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PROGRESSO.  E SE ANDARE OLTRE  SI FINISCE PER ANNIENTARCI UMANAMENTE ?

Esiste un detto abbastanza terra terra che dice : “Non si diventa vecchi per niente…”  Dando per scontato che ci sono anche quelli che invecchiano per niente, nel senso che non hanno saputo o potuto costruire, tuttavia mi par di poter dire che una vecchiaia ben coltivata e vissuta, posto che esistano un po’ di cultura ed intelligenza, riesce ad equipararti, se non a superare,  anche gli esperti in sociologia, psicologia ed altri contesti simili nel senso che l’esperienza di vita può andare oltre alla cultura di coloro che hanno ufficializzato all’università o altrove, o stanno praticando attualmente,  dette materie.

Detto questo, senza allungarmi nei discorsi, anche ad evitare qualche irritazione da parte di questi ultimi, io penso, e non da adesso, anzi! , che l’attuale smania di progresso, per quanto utile, ma sempre indirizzato prevalentemente al profitto, anche in chiave sanitaria,  abbia dei risvolti negativi.  Specie nei rapporti umani, ove il fascino di una nuova scoperta (il telefonino con le sue variegate e complesse funzioni è una di queste)  sembra ossidare quel tessuto connettivo che, fino a ieri, alimentava una certa socialità fra le persone,  aspetto oggi quasi del tutto scomparso. Ma se a questo ormai banale aspetto sul quale siamo ormai da tempo abituati, diamo un’occhiata a scoperte più importanti, ce ne accorgiamo subito che, a furia di parlarne, si finisce per complicare anche ciò che è semplice. Oggi si parla di algoritmi e chi ne parla forse non sa fare neanche un uovo al tegame (io so fare solo l’uovo al tegame, sia ben chiaro), tuttavia questo aspetto che finirà per scombinare persino la scienza esatta, avrà un impatto tale sul vivere quotidiano da sottometterci ad esso. Cos’è l’algoritmo ?

Non è altro che una semplice procedura, come leggo in qualche pagina,  che tenta di risolvere un determinato problema applicando un certo numero di passi elementari. In informatica, un algoritmo non è altro che un semplice procedimento che permette la risoluzione di specifici problemi mediante l’applicazione di una sequenza finita di precise istruzioni che, a loro volta, devono essere interpretate  ed eseguite fino alla loro conclusione seguendo un ben preciso ordine.

Da questa definizione si deducono quindi le seguenti proprietà fondamentali che deve avere un qualunque algoritmo: i passi dell’algoritmo devono essere elementari, cioè non possono essere ulteriormente divisibili (atomicità); i passi dell’algoritmo non possono essere interpretati in altri modi (non ambiguità); l’algoritmo deve per forza essere svolto in un certo numero di specifici passi e, allo stesso tempo, deve richiedere in ingresso soltanto una determinata quantità di dati (finitezza); l’esecuzione dell’algoritmo deve terminare entro un certo periodo di tempo (terminazione); l’esecuzione dell’algoritmo deve portare ad un risultato univoco (effettività); ogni passo dell’algoritmo deve essere ben stabilito (determinismo).

Ad esempio, per preparare il caffè bisogna: prendere la macchinetta del caffè, il caffè macinato ed un cucchiaino; aprire la macchinetta del caffè e successivamente togliere il filtro; riempire la macchinetta del caffè con dell’acqua; mettere il caffè macinato nel filtro tramite il cucchiaino; mettere il filtro con il caffè macinato sopra la macchinetta riempita con dell’acqua; chiudere la macchinetta del caffè; aprire il fornello; posizionare la macchinetta del caffè sul fornello.

Come si vede, questo banale esempio rispecchia tutte le proprietà che dovrebbe avere un qualsiasi algoritmo, ed in più dovrebbe anche far capire come si creano gli algoritmi, sia come dovrebbero essere anche tutti gli altri algoritmi, con la differenza che gli altri algoritmi rispetto a quelli del caffè, potrebbero essere molto più lunghi ed intricati rispetto a questo che consente di preparare appunto il caffè.  Ergo, atteso che il progresso ci sta avviando verso altri algoritmi più complessi che finiranno per compromettere anche la nostra natura umana, c’è da chiedersi se non sia davvero finita un’era che,  pur tenendo conto che la prossima avrà a riservarci diverse imponderabilità dal punto di vista umano-esistenziale, la precedente dovrà giocoforza e comunque considerarsi finita.  Se poi pensiamo che ci sono apparecchiature, per esempio un frigo che permette di fare molto di più che tenere semplicemente al fresco gli alimenti e permette ad esempio di rifornirsi di alimenti freschi, grazie ad una app., grazie alla quale sarà possibile ordinare cibi freschi e non, da diversi esercenti, pagandoli ovviamente con carta di credito, allora c’è da rimanere basiti. Ma se abbiamo bisogno di fare spesa alla vecchia maniera, grazie ad altra app. ed a 3 fotocamere installate nel frigo di casa, potremo in ogni momento sbirciare all’interno, per sapere in ogni momento, magari proprio quando siamo al supermercato, se abbiamo finito la pasta o il latte. E che dire  poi che, per esempio trovandomi a Milano, io posso telefonicamente accendere e quindi preparare riscaldata la casa al rientro a Feltre, qualche ora prima, pur trovandomi a 3-400 km di distanza ?

Di certo, se ci fosse mio nonno, al solo sentir parlare di queste cose farebbe un doppio…infarto, Ma noi che siamo ancora qui dobbiamo renderci conto che questo sarà il nostro futuro, sarebbe meglio dire quello dei nostri figli, per cui si accentuerà ulteriormente un  processo di disocializzazione, anche e soprattutto dal punto di vista umano,  tale da  determinare persino pregiudizio ad un rapporto amoroso per la procreazione, assuefatti come saremo ai condizionamenti di una spasmodica tecnologia che avrà tolto anche la voglia di convivere con la natura. E fors’anche con il nostro partner.

Andrebbe anche detto, per concludere in maniera ironica, che questo tanto decantato progresso, finora non ha saputo ancora curare un…raffreddore diverso, alias Covid.

Dovrà essere così la nuova era verso la quale ci stiamo avviando ?

Arnaldo De Porti

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