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Salute. Epatite c, Aou senese: per covid trattamenti pazienti dimezzati nel 2020 “Da ministro Speranza passo in avanti, Regioni ora vadano in stessa direzione”

Siena – “A causa dell’emergenza sanitaria dovuta alle infezioni da Coronavirus i trattamenti per i pazienti con epatite C si sono praticamente dimezzati rispetto allo scorso anno”. A parlare e’ il dottor Daniele Marri, dirigente medico dell’Unita’ Operativa di Malattie Infettive e Tropicali dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (AOU), intervenuto al corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con epatite C, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo non condizionante di AbbVie. Dopo Pozzuoli, Alessandria, Brindisi, Benevento, Siracusa, Roma, Torino, Pesaro, Pavia, Como, Lecco e Isernia/Campobasso, la tredicesima tappa si e’ svolta a Siena, dove si e’ svolto l’incontro dal titolo ‘Buone prassi e networking nella gestione dell’epatite C in soggetti con disturbo da addiction al tempo del Coronavirus’. I corsi di educazione continua in medicina (che saranno in totale 16 su tutto il territorio nazionale) rientrano nell’ambito del progetto ‘Hand – Hepatitis in Addiction Network Delivery’, il primo progetto pilota di networking a livello nazionale patrocinato da quattro societa’ scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD), che coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse citta’ italiane.(SEGUE) “Come e’ noto – ha proseguito Marri – il lockdown ha portato alla sospensione di tutte le attivita’ mediche non urgenti, con conseguenti ritardi nelle diagnosi. Adesso pero’ bisogna recuperare il tempo perduto e affrontare il problema in maniera incisiva, coinvolgendo in modo omogeneo tutte quelle figure professionali che hanno un ruolo attivo nel trattamento dei pazienti con HCV”. In questo senso “fondamentale” e’ stato l’apporto del progetto HAND, che ha evidenziato “l’importanza di fare rete, mettendo in collegamento in modo fattivo i vari attori”, ha spiegato ancora Marri, che in questo modo “non sono piu’ rimasti ‘isolati’, ognuno nelle proprie attivita’, in ospedale o nei Ser.D., ma al contrario hanno avviato una collaborazione che con il tempo si e’ incrementata sempre di piu'”. Marri ha quindi voluto sottolineare un altro punto: “Sara’ importante che in un futuro prossimo anche gli operatori dei Ser.D. possano diventare attori principali, insieme agli infettivologi e ai gastroenterologi, nel processo di diagnosi e cura dei pazienti con epatite C. Solo se portiamo avanti un lavoro di squadra, infatti, riusciremo ad ottenere i risultati che ci aspettiamo”. Per raggiungere l’obiettivo che l’Organizzazione mondiale della Sanita’ ha dettato all’Italia, cioe’ eliminare l’infezione da HCV entro il 2030, e’ intanto fondamentale ripartire con gli screening. Per questo la comunita’ degli esperti di HCV la scorsa settimana ha accolto con grande entusiasmo la notizia della firma dello schema di decreto per lo screening nazionale gratuito per il virus dell’epatite C da parte del ministro della Salute, Roberto Speranza. La bozza di decreto, che ha ricevuto anche l’avallo del ministro dell’Economia e delle Finanze, sara’ inviata alla Conferenza delle Regioni. “La firma del ministro e’ un importante passo in avanti- ha commentato Marri- Ora spettera’ alle Regioni attuare i decreti per poter utilizzare i fondi messi a disposizione. Quello che ci auguriamo e’ che le Regioni possano svolgere un’azione comune, non andando in venti direzioni diverse, perche’ questo e’ fondamentale. Successivamente sara’ altrettanto importante che le Regioni mettano in atto, tutte allo stesso modo, una processo di semplificazione del trattamento dei pazienti con epatite C. In questo senso, sara’ importantissimo avere a disposizione uno strumento rapido di diagnosi come i test salivari – ha concluso – soprattutto quando ci troviamo di fronte a soggetti HCV positivi e tossicodipendenti, oppure a carcerati”.

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