Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Intervista a Claudio Martelli, direttore de “L’Avanti”

 

“E’ un Governo di incapaci. Ha affidato la gestione dell’emergenza a Domenico Arcuri, che di sanità e di programmazione non ne sa nulla. Mi indigna l’assalto al potere dei Cinque Stelle. Non hanno nessuna idea, ma solo brama di nomine e poltrone”

Martelli, mi parli per prima cosa dell’Avanti. Come sta andando questa sua nuova esperienza?
Sono tornato ragazzo. Faccio una grande fatica. Mi occupo di tanti dettagli, anche di particolari concreti. Fortunatamente con Stefano Carlucci c’è un’intesa stretta e feconda. Funziona. A partire dall’Avanti di carta, una scommessa quasi temeraria, in tempi in cui i giornali cartacei chiudono. Credo sia l’ultimo giornale politico del passato, il più grande, iI più glorioso, il più antico, che vive. Con la campagna degli abbonamenti, con i circoli degli amici dell’Avanti, che stanno sorgendo un po’ dappertutto come funghi. Vive perché si occupa del socialismo, non dei socialisti. Di un pensiero rimesso in circolo, di una storia, di una tradizione, ma soprattutto, perché è fedele a una testata che si chiama Avanti e non indietro. Cerchiamo di guardare nel futuro e di costruirlo, pensando a un socialismo d’avvenire, non a un socialismo, che rimastichi all’infinito le diatribe, le polemiche e anche gli errori del passato.

Di quali argomenti vi state occupando?
Ogni numero, che esce, ha un sottotitolo. Abbiamo cominciato con il “Socialismo liberale”, forse la tradizione più attuale della storia socialista, il socialismo di Carlo Rosselli, di Guido Calogero, e di tanti altri pensatori e politici, che è stato modernizzato da Bettino Craxi. Il secondo numero è stato dedicato al “socialismo repubblicano”, perché l’unica grande rivoluzione, che si sia compiuta in questo Paese, resta il passaggio dalla monarchia alla repubblica. E senza la volontà e l’impegno indefesso di Pietro Nenni, non avremmo mai avuto la repubblica. Alcide De Gasperi non voleva scontentare i monarchici e neppure Palmiro Togliatti, su ordine di Stalin, voleva infastidirli. Due grandi partiti, che erano sin troppo prudenti. Poi, siamo approdati al socialismo naturale, ambientale, ecologico, perché questa io penso sia la grande rivoluzione del tempo, che noi viviamo, la questione che dovrebbe assorbire tutti i nostri pensieri, perché temo non ci si renda conto che, se non riusciamo a ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, fra trenta anni questo diventerà un pianeta invivibile e la Terra non sarà più la casa dell’uomo, ma un inferno con altissime temperature, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento degli oceani e dei mari, deforestazione. Una vita irrespirabile per tutti gli esseri viventi.

Come sta vivendo personalmente l’emergenza legata al Covid?
La vivo in casa, perché così deve essere. Sono ossequioso alle regole. Esco il meno possibile per fare una camminata o la spesa, andare in farmacia. Lavoro esclusivamente da casa.

Ha paura del Covid?
No, paura non ne ho. La paura è un sentimento, che non mi è familiare da tanto tempo. Quando c’è, la si deve vincere e non è un esercizio così complicato. Non ho avuto paura della mafia, non ho avuto paura di altri terremoti, anche politici, figuriamoci se ho paura del Covid.

