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Di Stefano: La cura per l’export viene dalla Cina con diplomazia (L’Economia del Corriere della Sera)

Maeci

Alcuni anni fa l’Equador introdusse una normativa per incentivare l’installazione di piastre a induzione nelle cucine. L’ambasciata segnalò con prontezza la novità alle associazioni delle imprese del settore. E così diverse riuscirono a chiudere contratti di fornitura nel Paese centroamericano. Stiamo parlando di piccole commesse e di un piccolo Paese. Se dalle piastre per induzione si passa a considerare grandi gare e appalti, si capisce quanto il soft power della diplomazia economica possa supportare il nostro export di prodotti e servizi.

La Farnesina ha commissionato a Prometeia un’indagine per stimare l’impatto del lavoro fatto da ambasciate e consolati a supporto delle imprese. Il risultato è che nel 2019 il ministero degli Esteri è stato coinvolto su 543 gare internazionali. Nel 2017, anno di picco di attività, si arrivò a 785. L’anno scorso però si è lavorato su gare dal valore medio decisamente più elevato (279 milioni contro 89 del 2017). Il risultato è un record per quanto riguarda il valore complessivo delle gare supportate, pari a 152 miliardi di euro contro i 51 del 2017. Il tutto per un totale di 305 imprese italiane coinvolte. Tutto ciò ha portato a un valore aggiunto generato in Italia di 31,2 miliardi di euro. Parliamo quindi di stipendi dati ad italiani e lavoro nel nostro Paese, escludendo l’indotto di business affidato a imprese estere. Questo si traduce in 426 mila occupati italiani in più e in 11,8 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo.

«All’estero agiscono aziende che hanno spesso alle spalle una filiera tutta italiana. Ecco perché una gara vinta oltreconfine ha un impatto importante sulla ricchezza prodotta nel nostro Paese e sull’occupazione. Inoltre il 45% delle imprese che abbiamo supportato era di dimensioni piccole o medie. Nel complesso l’attività del ministero degli Esteri e della rete diplomatico-consolare a supporto delle imprese che operano all’estero si traducono nel complesso dei loro effetti diretti, indiretti e indotti in un contributo all’economia nazionale di 31 miliardi di valore aggiunto pari all’1.9% del Pil 2019», spiega il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, M5S.

Nel 2019 ben 122 delle gare supportate avevano a che fare con la Cina, quindi il 22,5% del totale, quasi una su quattro. Nel 2018 i progetti in Cina furono 16 su un totale di 680, quindi il 2,4%. A cosa si deve questa crescita? Quanto è legata alla BRI, la Belt and road Initiative, il progetto della via della Seta? «L’attività in Cina ha a che fare con la Belt and Road Initiative ma anche con il fatto che sono proprio i Paesi asiatici, dove l’economia sta crescendo a ritmi più sostenuti, a fornire le maggiori opportunità — risponde Di Stefano —. Qui servono infrastrutture e macchinari. L’auspicio politico è che il numero dei progetti supportati in Asia cresca ancora in futuro».

Le imprese si rivolgono a consolati e ambasciate per affrontare diversi problemi. Dai più semplici legati ai visti o alla ricerca del giusto interlocutore per partecipare a una gara fino a quelli più articolati legati alle barriere «non tariffare». In quali ambiti il Ministero e la sua rete diplomatico-consolare possono potenziare la propria attività? E come inciderà il passaggio di tutte le competenze per l’internazionalizzazione dal Mise agli Affari esteri avvenuta quest’anno? «Beh, per cominciare l’impatto del nostro lavoro sta già crescendo, non a caso il valore totale dei progetti rispetto ai quali c’è stato un supporto della rete diplomatica è passato dai 83 miliardi nel 2018 ai 152 dello scorso anno, un valore quasi raddoppiato». «Il fatto che oggi le imprese italiane abbiano un unico riferimento per l’internazionalizzazione nel ministero degli Esteri mi pare molto positivo — continua il sottosegretario —. Anche Ice è un’agenzia sotto la nostra vigilanza come del resto Simest è sotto il coordinamento della Farnesina. Ora il quadro è completo e vogliamo lavorare perché anche le piccole e medie imprese siano consapevoli che esiste un punto di riferimento a cui rivolgersi. Il primo accesso per conoscere servizi è il portale unico per l’internazionalizzazione, export.gov.it».

Gli ultimi dati sull’export delle imprese hanno mostrato un doppio segno più, tanto più positivo perché registrato in epoca di pandemia: più 2,1% a settembre 2020 rispetto a settembre 2019, più 2,7% rispetto ad agosto 2020. Come il ministero degli Esteri può aiutare le imprese che vogliono continuare (o addirittura iniziare) a esportare in una fase così difficile? «Stiamo affrontando l’emergenza grazie al “Patto per l’export” firmato lo scorso giugno, che abbiamo messo a punto attraverso 12 tavoli settoriali e l’ascolto di 147 associazioni. Gli ultimi dati dimostrano che il patto sta funzionando. Una delle parti qualificanti dell’intesa è quella che riguarda la finanza agevolata. A supporto di diverse azioni: dalla partecipazione alle fiere allo sviluppo dell’e-commerce. Le risorse disponibili del fondo 394 gestito da Simest arrivano a 1,2 miliardi di euro. Ma le richieste superano i 3,9 miliardi. Contiamo di soddisfarle con un’integrazione che arriverà con la manovra di Bilancio», conclude Di Stefano.

Per finire, alla diplomazia economica il ministero degli Esteri affianca da sempre una «diplomazia scientifica». Il prossimo 26 novembre si terrà in streaming sul canale Youtube del ministero una conferenza dedicata a questo. Oltre ai ministri Luigi Di Maio (Esteri), Gaetano Manfredi (Università e Ricerca) e Paola Pisano (Innovazione) parteciperanno l’astronauta Luca Parmitano e la virologa llaria Capua.

laria Capua.

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