SONO DUBBIOSO E NON POCO SU…

Temo che la scienza sanitaria, soprattutto ad alti livelli, si stia intestardendo in direzione della ricerca di un  virus anti Covid-19, esattamente come ha fatto in passato per altri virus, spesso trovandoli casualmente come avviene nelle more di qualsiasi ricerca scientifica,  non prendendo però in seria considerazione che oggi il mondo, a 2000 inoltrato, ha sconfinato  fin troppo dai parametri della natura, offendendo il suo status. Insomma, se prima la natura poteva difendersi anche nell’interesse dell’uomo, pare che oggi essa abbia esaurito anche le sue risorse e sia costretta, suo malgrado,  a segnalare serie disfunzioni attraverso reazioni di cui non si riesce più a coglierne l’origine: non per niente, dopo oltre dieci mesi di ricerche, la scienza ha saputo dirci  solo di adoperare la mascherina e di lavarsi le mani in quanto non è ancora arrivata a capire… come se un qualsiasi essere umano, capace di intendere e di volere, non fosse in grado di pensare che riparandoci si previene..  cosa che anche mio bisnonno nell’ottocento, avrebbe pensato !

La realtà, a mio avviso, potrebbe essere un’altra e tale da rendere inutile ogni ulteriore ricerca ove non si cambi qualcosa a monte. Temo infatti, come lo diceva spesso anche Indro Montanelli che, gli scienziati della sanità, siano stati i primi ad inciampare in un filo di lana trasferendo in maniera sindacabile la loro “scienza” al mondo sanitario che opera tutti i santi giorni negli ospedali, nelle sale operatorie ecc.ecc., determinando a pioggia un flusso di notizie indirizzate dalla parte sbagliata, e di prove ne abbiamo a iosa, in primis,  i tanti morti dovuti ad impreparazione quasi generalizzata  in quanto la scienza ufficiale doveva subito dire che non si può  pompare ossigeno nei polmoni quando questi sono occlusi da trombi a seguito infiammazione, evitando così un numero inaccettabile di decessi.

A questo proposito mi sovviene un detto dell’on. Rosy Bindi la quale, durante un incontro mi disse, qui a Belluno, che la buona sanità non sta agli apici (simil-industriali) e, tanto meno, per altre ragioni nel basso (per incapacità professionale), ma nella fascia operativa mediana in continuo contatto con le patologie.

Detto questo, a mio avviso, è necessario rivedere il sistema urbanistico fatto di agglomerati esistenziali insani, ristudiare il sistema industriale fatto di concentrazioni ormai inaccettabili  dal punto di vista sanitario, rivedere i sottosuoli delle grandi metropoli ove le reti fognarie danno vita ed alimentano concentrazioni venefiche che, senza accorgersene, inaliamo in un clima di assoluta assuefazione fino a dar vita a virus patogeni di ogni specie che, giocoforza, chi sta seduto agli apici della sanità non può conoscere e, quindi, tanto meno debellare (covid 19 docet !).

D’accordo il discorso che sto facendo è impossibile da materializzare in pochi decenni, tuttavia dovremmo essere consapevoli che all’attuale cambiamento epocale sotto quasi tutti i contesti deve assolutamente accompagnarsi, con riferimento a tutti i  contesti succitati, ad una trasformazione connessa alla nuova epoca, pena una continua rincorsa verso successivi vaccini riconducibili a nuovi virus in divenire.

Concludo dicendo, augurandomi tanto di sbagliare che, non ci sarà mai un vaccino per fronteggiare il coronavirus e che saranno i grandi complessi farmaceutici ad evocarne comunque la scoperta ai fini di business non sottacendo, ma questa è una mia “cattiveria”, che l’eventuale potenziale scoperta “a parole” non sarà diversa rispetto a quelle tradizionali già in essere nel senso che, si cercherà di fronteggiare il virus con le armi che già abbiamo.

Mi ha fatto specie quanto ha detto la dott.ssa Ilaria Capua l’altra sera in tv nella trasmissione “di martedì”. Ha riferito di essere preoccupata da un’eventuale “epidemic-fatigue” nel senso che una certa stanchezza potrebbe stagnarsi nella pubblica opinione con la conseguenza di incrementare il virus, realtà che mi ha fatto sorridere in quanto penso, viceversa, che detta “epidemic-fatigue” costituisca invece un aspetto già stagnante agli apici della scienza. E ciò, almeno dai risultati.

Arnaldo De Porti

Belluno-Feltre

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