Concorda con le misure decise dal Governo da febbraio in poi?
Il Governo ha fatto molti casini. Da febbraio in poi. E, secondo me, continua a farne. Ha adottato delle linee errabonde, contraddicendosi ripetutamente. E’ entrato in conflitto con le Regioni, avendo talvolta ragione, e talvolta torto. E alterna messaggi tristi, dimessi, ansiosi e ansiogeni con “tana liberi tutti”, improvvisi, come già è avvenuto nell’estate scorsa, quando hanno dato il virus per scomparso, ignorando gli allarmi lanciati, ad esempio, da Andrea Crisanti, ma non solo, che aveva preannunciato l’inevitabilità di un seconda ondata dell’epidemia, e non predisponendo nulla. Con grandi lacune dappertutto e di tanti, in primis del Ministero della Salute e del Comitato Tecnico Scientifico, che non sono stati all’altezza, soprattutto a partire dal mese di maggio. Non hanno predisposto nessun piano sanitario e ancora adesso, con la seconda ondata in corso, non vedo alcuna capacità di pianificazione. Si insiste nell’affidare tutto a un unico manager, che sarà pure competente in campo finanziario, ma di sanità e di programmazione non ne sa nulla. E tantomeno, di logistica. Ci aspetta la più colossale vaccinazione di massa di tutta la storia dell’umanità. Distribuire dieci, venti, trenta milioni di vaccini, non è un’impresa che possa affrontare Amedeo Arcuri, né nessun altro singolo manager. Occorrerebbe un’unica struttura, un Consiglio di Difesa, presieduto da Mattarella, che veda le forze armate schierate a fianco del Presidente del Consiglio e di tutti i ministri, a qualsiasi titolo, interessati.

Come le appare l’Italia al tempo del Covid?
Un’Italia con tante facce. Le reazioni sono differenziate. C’è chi pensa soltanto al Natale o ad andare a sciare. Un piccolo esercito di spensierati, per non dire di irresponsabili. C’è chi è terrorizzato dall’epidemia, chi ha paura di perdere il lavoro, chi è arrabbiato, chi in fondo non ne risente più di tanto, come i dipendenti pubblici. Fanno il loro lavoro da casa, molto più tranquillamente di quando lo facevano in ufficio e già prima non erano recordman di produttività. Penso con particolare ansia alle donne, che hanno perso il lavoro, o che devono rinviare il matrimonio o la gestazione dei figli, perché non ne hanno i mezzi.primari. Penso alle persone più in difficoltà, gli anziani e i bambini. Penso alla scuola, che è stata chiusa con troppa fretta, perché i contagi non si diffondono dentro le scuole ma, semmai, al loro esterno. Penso ai mezzi pubblici, che avevano bisogno di un piano speciale mentre, invece, come per tutto il resto, nulla è stato fatto. Bisognava differenziare gli orari delle scuole, conseguentemente, anche dei mezzi pubblici. Quando si devono affrontare i problemi, ci si trova sempre in difficoltà. Se, poi, ci sono solo tecnici “guazzabuglio”, se non esiste neppur un virologo, che non sia stato intervistato almeno cinque volte, se i pareri da loro forniti sullo stesso argomento superano il migliaio, è evidente che il risultato sia solo una grande e deprecabile confusione. Io non dico che bisogna censurare, ma l’informazione dovrebbe svolgere il suo ruolo in un modo decente. Hanno fatto teatrino e, soprattutto, vedo i grandi mezzi di informazione continuare a sfornare titoli a tutta pagina sul tormentone delle vacanze invernali, che rischiamo di non fare. Non è una cosa seria. Purtroppo, troppo spesso il Paese scivola verso sentimenti di superficialità, di spaventi, di situazioni estreme, che i mezzi di comunicazione si incaricano di dilatare e amplificare. Abbiamo bisogno di molta più serietà.

Che cosa la indigna di più?
La superficialità, lo ribadisco, ed anche l’assalto al potere, che ha nuovi e inusitati protagonisti: i Cinque Stelle. Sono cresciuti, fino a quando un terzo degli italiani li ha votati, privi da sempre di qualsiasi idea, salvo ovviamente alcune lodevoli eccezioni. Ora si sono specializzati nell’assalto al potere: i posti, le nomine, gli incarichi. E c’è chi ne fa incetta senza avere nessuna competenza. Con l’aggravante che quelli che dovrebbero trovare i tecnici competenti, vale a dire i vertici politici, sono, a loro volta, e forse ancora di più, incompetenti.

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Exit mobile version