo è diventato uguale a lui, e che dia ragione al serpente che aveva detto a Adamo ed Eva: «Dio sa che nel giorno in cui ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male » (3,5).
Come se la cavano i commentatori? Dio fa dell’ironia! Ecco il commento, ad esempio, del biblista Emanuele Testa: “Con una frase velata d’ironia… si apre una nuova descrizione del giudizio di Dio sull’uomo peccatore. Il rapporto tra Dio e uomo è ormai irrimediabilmente spezzato” (La Bibbia – Nuovissima versione dei testi originali, Edizioni Paoline).
Ma se la prima frase fosse ironica, perché poi aggiungere la seconda e passare ai fatti, allontanando l’uomo dall’albero della vita? Semplicemente è una delle tante incongruenze, delle tante ingenuità presenti nel libro della Genesi.
Renato Pierri