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L’ingranaggio del potere e il dominio della tecnocrazia

 

Esce domani in tutte le librerie l’ultimo libro di Lorenzo Castellani, L’ingranaggio del potere. Nella politica del nostro tempo, scrive l’Autore, democrazia e tecnocrazia coesistono dando vita a un regime misto. Occorre finalmente prendere atto che nella democrazia liberale, posta alla base della politica occidentale, accanto alle conquiste ottenute nel Novecento e alla rappresentanza sia cresciuta anche, seppure in maniera molto meno visibile, la competenza, che ne ha intaccato i fondamenti. Politica e tecnica si sono progressivamente e pericolosamente sovrapposte, e le comunità sono state spodestate da istituzioni lontane e burocratiche.

In questo saggio Castellani, che insegna Storia delle istituzioni politiche alla Luiss, ripercorre la storia ancora inesplorata di tale sovrapposizione, una storia che affonda le radici nella classicità ma che emerge nella modernità solo a partire dal Diciannovesimo secolo, quando i burocrati di professione entrano nella macchina dello Stato iniziando a manovrare i fili del potere, e arriva fino alla tecnodemocrazia odierna, in cui élites irresponsabili e politiche demagogiche entrano in fatale collisione, e si aprono crepe profonde nella legittimità della grande macchina del potere.

Burocrati di alto profilo sono Emmanel Macron e Lord Robin Butler, il più stretto collaboratore dei Primi ministri inglesi Thatcher, Major e Blair, ma anche i dirigenti della Banca d’Italia, centro di potere trasversale “ove si è forgiato il pezzo più pregiato della classe dirigente del Belpaese”, e gli esperti americani che affluiscono dalle grandi università della Ivy League o dai think tanks di Washington, dalle società di consulenza internazionali, dagli studi legali, dalle grandi aziende multinazionali.

I tecnocrati, sostiene Castellani, sono ovunque: “Nella burocrazia nazionale, nelle strutture sovranazionali, negli enti internazionali, nelle authorities, nelle commissioni, nei tribunali e nelle banche centrali. I tecnocrati determinano la prevalenza della norma sul conflitto, dell’efficienza sulla decisione politica, del sapere particolare su quello generale. Qualsiasi regime politico è popolato da esperti, tecnici e figure non elettive, non politiche, che esercitano un potere pubblico.”

È in tale contesto che opera e prospera anche l’“eurocrazia”, la struttura di potere dell’Unione Europea, un potere implacabile che impartisce direttive e regolamenti a centinaia di milioni di persone: funzionari senza volto, ad elevata competenza tecnica, disseminati nelle varie direzioni generali, che dai loro uffici prendono decisioni dettagliate su un determinato tema specialistico.

Lorenzo Castellani, L’ingranaggio del potere, collana Oche del Campidoglio, Liberilibri 2020, pagg. 248, euro 17.00, ISBN 978-88-98094-71-4

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