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Il metodo Montessori

 

di Francesco S. Amoroso

 

Maria Montessori (Chiaravalle 1870 – Noordwijk, L’Aia 1952) è stata tra le più rilevanti figure della pedagogia italiana.

Quest’anno ricorre il 150 anniversario della sua nascita.

La pedagogia è la disciplina che studia i processi dell’educazione e della formazione umana.

Maria Montessori fu la prima donna laureata in medicina dall’università di Roma nel 1896, e s’interessò agli inizi della sua attività al problema dell’educazione dei bambini minorati.

Da questa esperienza professionale derivarono principi che poi estese a tutto il settore dell’educazione elaborando un metodo fondato sul libero sviluppo della personalità del bambino in un ambiente stimolante ed idoneo.

Il metodo fu poi esteso anche all’educazione dei fanciulli normali e, fu applicato nella prima Casa dei bambini, aperta a Roma nel 1907 nel quartiere di San Lorenzo, e poi da essa esposto nell’opera Il metodo della pedagogia scientifica applicata all’educazione infantile (1909).

Questo, è il libro fondamentale della Montessori, e insieme al seguente su L’autoeducazione nelle scuole elementari (1912) dettero ampia diffusione alle sue teorie.

Nel 1931 si tenne a Roma il primo congresso internazionale di studi montessoriani.

Il soggiorno della pedagogista all’estero (nel 1934 si stabilì a Barcellona, poi visse in Gran Bretagna, in Olanda, in India) consolidò il suo successo professionale sul piano internazionale.

Il metodo trovò applicazione in apposite scuole istituite in molti Paesi, anche extraeuropei (USA, Canada, India e Giappone), ed è considerato uno dei principali esperimenti di scuola nuova.

Esso mira a fare della scuola la casa dei bambini, ossia un ambiente idoneo alla libera esplicazione delle loro attività; in tale contesto la maestra non insegna propriamente, ma assiste individualmente i bambini, mentre spontaneamente si esercitano col materiale didattico, cui è data un’estrema importanza.

Alla base di questo approccio metodologico vi è l’affermazione che il bambino ha bisogno di libertà.

La libertà è necessaria al bambino per poter sviluppare la sua creatività, che già ha innata per natura, ma viene repressa dalle regole della società e dai continui interventi degli adulti.

Da questa libertà nasce la sua responsabilità che ne porta di riflesso la sua disciplina.

Il bambino è quindi al centro del progetto educativo montessoriano.

L’istinto dei piccoli va quindi assecondato, osservato e guidato, non costretto.

L’idea di base è semplice: bisogna dare fiducia al bambino che non va assediato, costretto, annoiato, maneggiato, sbaciucchiato.

Il bambino deve rimanere spontaneo, sentirsi libero, in un ambiente dove tutto è a sua misura.

Gli insegnanti devono spiegare brevemente, e osservare, senza interferire.

Naturalmente questo metodo non è stato esente da critiche.

I critici sostengono che esso offre al bambino un materiale obbligato e predispone rigidamente, in nome della scienza, i procedimenti cui debbono attenersi maestri e bambini, venendo così frustrata l’originaria sua ispirazione alla spontaneità e libertà.

In Italia le scuole registrate che adottano questo metodo sono 137.

 

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