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Attuare il bioregionalismo per salvare il pianeta

“Diciamo carne e dimentichiamo l’essere vivente. Diciamo legno e dimentichiamo gli alberi. Diciamo acqua e dimentichiamo l’origine della vita” (Saul Arpino)

L’attuazione del bioregionalismo  potrebbe creare un grande cambiamento positivo. Aprire la nostra mente alla consapevolezza di convivenza con  tutto il pianeta, un progresso  che non si contrapponga più  alla vita, chiedendoci ogni volta se il nostro vivere ed agire sia  ecologicamente compatibile,  per il rapporto con le altre specie,   per il nostro abitare,  la tecnologia usata,   i macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti e dei rifiuti… 

Le risorse del pianeta non sono inesauribili e noi le stiamo distruggendo nell’arco di una sola generazione. Ma la vita dei nostri successori e la biodiversità devono essere salvaguardate, se vogliamo continuare come specie.   Perciò occorre rivedere tutto il ciclo produttivo e riqualificare l’industria e l’agricoltura,  considerando la nostra posizione,  il nostro vero posto, all’interno dell’organismo naturale.

Purtroppo i cambiamenti richiesti sono completamente contrari al sistema consumista  e guerrafondaio attuale, e metterli in pratica  significherebbe  dover modificare tante cose soprattutto nelle economie più avanzate.  Ma non bisogna demordere dai nostri intendimenti  e percepire  con il nostro “lume”  quelle forme pensiero positive,  utili all’intera comunità dei viventi.

I cambiamenti -come dice I Ching- si operano prima nel mondo delle idee e poi nel mondo delle forme. La creazione di “forme pensiero” idonee è necessaria come pure  –di conseguenza- è necessario un retto comportamento.


La continuità della nostra società, in quanto specie umana, richiede una chiave evolutiva, una visione globale, per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l’intero pianeta l’esperienza vita. Questa è la visione dell’ecologia del profondo, la scienza dell’inscindibilità della vita.

Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana

Fonte: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2020/10/attuare-il-bioregionalismo-per-salvare.html

Paolo D'Arpini nasce a Roma il 23 giugno 1944. Nel 1970/71 fonda a Verona il Circolo culturale "Ex" e scrive il suo primo libro Ten poems and ten reflections (Rummonds Editore). Nel 1976, a Calcata, fonda Annapurna la prima azienda italiana a occuparsi di alimentazione integrale e vegetariana. Nel 1984 fonda a Calcata il Circolo vegetariano VV.TT , e di lì a poco anche il Comitato per la Spiritualità Laica, pubblica i libri "Calcata. racconti dalla città invisibile" e "Incontri con i santi" (Edizione VV.TT.). Nel 1996, ad Acquapendente, partecipa alla fondazione della Rete Bioregionale Italiana, di cui diventa coordinatore nel 2009. Nel 2010 si trasferisce a Treia, nelle Marche, e pubblica "Vita senza tempo" assieme a Caterina Regazzi (Edizioni Vivere Altrimenti), "Riciclaggio della memoria, appunti su Ecologia Profonda, Bioregionalismo e Spiritualità Laica", "Treia: storie di vita bioregionale" (Edizioni Tracce), "Compagni di viaggio" (Edizioni OM). Collabora regolarmente con la rivista laica "Non Credo" (Edizioni Religion Free) e con diversi blog ecologisti, tra cui Terra Nuova, Long Term Economy, Politicamente Corretto

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